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22 23 Maggio 2010 Quartu Sant’Elena Monumenti Aperti COMUNE DI QUARTU SANT’ELENA

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22 23 Maggio 2010

Quartu Sant’Elena

MonumentiAperti

COMUNE DI QUARTU SANT’ELENA

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Gruppo Locale di CoordinamentoQuartu Sant’Elena

Comune di Quartu Sant’Elena

Luigi RuggeriSindacoAnna Paola LoiAssessore Politiche Ambientali e Beni Culturali

Programmazione e coordinamentoSara SerraNicoletta ManaiFrancesca Piredda

Soprintendenza B.A. P. S. A. E. Servizi educativi del Museo e TerritorioGabriele TolaMarcella SerreliAntonia Giulia Maxia Soprintendenza Archivistica per la SardegnaAnna Castellino

Associazione Culturale Imago MundiFabrizio FrongiaAlessandro Piludu

Servizio Comunicazione IstituzionaleAngelo Porru

Monumenti Aperti in internet:www.monumentiaperti.comwww.comune.quartusantelena.ca.it

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Anche per Quartu Sant’Elena, Monumenti Aperti costituisce ormai un appuntamento

piacevolmente ineludibile.Quella magica frenesia che spinge alla scoperta dei luoghi in cui una comunità si riconosce, che riaccen-de i legami tra persone e siti, che fa scattare il mec-canismo della memoria e il piacere di condividerla, da cinque anni, infatti, ha inesorabilmente contagiato anche questo territorio. Senza tema di smentita si può affermare che nell’arco dell’ultimo quinquennio si è via via irrobustita a Quartu la consapevolezza di pos-sedere un patrimonio culturale specifico così come si è rafforzata la volontà di investire nella sua valoriz-zazione.Monumenti Aperti non si esaurisce però nelle due gior-nate di visita e di incontri: la preparazione dell’even-to costituisce un’importante azione di rafforzamento della rete di attori (scuole, associazioni, enti, singole persone) senza la quale non solo non sarebbe possibi-le “fare”, ma soprattutto sarebbe impossibile ricavare il vero risultato di tanto impegno. Oltre i numeri (dei visitatori, dei siti aperti) conta infatti la qualità del-le relazioni e dei rapporti che questa avventura, che ogni anno si rinnova, riesce a consolidare.

Servizio Gestioni Beni CulturaliSettore Beni Ambientali e Culturali, Servizi Tecnologici

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Il Comitato Scientifico Regionale

Consiglio Regionale della Sardegna

Regione Autonoma della SardegnaAssessorato al Turismo

Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione,

Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionaleper la Sardegna

Comune di Cagliari

Provincia di Cagliari

Ufficio Beni Culturali della Curia

UPI Sardegna

ANCI Sardegna

Università degli Studi di Cagliari

Università degli Studi di Sassari

ISEM CNR

Imago Mundi Associazione Culturale

Consorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei

Società Cooperativa Sociale Il Ghetto

Confesercenti Regione Sardegna

Confcommercio di Cagliari

Agenzia NazionaleSviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna SolidaleCentro Servizi per il volontariato

Claudia LombardoMaria Santucciu

Sebastiano Sannitu

Maria Lucia Baire

Maria Assunta LorraiSandra Violante

Enrico ToccoRosalba Crobu

Emilio Floris Giorgio Pellegrini

Graziano Milia

Leone Porru

Roberto Deriu

Salvatore CherchiUmberto Oppus

Giovanni Melis Roberto Coroneo

Attilio MastinoPinuccia Simbula

Luca Codignola BoLuciano Gallinari

Fabrizio FrongiaArmando Serri

Francesca SpissuGiuseppe Murru

Alessandro PiluduNicoletta Manai

Marco Sulis

Giancarlo Deidda

Gianpiero Liori

Roberto Copparoni

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Monumenti Aperti è una importante risorsa per il turismo di tutta la regione. Intanto perché da maggio a giugno

e da settembre a ottobre, ovvero in periodi che possiamo de-finire di “altra” stagione, molti bellissimi centri della Sarde-gna si svelano in maniera, anche, inaspettata. È poi un’oc-casione unica di promozione del territorio che ogni anno si rinnova proponendo itinerari sempre diversi. Nuova sede della manifestazione nel 2010, per esempio, è Bosa, città che, come tanti altri comuni dell’Isola, racchiude uno straordina-rio patrimonio di beni culturali. Non c’è dubbio che antichi palazzi, chiese, musei siano attrattori fondamentali e decisivi per sollevare la qualità di qualunque prodotto turistico. Per-tanto è compito della Regione valorizzare questi beni anche nell’ottica dell’evento promozionale.È doveroso ricordare che Monumenti Aperti è frutto di un la-voro corale. Anche in questa edizione si rinnova l’impegno, volontario e poderoso, di seimila studenti, giovani, compo-nenti dell’associazionismo. Un esercito di guide “d’eccezio-ne” che con grande passione accompagna centinaia di mi-gliaia di visitatori a scoprire angoli unici di Sardegna.Allora si può dire che tutti i cinquanta comuni coinvolti in Monumenti Aperti, a sud come a nord dell’Isola, dal mare alle montagne, devono essere, ciascuno con le proprie spe-cificità, mete turistiche da non perdere nella cornice unica della nostra regione. Con questo impegno costante e inci-sivo del territorio la Sardegna può continuare a essere una destinazione ricercata e ambita in tutto il mondo.

Sebastiano Sannitu Assessore regionale al Turismo, Artigianato e Commercio

Monumenti Aperti è più di una semplice manifestazione culturale. È una filosofia di pensiero della fruizione

del bene inteso come patrimonio di conoscenza, di memo-ria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni cul-turali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espres-sione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti le nostre bellezze monumentali, testi-moni della nostra identità, ci chiedono di essere abitate, relazio-nandosi con un pubblico sempre più attento e consapevole del-le potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico. Questa esemplare attività di promozione del bene “cultura” si è trasformata, infatti, nel corso degli anni, in un momento festoso e popolare che raduna intorno a sé giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali, ma tutti ugualmente coinvolti in un’at-tesa opportunità di arricchimento culturale.

Maria Lucia BaireAssessore regionale della Pubblica Istruzione,

Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

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Informazioni Utili

I Monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio di sabato 22 maggio dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e la dome-nica 23 maggio dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00 alle ore 21.00.- Gli orari di apertura di alcuni monumenti potrebbero

non coincidere con quelli della manifestazione.- Nelle chiese le visite guidate verranno sospese durante

le funzioni religiose.Orari visita:Camposanto e Chiesa di San Pietro di Pontesabato e domenica chiusura ore 19.30Caposaldo XIII “Taormina” Simbirizzi Estsabato chiusodomenica dalle ore 9.30 alle ore 20.00Cappella dell’Asilo Infantile G. B. Dessì Dedoni e Terraz-za panoramicasabato secondo gli orari della manifestazionedomenica dalle ore 11.00Cenacolo dell’Addolorata Claustralesabato secondo gli orari della manifestazionedomenica dalle ore 9.30 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.30Chiesa di Nostra Signora del Buoncamminosabato chiusodomenica alle ore 11.00 si terrà la Santa Messa in occasione della Festa dedicata a Nostra Signora del Buoncammino, le visite guidate alla chiesetta inizieranno alle ore 16.00Chiesa di Sant’Andreasabato dalle ore 18.00domenica secondo gli orari della manifestazionePalazzo Orrùsabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.30Lago di Simbirizzisabato chiusodomenica secondo gli orari della manifestazioneSu Fortisabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00È disponibile un servizio di trasporto disabili con pedana idraulica per il sollevamento delle carrozzine a cura dell’As-sociazione di volontariato Delta 2000 ONLUS. Prenotazioni telefoniche al numero 070.827203.

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Iniziative speciali

MOSTRE

Sabato e domenica negli orari della manifestazioneAntico Macello, via Dante 68Alla ricerca dei giocattoli di legno tradizionali e moderni, mostra di giochi di proprietà dei maestr’e linna Antonello e Gior-gio Puddu.NutriMenti…dall’alimentazione del corpo al cibo per le menti; Larocco racconta 110 anni di onorato servizio del Pubbli-co Macello di Quartu, mostra storico-documentaria a cura della Cooperativa Agorà Sardegna e con la collaborazione della Cooperativa l’Aleph.Larocco, mostra illustrativa dedicata al personaggio creato da Anna Castellino nel racconto “Larocco e la spuzza”, libe-ramente tratto dai documenti dell’Archivio Storico Comu-nale di Quartu e illustrato da Annalisa Cazzorla, maestra della Scuola dell’Infanzia “La Piccola Accademia”. Attra-verso i laboratori didattici curati dalla maestra, i bambini hanno riscoperto la storia dell’Antico Macello di Quartu presso i cui locali viveva lo spazzino Larocco.Centro Museale d’Arte Quartissimo, via Verga 10 Talismano d’artista, mostra nazionale di mail Art e Autoritrat-to contemporaneo, venti artisti che riflettono sulla loro immagine a cura del Centro Museale d’Arte ‘QuARTissimo’, curatore Andrea Aversano. Il Centro, situato in un antico edificio in terra cruda nel centro storico della città e in origine destina-to alla lavorazione e conservazione dei vini, nasce nell’otto-bre 2008 per volontà di due collezionisti, Sandro Giordano e Andrea Aversano, allo scopo di dotare Quartu Sant’Elena di una struttura museale d’arte moderna e contemporanea. La visita guidata al Centro sarà condotta dall’Istituto di Istruzio-ne Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, prof.ssa Caterina Spiga classi I e II D e dal prof. Sandro Giordano.Convento Cappuccino di San Francesco, via Brigata SassariCarretti della tradizione quartese, mostra dei più tradizionali carretti di legno in miniatura interamente realizzati a mano dall’ottantaduenne artista di Quartu Marcello Denotti. I modellini rappresentano i più antichi e significativi mezzi di trasporto trainati da buoi o da cavalli che venivano uti-lizzati come strumenti da lavoro e addobbati in occasione delle feste paesane. Tra questi, si possono ammirare: car-ri agricoli, carri a buoi, calessi, tracche di Sant’Efisio e San Giovanni.Loggiato dell’ex Caserma dei Carabinieri, via Roma 30Ritratti, mostra degli elaborati grafici, pittorici e plastici degli alunni della Sezione del Liceo Artistico “G. Brotzu”

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di Quartu Sant’Elena. La visita guidata sarà a cura di una rappresentanza degli allievi, prof. Rosario Fiscale, prof.ssa Monica Lugas, prof. Luigi Piras.Angelo, mostra illustrativa dedicata all’omonimo personag-gio nato dal racconto di Anna Castellino (ispirato ai docu-menti presenti nell’Archivio Storico Comunale di Quartu) e illustrato da Annalisa Cazzorla, maestra della Scuola dell’Infanzia “La Piccola Accademia”. Attraverso i labora-tori condotti dalla maestra, i bambini di 5 anni hanno ri-scoperto frammenti di storia, cultura e tradizioni quartesi e hanno rielaborato e riscritto la storia di Angelo offrendoci un’interpretazione del tutto personale.Palazzo Scalas, via Marconi 374Punti di vista - Itinerario didattico sulle tre dimensioni tem-porali a cura degli allievi della Scuola dell’Infanzia “La Pic-cola Accademia”.Piazza Sant’EfisioArgia. Installazione a cura del gruppo Saletta Team coordi-nato dall’Associazione Culturale Alfa Arte; stoffe dell’Ate-lier Patrizia Camba.Sacrestia della Chiesa di Sant’EfisioLavori di restauro e consolidamento dell’ex Montegranatico da adibirsi a centro di aggregazione giovanile.Rendering realizzato dall’ing. Antonello Dore relativo all’in-tervento sul recupero architettonico e funzionale dell’ex Mon-tegranatico quale elemento di raccordo sociale all’interno del quartiere. Tale intervento è inserito nel più ampio progetto volto alla creazione di servizi per l’area del Centro Storico (zona “A”). L’ex Montegranatico offrirà servizi educativi e culturali, particolarmente rivolti a preadolescenti, adolescenti e giovani.

SABATOLABORATORIAntico Macello negli orari della manifestazioneIERI…OGGI…Riscopriamo la fantasia, la creatività e i giochi dimenticati…Seguiteci! Rivisitazione dei giochi tradizionali antichi, a cura della Scuola Media n. 5 “Lao Silesu”.

MONUMENTI IN MUSICAConvento Cappuccino di San Francesco ore 16.30 e ore 18.45Rassegna di giovani musicisti La sala dell’Affresco si riempie di musica, a cura della Scuola Civica di Musica “Luigi Ra-chel” diretta dal Maestro Giacomo Medas e Associazione Incontri Musicali.Piazza IV Novembre ore 17.30Is sonus de ‘ia giovani percussionisti della Scuola Media Stata-le “Luigi Amat” di Sinnai diretti dal prof. Paolo Sorrentino.Chiesa di San Benedetto ore 18.30Canti religiosi dedicati alla Madonna eseguiti da Dolores Dentoni accompagnata alla chitarra da Romeo Dentoni.

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Chiesa di Sant’Efisio ore 19.30Voci in armonia per Sant’Efisio, tra colto e tradizione eseguito dal Coro Collegium Karalitanum diretto dal Maestro Giaco-mo Medas e dall’Associazione Incontri Musicali.

SPETTACOLIChiesa di San Benedetto ore 16.30Recital La poesia e il viaggio, brani tratti da Dante, Baudelai-re, Hesse ed altri poeti, a cura del Centro “Il Teatro dell’Ani-ma”, regia Elisa Piano, chitarrista Armando Lecca.Piazza IV Novembre ore 18.30Spettacolo di animazione e giocoleria e cura del Circo Shardana.Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 19.00Recital Venas de Gratia, Storia di Miriam/Maria e Goccius in suo onore in Campidanese, Logudorese, Gallurese, tratto dal racconto “Nel nome della Madre” di Erri De Luca e dal-la tradizione sarda, a cura dei Bibliofili del Centro Territoria-le Permanente, chitarrista Ilario Delussu.

DOMENICALABORATORIDomenica 23 dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 sarà visitabile la fattoria didattica Alma Tel-lus, via dei Pioppi, 60 loc. Capitana Tel. 070 803367 e cell. 340 3555470 [email protected] con il percorso per bambini Dall’erba al latte.Antico Macello negli orari della manifestazioneIERI…OGGI…Riscopriamo la fantasia, la creatività e i giochi dimenticati…Seguiteci! Rivisitazione dei giochi tradizionali antichi, a cura della Scuola Media Statale n. 5 “Lao Silesu”.Lago di SimbirizziCaccia al tesoro rivolta ai ragazzi dagli 8 agli 11 anni. Momenti musicali: chitarra, fisarmonica, sulitu. Ritrai il lago: spazio dedicato alla pittura e alla fotografia.

SPETTACOLIAntico Macello ore 19.00Un nome equino (Atto Unico) di Anton Cechov, a cura del Centro “Il Teatro dell’Anima”, regia Elisa Piano.Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino ore 19.00Rose di maggio…un mare di note, a cura di Anna Brotzu.Convento Cappuccino di San Francesco ore 19.30Mori, armi, amori e …Cappuccini. Sprazzi di Storia quartese tra realtà e fantasia. Progetto minoranze linguistiche L. 482 a cura della Scuola Media Statale n. 4 “A. Rosas” e della Scuola Media Statale n. 2 “Porcu Satta” e dell’Associazione Culturale “Memoriae Milites”.

INCONTRISu Forti ore 11.00Lettura di brani tratti dal Vangelo di San Luca a cura di En-

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rica Boi del Centro Sociale di Piazza IV Novembre Quartu Sant’Elena.Cenacolo dell’Addolorata Claustrale ore 11.15Lettura di brani scelti da “La Divina Commedia”, canto XX-XIII vv. 1-20, a cura del Centro Sociale Anziani di Piazza IV Novembre Quartu Sant’Elena.Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino ore 17.00Le ragioni storiche della Chiesa di Nostra Signora del Buoncam-mino in località Simbirizzi, lezione a cura del prof. Carlo Pil-lai, Docente di Storia delle Tradizioni popolari dell’Univer-sità degli Studi di Cagliari.Palazzo Orrù ore 18.30Degustazione del The Multietnico offerto da Arcoiris Onlus Associazione Femminile Multietnica.Cantina di Casa Fois ore 19.00Presentazione del libro “La Contessa e il Cinghiale Nero di Sligo” di Italo Siddu e inserti di musica celtica dell’arpista Chiara Vittone.

MONUMENTI IN MUSICACenacolo dell’Addolorata Claustrale ore 11.00Canto corale “Preghiera di San Bernardo alla Vergine” a cura delle suore del Cenacolo.Su Forti ore 11.30Canto in Limba, voce solista Eleonora Lusso del Centro So-ciale Anziani di Piazza IV Novembre Quartu Sant’Elena.Casa Museo Sa Dom’e Farra ore 11.30Esibizione della Banda Musicale “Città di Quartu” diretta dal Maestro Aldo Pisano.Casa Spiga ore 18.30Esibizione canora Cantus po is pipius a cura del Circolo cul-turale “Su Framentu”.Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 18.30Coro di San Pietro Pascasio di Quartucciu, diretto dal mae-stro Leonardo Pisano; organista Simone Fois.Palazzo Orrù ore 18.30Concerto di musica tradizionale cubana, a cura del Duo chi-tarra e tres cubano Mariano Cogoni e Rinaldo Pinna.Cappella dell’Asilo Infantile G. B. Dessì Dedoni ore 20.00Concerto Canti sacri tradizionali italiani e africani, a cura del Coro della Parrocchia di San Luca.Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 20.00 Canti sardi tradizionali eseguiti da Roberta Sainas ed il suo gruppo.

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PARCO NATURALE REGIONALE MOLENTARGIUS SALINEIl Punto InformazIonI nell’Area Verde Quartu Nord (ingres-so via della Musica angolo via Is Arenas/via Don Giordi) è attivo dalle ore 16.00 alle ore 20.00 di sabato 22 maggio e dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 di domenica 23 maggio, a cura dell’Associazione per il Parco Molentargius - Saline - Poetto, di CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza e di Easy Travel Service. Le prenotazioni delle visite guidate verranno prese esclusiva-mente in loco negli orari di apertura.

SABATOOre 16.00 - 20.00 Percorsi liberi nelle aree verdi.Ore 16.00 - 20.00 Laboratorio di paleontologia per bambini dai 7 agli 11 anni (max 10 partecipanti per volta) a cura di CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza.Ore 16.00 - 20.00 Visita alla scuderia e dimostrazione dell’ad-destramento dei cavalli a cura del Circolo Ippico Carmus.Ore 17.00 - 19.00 Visita alla scuderia, battesimo del pony e della sella a cura del Circolo Ippico Molentargius.

DOMENICAOre 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Percorsi liberi nelle aree verdi.Ore 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Visite guidate a piedi nelle aree verdi, a cura dell’Associazione per il Parco Molentar-gius Saline Poetto.Ore 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Bus navetta Cagliari - Quar-tu, in collaborazione con il CTM. Partenza dall’edificio dei Sali Scelti e dall’Area Verde di Quartu Nord ogni 30 minuti; pausa di 10 minuti all’Idrovora del Rollone.Ore 9.30 - 13.30 Percorso guidato di interpretazione ambien-tale alla scoperta del Parco tramite i 5 sensi (max 15 parteci-panti per volta) a cura di CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza. Ore 16.00 - 20.00 Laboratorio di paleontologia per bambini dai 7 agli 11 anni (max 10 partecipanti per volta) a cura di CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza.Ore 9.30 - 13.00 e 15.30 - 19.30 Passeggiata su carrozza “vagonetta” (prenotazione in loco per max 10 persone alla volta), partenza dall’Area Verde di Quartu Nord e arrivo all’Idrovora del Rollone. Ore 10.00 - 13.00 Percorso guidato in bici, a cura del Gruppo Scout Cagliari 3 “San Pio X”. Rivolgersi al Punto InformazIonI.Ore 10.00 - 12.00 e 16.00 - 20.00 Visita alla scuderia e dimo-strazione dell’addestramento dei cavalli a cura del Circolo Ippico Carmus.Ore 10.00 - 12.30 e 17.00 - 19.00 Visita alla scuderia, battesimo del pony e della sella a cura del Circolo Ippico Molentargius.

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VISITE GUIDATE SPECIALISabato e domenica negli orari della manifestazioneChiesa di San Benedetto Visita guidata in sardo: “Is piciocheddus ant a fueddai de sa crésia in Italianu e in campidanesu”, a cura degli allievi della Scuola Media n. 4 “Alfredo Rosas”, preparati dalle prof.sse Valentina Pulina e Milvia Serra.Casa SpigaVisita guidata in sardo: “Is Pipius ant a fueddai de sa domu in italiano e in campidanesu” a cura della Scuola Elementare I Circolo, preparati dalle prof.sse Valentina Pulina e Milvia Serra.

Domenica negli orari della manifestazioneCasa Museo Sa Dom’e Farra Visita guidata in lingua rumena e russa.

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Via Dante, 68

Sorto in periferia (“fuori popolato”) lungo la strada comunale per Quartucciu (oggi Via Dante), in una vigna del cav. O. Melis, l’edificio funzionò come mattatoio dal 1901 al 1968. Fu progetta-to dall’ing. A.F. Loi, a cui il Comune aveva affidato l’incarico fin dal 1889. Il tristemente famoso nubifragio abbattutosi su Quartu nell’ottobre di quell’anno, ne rimandò l’attuazione e portò alla riduzione della somma stanziata per il progetto (da lire 27000 a 18000) e alla conseguente limitazione sia dell’area da edificare (solo 1854 mq dei 4000 iniziali) che delle ornamentazioni previ-ste. Solo alcuni elementi in stile gotico (finestre con arco a sesto acuto, arcate ogivali) arricchirono l’edificio, che nella sua sempli-cità risultò però elegante e, soprattutto, funzionale e rispondente alle prescrizioni igieniche dell’epoca. La struttura si sviluppa sim-metricamente rispetto ad un asse centrale e presenta nella facciata il cancello di ingresso, in ferro battuto, affiancato a sinistra dalle finestre del locale riservato al custode e, a destra, da quelle degli uffici della dogana e dell’ufficiale sanitario. All’estremità del pro-spetto due grandi cancelli, che permettevano l’accesso dei carri all’interno del mattatoio. Prospicienti all’entrata due ambienti comunicanti, l’uno adibito a corte per i bovini e l’altro a sala di macellazione. Quest’ultima era ornata da un cornicione lungo tutto il suo perimetro e presentava 6 porte, chiuse da persiane per tenere l’ambiente fresco e non far alterare le carni. Nel piaz-zale, in origine a selciato, vi era un pozzo e, lungo le mura, su entrambi i lati, corti e tettoie per la sosta del bestiame. In fondo, di fronte alla sala di macellazione vi è la pelandra, dove veniva-no conciate le pelli. L’edificio è tra i più significativi dal punto di vista artistico-funzionale: presenta in facciata 4 arcate ogivali, sorrette da pilastrini in mattoni a vista e ornate superiormente da conci a ventaglio. Una quinta arcata sul lato destro era destinata all’ingresso delle bestie. Lo sviluppo edilizio ha trasformato in centro il “fuori popolato” di un tempo e ha reso igienicamente inadeguata la struttura, che nel 1973 è stata adattata a Cantiere Comunale, e che ulteriori modifiche e recenti restauri destinano a Biblioteca per ragazzi.

Antico Macello

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Camposanto

Via Marconi

L’antico cimitero di Quartu sorgeva sul terreno adiacente all’Oratorio delle Anime della Chiesa di Sant’Elena. A metà ‘800 esso era ormai insufficiente, per cui nel 1873 il comune decise di utilizzare l’area intorno alla chiesa di San Pietro di Ponte. La costruzione del nuovo camposanto doveva ottemperare a delle norme: avere un muro di cinta alto metri 1,50 con la pre-senza di alberi e fiori; la proibizione all’accesso degli animali per non rovinare o profanare le tombe; le visite si effettuavano due giorni alla settimana, (negli altri giorni era consentito solo con l’autorizza-zione del sinda-co). L’area cimi-teriale era divisa in due parti: una destinata alle tombe di fami-glia, monumenti dell’inizio del 900 di notevole importanza sto-rico - artistica; l’altra alle tombe comuni dove era consentito col-locare le pietre sepolcrali.I bambini non battezzati e i non credenti venivano inumati in un luogo separato all’inter-no dell’area cimiteriale. Una curiosità: si poteva riconoscere il ceto del defunto dai rintocchi delle campane: il suono de “s’agonia”. Per un povero i rintocchi erano sette, suonati con una sola campana; per un ricco erano nove con due campa-ne; per la donna ricca erano ancora sette con due campane; per i bambini di qualunque ceto sociale il rintocco era allegro come quello del mezzogiorno; se il defunto era benestante, il rito funebre veniva celebrato da tre sacerdoti, per i poveri da un solo prete.

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Via su Moru de Su Sali, S.S. 125

Caposaldo XIII “Taormina” Simbirizzi Est

Riferimento GPS N39 15 356; E 9 14 013. Ancora oggi, l’area a cavallo del Lago Simbirizzi conserva diversi monumenti storici appartenenti alla linea fortificata denominata “Arco di conteni-mento di Quartu Sant’Elena”, costruita e presidiata dal Regio Esercito Italiano nel corso del secondo conflitto mondiale.Il Caposaldo XIII “Taormina/Simbirizzi Est” si raggiunge dalla S.S. 125, o da Via Lungolago Simbirizzi. Si trova in località Sa Guardia Lada/Su Moru de Su Sali ed è costituito da cinque po-stazioni, quattro del tipo poliarma ed una del tipo monoarma.All’epoca, due postazioni erano mascherate da edifici campe-stri; le restanti tre erano mascherate con vegetazione, reti ed altri accorgimenti mimetici. Come per gli altri capisaldi dell’ar-co aveva lo scopo di contrastare, rallentandolo, il dilagare di fanterie e mezzi corazzati nemici che fossero sbarcati sui litorali quartesi. L’azione del caposaldo era rinforzata da ulteriori bat-terie di artiglieria, dislocate in zona.Sulle carte d’epoca, le postazioni in calcestruzzo erano la nu-mero 42 (cannone e due mitragliatrici); 43 (mitragliatrice e fuci-le mitragliatore); 44 (fucile mitragliatore); 45 (cannone e mitra-gliatrice). La quinta struttura è un piccolo “pillbox” in cemento per arma automatica, orientato verso la S.S. 125. Sfruttando l’ostacolo dello Stagno Simbirizzi, questo caposaldo incrocia-va i tiri con il Caposaldo XIV “Licata”, ubicato nei pressi della Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino. Per la prima vol-ta, grazie alla collaborazione tra A.S.S.Fort Sardegna e il Museo Risorgimentale “Duca d’Aosta” di Sanluri, verrà presentata la ricostruzione di una postazione per cannone controcarro da 47/32, lo stesso modello di artiglieria presente in sito durante il conflitto.

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L’ edificio è stato realizzato verosimilmente alla fine dell’Ottocen-to sull’area prospiciente l’ex piazza Mercato (oggi piazza Dessì) dai coniugi Francesco Dessì e Donna Aurelia Dedoni. La presen-za nella piazza del IV miglio romano (Sa Perda Mulla), sotto un grande pino, ora scomparsi, ma viva nella memoria degli anzia-ni quartesi, autorizza l’ipotesi che su tutta quest’area fosse stato realizzato dai Romani un avamposto militare sulla strada Ca-gliari-Olbia, che aveva anche il compito di tenere sotto controllo il villaggio di Cepola d’origine fenicio-punica. L’edificio Dessì è costituito da tre blocchi eretti in epo-che diverse: il primo ulti-mato attorno al 1890, di stile architet-tonico tipo “ u m b e r t i -no”; il secon-do fu proget-tato e costru-ito attorno al 1920 ca. da donna Aurelia Dedoni per raddoppiare i locali dell’Asilo; il terzo ampliamento si fa risalire agli anni ‘70. Si tratta di una grande costruzione costituita da un piano terra e uno superiore sovrastato da una terrazza panoramica. Al piano terra si trova la Cappella dedicata all’Immacolata Concezione. L’edificio fu donato all’Arcivescovo di Cagliari nel 1919 per la munifica elargizione della Nobil Donna Aurelia, perchè venisse realizzato un “Asilo” in memoria del figlio G. Battista. Questi, Sottotenente del 152° regg. fanteria (Brigata Sassari), medaglia d’argento al valore militare, morto il 17 giugno 1916 all’età di 26 anni nell’ospedaletto da campo n. 16 sull’altopiano di Asiago. Per l’ideazione dell’Opera la Nobil Donna Aurelia si rivolse alla beata Suor G. Nicoli che giunse a Quartu per desiderio dell’Arci-vescovo, il 21.9.1920, accompagnata da alcune Suore che furono accolte dal Can. Manis per dare inizio alle attività di accoglienza dei bimbi. Il 1 giugno 1922 fu approvato lo Statuto tuttora vigen-te, riconosciuto con Regio Decreto n. 1265 del 27 maggio 1923 che erige l’Asilo a Ente Morale. Le Figlie della Carità hanno ope-rato nell’Asilo fino al 1986. Attualmente la Fondazione in sinto-nia con le finalità del lascito della benefattrice, ha come obiettivo quello di offrire un servizio qualificato alle famiglie garantendo ai bambini un ambiente ricco di stimoli per la loro crescita uma-na, civile e religiosa.

Cappella dell’Asilo Infantile G. B. Dessìe Terrazza Panoramica

Via Vittorio Emanuele, 2angolo Piazza Dessì

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Cenacolo dell’Addolorataclaustrale

Via Eligio Porcu, 184

Il Convento delle Suore della Reden-zione, sito in via E. Porcu 184, nasce nel 1949 con l'ac-quisto della casa padro-nale campi-danese del signor Cossu da parte della Madre Anna del Gesù, che era rimasta colpita dai silenzi che circondavano questa casa nonostante la sua centralità. La casa campidane-se si sviluppava su due piani. Negli anni cinquanta le suore, grazie all'intervento della famiglia Santa Cruz, che aveva una figlia suora presso il convento, poterono mettere in atto una ristrutturazione dell'edificio più adeguata alle esigenze delle consorelle. Con le modifiche scompare un curioso edificio a tre piani che veniva chiamato la "torretta". La Cappella ven-ne ricavata da quello che in precedenza era il magazzino, con qualche difficoltà dovuta alla presenza di una cisterna per l'ac-qua proprio sotto il pavimento, per tale motivo fu necessario mettere in atto lavori di impermeabilizzazione con una guai-na protettiva e cementazione. In tempi successivi fu acquisita anche una parte della confinante casa Angioni che consentì al Convento una perfetta autonomia dal punto di vista della ri-servatezza rispetto ai confinanti.La cappella si presenta con navata unica e copertura in legno, un crocefisso è situato nella parete dietro l'altare e sul lato sini-stro è presente una statua della Madonna Addolorata.Nella parete di sinistra di fianco all'altare si nota una grata che mostra un locale attiguo da dove le suore di clausura assistono, non viste, alla Santa Messa.

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Chiesa diSan Benedetto

Via Marconi

Dedicata al fondatore dell’Ordine Benedettino e a Santa Scolastica. Si-tuata in Via Marconi, la chiesetta venne eretta da maestranze locali, pro-babilmente alla fine del Trecento, anche se la do-cumentazione più antica risale al 1599. Nei secoli passati era molto amata e frequentata e ad essa venivano fatte numerose donazioni, di cui si fa cen-no in alcuni documenti. L’edificio è costruito in pietrame e malta, rinfor-zato sui quattro angoli da blocchi di pietra lavorati (“conci”), disposti in file sfalzate. La facciata a capanna è sormontata da un piccolo campanile “a vela”, dotato di una campana che porta incisa la data 1717. Sulla facciata e sul lato destro si aprono due portali ad arco a sesto acuto. Due oculi, posti l’uno sulla facciata l’altro sulla parete opposta, danno luce all’interno che, a pianta rettangolare, è costituito da una sola navata con copertura a capriate. Diverse opere lignee, quali le statue di S. Benedetto e di S. Scolastica, scolpite probabilmente da artigiani sardi, il pulpito e la balaustra, co-stituiscono gli unici arredi. La chiesa, chiusa al culto alla fine del 1800 fu adibita ad usi profani: come scuola e seggio elettorale. Attualmente viene aperta al culto per la recita del rosario e l’11 luglio per la festa di S. Benedetto.

Sa cresiedha s’agatat in arruga “Marconi”, chi, primu de su 1939, fiat arruga Natzionali. Santa Scolàstica, parit, chi fessit sorri de santu Be-neditu, iat fundau s’órdini de is móngias benedetinas. S’ala manca est cuada de una domu chi iant fatu a is primus de su Noixentus; sa parti dereta e cussa chi est a palas torrant a un’intrada chi pigat su nómini de su Santu. Su fabbricau, fatu a froma de retàngulu, tenit dus portalis: su de sa faciada printzipali e s’atru a sa parti dereta. Dónnia portali portat a ingíriu una guarnissa de perdas iscuadradas postas a ventallu, sighendi diaici una caraterística de s’arti catalana. Sa faciada cun sa crabitura a cabriolas, in sa parti prus arta, ammustrat unu campanili piticu, a vela chi tenit apicada una campana de su Setixentus. Intrendi dhui est una navada sceti chi acabbat cun d-una capelledda chi fait de presbitériu e cun s’altari. Sa bóvida est a incannitzau. Sa crésia pigat luxi de duas fen-tanedhas, a froma tunda: una ananti e s’atra a palas. Pagus is arredus: sa campana, una trona de linna, una murandiglia e fintzas a pagu cuatru istatuedhas: S’Immaculada, Su Sacru Coru, Santu Beneditu e Santa Scolàstica, custas duas ddas ant stugiadas, bistu chi genti mala, intrendi a crésia nd’at furau ia atras e una tialla antiga de meda prégiu.

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Simbirizzi

Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino

La chiesa cam-pestre di Nostra Signora del Buon-cammino è situa-ta su un’altura da cui domina il Simbirizzi, sul luogo del villag-gio medievale di Simbilis. Sorgeva vicino alla strada romana che pas-

sava verso il Sarrabus, intitolata alla Madonna Odigitria, cioè del Buoncammino, a protezione dei viandanti e dei pellegrini. La semplice facciata a capanna dell’impianto originario tre-centesco, è conclusa da un campanile a vela ed è preceduta da un piccolo loggiato a capriate, aggiunto posteriormente con l’intento di offrire riparo ai pellegrini in occasione delle feste patronali. Ci si immette all’interno attraverso una porta rettangolare, tardocinquecentesca, i cui stipiti, l’architrave e le mensole sono realizzati in bei conci di tufo decorati da rosoni e rosette di gusto classico, di raffinata esecuzione da parte dei picapedras della zona. A destra dell’ingresso, l’acquasantiera è costituita da un rocco di colonna romana su cui poggia un capitello utilizzato come materiale di spoglio. L’interno ad aula mononavata allungata, è concluso da un’ampia abside semicircolare che accoglie il vecchio altare in pietra, nascosto da una recente mensa in granito su cui poggia un polittico ligneo pesantemente ridipinto, forse settecentesco, risultante dall’assemblaggio di varie parti, di cui la predella, probabil-mente proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Elia, risulta il pezzo più antico (XVII sec.). Il manufatto, che conserva ancora la cromia originaria, consta di undici riquadri nei quali sono raffigurati i santi Cosimo e Damiano, gli evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni, i santi Sebastiano, Lucia, Caterina e Rocco, mentre nel riquadro centrale è rappresentato uno sbarco di navi presumibilmente sul golfo di Cagliari. Proviene dalla stessa chiesa di sant’Elia, il piccolo simulacro ligneo del santo profeta (XVII secolo), vestito di un saio marrone e recan-te un libro e la tradizionale spada fiammeggiante. A Nostra Signora del Buoncammino appartengono anche i simu-lacri della Vergine patrona e di Sant’Anastasia attribuibili ad artigiani locali operanti nel XVIII secolo.

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Interno Camposanto

Chiesa diSan Pietro di Ponte

È una delle chiese romaniche meglio conservate nel Cam-pidano di Cagliari, donata nel 1119 dal vesc. Guglielmo a Berengario, priore di San Saturno, ristrut-turata dai Vittorini, che l’avevano acqui-sita già nel 1089Secondo R. Delogu le forme attuali della chiesa risalgono al 1280-1300. Quando arrivarono gli Ara-gonesi la chiesa ven-ne fatta restaurare. Nel 1873 si stabilì di costruire il cimitero; venne stravolto così

lo stile architettonico dell’antico monumento costruendo ac-canto alla chiesa le cappelle private che nascosero, in parte, le fiancate della chiesa che insieme al prospetto mostrano l’abili-tà tecnica e la fantasia tipica dei “picaparderis” quartesi.Nelle archeggiature delle fiancate e negli archetti pensili di va-rie forme si notano influssi francesi e arabismi.La facciata è coronata da un piccolo campanile a vela ed era or-nata da numerosissime ciotole maiolicate delle quali oggi resta solo qualche piccola traccia. Il portale ora ad arco a tutto sesto era munito sino agli anni ’50 di architrave.L’interno è composto da una navata rettangolare, dalla coper-tura lignea e da una piccola abside ad arco a tutto sesto impo-stato su due mensole. Esso riceve la luce grazie alla bifora nella parte anteriore e all’oculo nella posteriore.La chiesa è aperta nel mese di novembre per consentire le pre-ghiere ai defunti.

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Chiesa di Sant’Agata

Piazza Azuni

La chiesa romanica venne costruita a metà del XII se-colo, forse per volere del Vescovo di Cagliari; andata distrutta per motivi scono-sciuti, fu riedificata nel 1280-1300 sulle fondazioni e par-te dei muri perimetrali del vecchio edificio, utilizzando anche materiale di spoglio. Le prime notizie sulla chie-sa risalgono al 1291, quando il papa concesse l’indulgen-za di 1 anno e 40 giorni ai fedeli che l’avessero visitata in occasione della festività

di S. M. Vergine e di Sant’Agata. Col tempo cadde in progressi-vo abbandono, come risulta dalla relazione della visita pastorale effettuata nel 1599 dal vescovo di Cagliari. Nel 1631 l’edificio reli-gioso e tutta la proprietà annessa furono ceduti ai Padri Cappuc-cini, i quali costruirono il convento addossandolo alla chiesa, che intitolarono a S. Francesco. Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito ad alcuni interventi legislativi, i beni dei frati furono inca-merati dallo Stato e quindi ceduti al Comune, che nel 1888 conces-se l’area dell’orto alla Società delle tranvie. Intorno al 1900 l’intera struttura fu destinata ad usi civili, ma già nel 1925 il sacerdote quartese mons. Virgilio Angioni ottenne l’autorizzazione a rea-lizzare nel vecchio convento un ricovero per vecchi abbandonati, assistiti dalle suore del Buon Pastore, che utilizzarono la chiesa come cappella. Nel 1985 l’istituto religioso ha lasciato il convento e la chiesa, ripresa l’intitolazione a Sant’Agata, è stata affiliata alla Parrocchia di Sant’Elena. Gli ultimi lavori di restauro, iniziati nel 1990, sono terminati nel 1997. La chiesa ha una modesta facciata a capanna, realizzata, insieme alle cappelle e ad altre modifiche, ad opera dei monaci che le diedero così l’attuale aspetto alla “cappuc-cina“. Dell’edificio gotico, realizzato da maestranze locali, restano i prospetti laterali - visibili solo nelle parti superiori e coronati da archetti pensili - e quello posteriore. L’interno, a una sola navata, ha la volta a botte; segue un ampio presbiterio, dietro il quale si trova il coro e l’abside con la volta a crociera. Dal lato sinistro si accede al convento, mentre sulla destra si sviluppano la sacrestia, il coretto e tre cappelle, che furono costruite verosimilmente in tempi diversi a spese di altrettante famiglie di benefattori quar-tesi. La chiesa conserva solo pochi dei suoi antichi arredi, fra cui una pregevole pala del ‘600, attribuita al pittore genovese Orazio de Ferrari, inserita nell’altare ligneo dello stesso periodo.

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Nell’omonima località, poco prima di Flumini sulla strada provinciale per Villasimius, sorge la chiesetta di Sant’Andrea, circondata da una vasta piazza. Situata vicino al mare, fu spesso luogo di scorrerie dei pirati barbareschi soprattutto a partire dal XVI sec., quando cioè le sagre campestri ebbero particolare sviluppo, tant’è che nel 1621 il vicerè emanò un’or-dinanza con cui vietava che i pellegrinaggi avvenissero di not-te. Nel 1793, quando i francesi sbarcarono al Margine Rosso con l’intento di conquistare Cagliari, occuparono la chiesetta che divenne teatro di un violento scon-tro coi miliziani sardi. La strut-tura più antica è concepita secon-do schemi propri dello stile gotico sardo-catalano. Cost i tuita dai muri perimetrali e dai contrafforti dei prospetti laterali in pietre appena sbozzate e legate con malta, è ascrivibile al XV sec., ma subì aggiunte e rifacimenti nel Seicento. La facciata, che fa parte del primo impianto, ter-mina con una cornice coronata da merli dentati ed è sormon-tata da un piccolo campanile. Al centro un rosoncino in pietra sovrasta il portale rettangolare, costruito nella prima metà del Seicento. Nei prospetti laterali vi sono tre contrafforti; tra quelli di destra sono stati costruiti la sacrestia e gli ambienti che si utilizzano per le feste. Sullo stesso lato è stata ricavata un’altra piccola loggia, in cui vi è l’ingresso secondario. L’in-terno è costruito da una spaziosa navata rettangolare, sul cui fondo si apre una grande bifora di fattura moderna. Dieci pilastri in muratura che si allargano verso l’alto sostengono la capriate su cui poggia il tetto. Nella chiesa sono presenti diversi elementi architettonici tardo-romani, tra cui una base di colonna su cui è stato sovrapposto un capitello corinzio, usato come acquasantiera; essi provengono forse da un edifi-cio preesistente nello stesso sito o situato nelle vicinanze, dove si trovano anche i resti di una villa romana. Altri arredi sono: un pulpito ligneo e le statuine di Sant’Andrea, San Giovanni Battista e San Antonio da Padova.I momenti liturgici più importanti si vivono in occasione della festa di Sant’Andrea organizzata da un gruppo di 25 notabili e di San Giovanni organizzata dal gremio dei pastori.

Parco Andrea Parodi

Chiesa di Sant’Andrea

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La Chiesa di S. Efisio, inizialmente dedicata ai santi Efisio e Sebastiano, fu costruita a partire dal 1728 grazie ad un lascito della benefattrice quartese Maria Piras, anche se alcuni rife-rimenti fanno supporre la sua esistenza già in epoca medio-evale. Con la costruzione della chiesa settecentesca vennero anche realizzate le strade di collegamento, rinominate nel ‘900 via Garibaldi e via Martini. Sant’Efisio si affaccia sulla piazza omonima, i muri perimetrali dei lati destro e sinistro danno rispettivamente sulle vie XX Settembre e Garibaldi mentre il prospetto posteriore è na-scosto da costruzioni che vi si addossano e che con-fluiscono nella piazza del mercato Sa perda Mulla. L’edificio, caratterizzato da una semplicità di linee e da uno stile tardo seicente-sco, è simile ad altre chiese minori realizzate all’epoca in Sardegna e si presenta, nonostante gli interventi di rimaneggiamento docu-mentati nel corso della sua esistenza, sostanzialmente prossimo all’impianto ori-ginario. Realizzata con pietrame in arenaria e mattoni in terra cruda (ladiri) la struttura ha una pianta rettangolare e i pro-spetti laterali sono sostenuti da contrafforti obliqui. In facciata, il portale rettangolare è sormontato da un oculo con cornice modanata e, in asse, sulla sommità, un campanile a vela dop-pia alleggerisce l’aspetto sobrio dell’edificio. All’interno la chiesa ha un’unica navata coperta da una volta a botte, scan-dita da archi a tutto sesto. Sull’aula si affacciano due cappelle realizzate in tempi diversi ed il presbiterio è coperto da una cupola ottagonale che poggia su un tamburo quadrato. Tra gli arredi ancora presenti nell’edificio si segnalano una campana datata 1717, un pulpito ligneo ottocentesco di fattura locale e un gruppo scultoreo in legno policromo risalente al primo de-cennio del 1800, raffigurante San Bonaventura e, ai suoi piedi, due figurine incappucciate che rappresentano la Confraternita di Sant'Efisio, costituita il 24 dicembre 1802. Infine, è di qual-che interesse un olio su tela ottocentesco dipinto da un pittore popolaresco che raffigura la Vergine del fulmine che protegge dall’alto, con il suo mantello azzurro, il sottostante villaggio di Quartu minacciato da un rovinoso temporale.

Piazza Sant’Efisio

Chiesa diSant’Efisio

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1. Antico Macello, via Dante 682. Camposanto - 9. Chiesa di San Pietro di Ponte, via Marconi3. Caposaldo XIII Taormina - Simbirizzi Est, via su Moru de su Sali4. Cappella dell’Asilo G.B Dessì, via Vittorio Emanuele 2 ang. piazza Dessì5. Cenacolo dell’Addolorata Claustrale, via Eligio Porcu 1846. Centro Museale d’Arte Quartissimo, via Verga 107. Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, Simbirizzi8. Chiesa di San Benedetto, via Marconi10. Chiesa di Sant’Agata, piazza Azuni11. Chiesa di Sant’Andrea, Parco Andrea Parodi12. Chiesa di Sant’ Efisio, piazza Sant’Efisio613. Chiesa di Santa Maria di Cepola, piazza Santa Maria14. Chiesa Ortodossa di San Taddeo Apostolo, via Cagliari 86-8815. Convento Cappuccino di San Francesco, via Brigata Sassari

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16. Lago di Simbirizzi, via Lungolago di Simbirizzi, loc. Simbirizzi Km 4,90017. Loggiato dell’ex Caserma dei Carabinieri, via Roma 3018. Nuraghe Diana, Is Mortorius19. Palazzo Orrù, via Dante 69 angolo via Genova 38 a20. Palazzo Scalas, via Marconi 37421. Parco Naturale Regionale Molentargius – Saline, via Don Giordi, incrocio via della Musica22. Piazza IV Novembre23. Su Forti, Margine Rosso24. Casa Museo Sa Dom’e Farra, via Eligio Porcu 14325. Cantina di casa Fois, via Garibaldi 3926. Casa Basciu Deiana, via Eligio Porcu 22427. Casa Spiga, via XX Settembre 34 fronte via Montenegro311

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Piazza Santa Maria

Chiesa diSanta Maria di Cepola

La chiesa è situata nel quartiere omonimo in cui sorgeva l’an-tico Villa di Cepola. Fu edificata sui ruderi di una chiesa pale-ocristiana, come testimoniano due frammenti di colonna siste-mati all’interno del cortile su cui si affaccia l’edificio. Nel 1089 fu donata dal Giudice Costantino di Cagliari a Riccardo Abate di San Vittore. Subì nel tempo restauri e rifacimenti contrastan-ti con lo stile originario che, uniti all’abbandono e all’incuria, ne provocarono rilevanti danni. Al periodo protoromanico si attribuiscono il prospetto posteriore con l’abside, i muri late-rali in pietra calcarea, percorsa da cornice sempre in pietra e la porta murata sul lato destro. L’edificio è stato ampliato, nella facciata con il terminale piatto e ornato da merli dentati che mostrano l’influenza del gotico catalano presente in Sardegna dal secolo XIV fino al XVI. Di recente fattura è il frontale sovra-stato da campanile a vela. L’interno ha una navata unica: l’abside il cui archivolto a tutto sesto è stato nel tempo modificato nell’attuale forma ogivale.La copertura in legno, come si nota dalle varie dimensioni del tavolato, è stata realizzata in tempi diversi e di recente restau-rata. Nel suo interno si può ammirare il dipinto su tela con l’Immacolata, di artista sardo del XVIII - XIX secolo, la scultura raffigurante la Vergine in legno policromo e i simulacri lignei di Santo Stefano.

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Chiesa Ortodossa di San Taddeo Apostolo

Situata nella via Cagliari, non lontano dalla Basilica di S. Elena che secon-do tradizione ritrovò la Santa Croce, la Parroc-chia di S. Giuda Taddeo nasce nel 1983 ad ope-ra di Padre Gior-gio Gerace spin-to dal suo amore per la Chiesa Orientale e per il popolo Sardo. La Parrocchia, appartenente al Patriarcato di Costantinopoli e sotto la guida della Metropolia (Arcidiocesi) di Italia e Malta, rappresenta una delle prime testimonianze di ritorno del culto Bizantino in Sardegna dopo più di dieci secoli ed è stata dedicata alla figura dell’Apostolo Giuda, detto il Tad-deo, da non confondere con l’Iscariota. Secondo la tradizione S. Giuda è detto anche “cugino di Gesù” questo perché, secondo i canoni, il Santo Apostolo risulta essere figlio di Maria di Cle-ofa e Alfeo, fratello di Giuseppe. Sempre secondo tradizione l’Icona del Santo viene spesso rappresentata insieme al Sudario di Cristo, che S. Taddeo portò insieme all’Apostolo Tommaso ad Edessa ed operò molti miracoli. La Chiesa, caratterizzata da una volta a botte e sempre secondo lo stile bizantino, presenta una parete, chiamata Iconostasi, che ha la funzione di separa-re il presbiterio dalla navata, questo perché le chiese bizanti-ne hanno sviluppato un architettura che ricordasse quella del Tempio di Salomone, l’altare viene definito anche Santo dei Santi e soltanto i ministri di culto, diaconi, suddiaconi e acco-liti vi possono entrare. Nel 2008 , l’ultimo parroco stabile nella comunità, P. Kiriaco (Domenico) Casile decise di continuare il lavoro iniziato da P. Giorgio prodigandosi per continuare non solo a mantenere unita la comunità ortodossa di Quartu ma commissionando dei lavori per ristrutturare e completare la parrocchia che al momento attuale e in attesa delle tele e dei disegni per gli affreschi che verranno effettuati sempre secondo le antiche tradizioni della chiesa greco-orientale.

Via Cagliari, 86/88

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Il Convento Cappuc-cino è annesso alla chiesa medioevale di Sant’Agata (1145-60). La sua costru-zione risale 1631 per volontà del Vescovo Ambrogio Machin, che consegnò all’Or-dine l’area circostan-te la chiesa perché vi edificasse il con-vento e coltivasse una porzione di ter-reno per le esigenze della comunità. In quell’occasione fu ri-strutturata la chiesa con lavori alla faccia-ta, al tetto e con ope-re di suddivisione dello spazio interno. Il complesso, costru-ito grazie alle offerte dei fedeli, rispecchia le regole tecniche e di apostolato dell’Ordine. Il chiostro, a pianta rettangolare con un pozzo al centro, presenta due ordini su tre lati, uno solo nel lato che si addossa alla chiesa. L’ordine inferiore ha archi a tutto sesto su pilastri quadrangolari e alto basamento continuo. Venne intitolato a San Francesco e costituì un punto di riferimento per tutti i quartesi. A delimitare la proprietà cap-puccina venne eretta una Croce giurisdizionale (ancora oggi nella piazza Azuni), utilizzando materiale di spoglio: la croce in stile tardo gotico (XV - XVI secolo) è in marmo bianco e pre-senta su un verso Cristo in Croce tra i simboli degli evangelisti. In basso un sole raggiato, nell’altro la Madonna col Bambino e angeli. È sostenuta da un capitello del I secolo d. C. anch’es-so in marmo bianco. Nel 1866 con l’incameramento dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, il convento cambiò funzione accogliendo uffici comunali e la scuola elementare fino al 1925. In questo stesso anno fu ceduto a mons. Angioni, fondatore dell’Opera del Buon Pastore, che ne fece “un ricovero di poveri abbandonati e piccolo ospedale”; in seguito divenne istituto per anziani. Oggi, completamente ristrutturato dall’Ammini-strazione Comunale, è adibito a Centro Culturale e a sede di uffici comunali.

Via Brigata Sassari

Convento Cappuccino diSan Francesco

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Lago di Simbirizzi

Via Lungolagodi Simbirizzi

Chi si aggira per le strade, in genere sterrate e poco popolate, a sud della vecchia strada statale 125, sulla sponda del lago Simbirizzi, non immagina di calpestare un suolo ricco di sto-ria. Questa regione, in cui si alternano vigne, case coloniche e villette residenziali, sulle quali domina la chiesetta medioevale di Nostra Signora del Buoncammino, è uno dei quartieri della parrocchia di San Luca. Il nome “Simbirizzi” ha origini oscu-re, forse risalenti ad epoca preromana. È probabile che derivi dal termine sardo “su imbirizzi” che significa “luogo dove si raccolgono le piogge”, ma può essere anche messo in relazione con la parola “bintiritzu”, nome con il quale viene indicato in lingua sarda un tipo di ranuncolo. Il lago Simbirizzi, prima prosciugato ed oggi trasformato in bacino artificiale di acqua dolce, era uno stagno salmastro na-turale di origine antichissima, riempito dai numerosi ruscelli che scendevano dai monti circostanti. Il suo regime variava a seconda delle stagioni e, quando le acque in parte evaporava-no, sulle rive si formava il sale che gli abitanti di Maracalagonis e Sinnai raccoglievano per i loro usi domestici. A testimonianza di ciò, nei pressi dello stagno c’è una strada campestre chiama-ta ancora “su mori de su sali” (il sentiero del sale), che era per-corsa anche dai salinieri di Maracalagonis che si recavano al la-voro nelle saline di Quartu. Gli antichi scrittori sardi ricordano che nei pressi dello stagno di Simbirizzi, su una collinetta, era presente un villaggio della diocesi di Cagliari, chiamato “Sim-bilis”, che risulta abbandonato già alla fine del 1500 ed andato distrutto. Del villaggio è rimasta solo la chiesetta che verso il 1600 fu intitolata a Nostra Signora del Buoncammino perché proteggesse i viandanti, dato che in quei tempi le comunicazio-ni erano difficili e le strade malsicure. Come arrivare: Percorrere la via Pitz’e Serra fino alla rotonda e svoltare a sinistra in direzione del ristorante (Località Simbi-rizzi Km 4,900).

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Is Mortorius

Nuraghe Diana

Il Nuraghe Diana , facilmente raggiun-gibile dalla Statale per Villasimius, sor-ge sulla collinetta di Is Mortorius in loca-lità Baia Azzurra. Si localizza su un’altura a 35 m. sul livello del mare da dove è pos-sibile ammirare gran parte della splendida costa sud-orientale della Sardegna. La

sua collocazione, fin dai tempi antichi, risponde certamente a esigenze strategiche non solo di carattere abitativo ma cer-tamente anche di controllo alle vie di penetrazione che dalla costa si diramano verso l’entroterra. L’area archeologica, di pertinenza del Demanio militare, venne occupata durante la seconda guerra mondiale da impianti bellici e logistici della batteria C. Faldi, tra questi il fortino per gli avvistamenti a mare costruito sopra le strutture del mastio. Il fortino è facil-mente raggiungibile da un’erta rampa di gradini posti sul lato est della cortina del nuraghe. L’intera area risulta interessata da diverse strutture militari: piazzole per cannoni e mitragliet-te, riservette interrate per le munizioni, e da un’altro fortino situato a pochi metri dall’edificio che presumibilmente era adibito a dimora degli ufficiali. Le prime segnalazioni e rilievi del complesso nuraghe Diana risalgono agli anni 50 ad opera di Prof. E. Atzeni, mentre le indagini archeologiche di scavo sono cominciate nel 2000. Il monumento si classifica tra i nuraghi complessi, risulta composto da una torre principale (mastio) e da due torri minori voltate a tholos, collegate tra loro da ciclo-piche cortine murarie, che vanno a delineare una planimetria triangolare del tipo cosiddetto a tancato, con un cortile centrale a cielo aperto, di pianta subquadrangolare al quale si accede dall’esterno attraverso l’ingresso principale caratterizzato da un corridoio munito da garette in transetto. Nel monumento sono presenti altri due ambienti: un vano scala che condu-ceva ai piani alti del nuraghe, nel quale risultano presenti dei gradini; l’altro vano risulta fortemente compromesso a seguito di interventi ad opera di clandestini. Allo stato attuale delle ricerche il monumento dal punto di vista cronologico è inquadrabile dalla Fase del bronzo-Finale alla prima età del Ferro con successive frequentazioni che si riferiscono a epoca punica e romana.

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Via Dante, 69 angoloVia Genova, 38/a

Palazzo Orrù

Il palazzo di stile liberty, fu edificato su due piani nei primi decenni del 1900 e destinato ad abitazione privata. La casa si erge dal robusto basamento realizzato in pietrame misto, calce e malta. La facciata è contraddistinta da lesene decorative ad-dossate alle pareti che insieme al marcapiano e al cornicione, inquadrano le aperture.Lo spesso strato di intonaco giallo senape nasconde il materiale di costruzione costituito nel pianoterra e nel piano rialzato da mattoni in terra cruda (ladiri). Rimangono a vista gli elementi decorativi in cemento dipinto che, profilando le aperture, si differenziano cromaticamente dalla facciata.Gli stipiti del portalino con arco a tutto se-sto e delle fine-stre con arco a sesto ribassato sono decorati a fogliette e rosette. Il por-tone in legno è intagliato con sinuosi motivi floreali entro riquadri misti-linei. Notevole è la balaustra del balconcino centrale, sostenuto da mensoline, mentre i pa-rapetti delle finestre laterali sono caratterizzati da motivi tra-forati.Il pianoterra ed il piano superiore sono composti da ampi lo-cali ornati da decorazioni in stile liberty. Sul cortile interno si affacciano tre porte ad arco a sesto acuto. In origine il palazzo apparteneva a Juanni Scalas e passò in seguito alla famiglia Orrù da cui ha preso il nome.Il palazzo Orrù è stato sede della Pretura Comunale nel 1963. Attualmente è utilizzato come sede di ARCOIRIS onlus, asso-ciazione multietnica femminile.

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A cavallo tra il 1800 ed il 1900 iniziò ad affermarsi nella Città di Quartu Sant’Elena una ricca classe borghese formata da proprie-tari terrieri, industriali, commercianti e professionisti. A tutti loro stava fortemente a cuore esternare il proprio status sociale attra-verso la realizzazione o l’arricchimento delle proprie abitazioni con elementi decorativi di grande rilievo, assai in contrasto con l’architettura tradizionale sarda. È in questo periodo, infatti, che, accanto alle case campidanesi, caratterizzate da una disposizione “a corte” e da alti muri ciechi fronte strada (la cui unica decora-zione esterna era rappresentata da importanti portali o da pochi elementi scolpiti nelle chiavi dell’arco del portale stesso), sorgono numerose palazzine in stile liberty contraddistinte, invece, da una struttura architettonica direttamente prospiciente sul fronte stra-da e dalle facciate riccamente decorate con fregi floreali e motivi curvilinei, accanto ad altre decorazioni di stile geometrico più vici-no all’art decò del successivo periodo. Tra le numerose abitazioni del periodo, riveste particolare importanza il Palazzo Scalas, sito tra viale Marconi e via Cavour, costruito nell’ultimo decennio del 1800 da Felice Maxia, già proprietario delle omonime fornaci e successivamente ridecorato dagli eredi secondo fogge e modelli propri dell’art nouveau. Palazzo Scalas è un palazzotto in stile tar-do libery strutturato su due livelli, la cui facciata è caratterizzata da elementi decorativi rappresentanti figure femminili e fregi flo-reali posti sopra ogni apertura e nella chiave dell’arco aggettante l’ingresso principale, nonché dal disegno delle ringhiere in ferro battuto posto a protezione delle porte finestre del primo piano. At-tualmente è adibito a sede di un asilo per l’infanzia.

Palazzo Scalas

Via Marconi, 374

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Via Don Giordiincrocio via della Musica

Parco Naturale Regionale Molentargius, Saline

Il Parco Natu-rale Regionale Molentarg ius Saline, istitui-to con Legge regionale nel 1999, costitu-isce una zona umida di valo-re internazio-nale tra le più importanti in Europa. Comprende bacini di acqua dolce (Bellarosa minore e Perdalonga), di acqua salata (Bellarosa maggiore o Molentargius e stagno di Quartu) e una piana di origine sabbiosa (Is Arenas). Le caratteristiche principali che lo rendono un ecosistema unico al mondo sono la sua estrema vicinanza a due tra le maggiori città della Sardegna, Cagliari e Quartu, e la presenza di zone a diversa salinità che favoriscono una ricca varietà di specie vegetali ed animali, tra cui il fenicottero che qui ha nidificato per la prima volta nel 1993. Lo stagno del Molentargius fa parte di un sistema di stagni e lagune formatisi nella pianura del Campidano da 75.000 fino a 18.000 anni fa e nasce in una depressione quasi cir-colare di sedimenti arenaci. Lo Stagno di Quartu, di natura retro-dunale, si è formato più a sud separato dalla striscia di terra di Is Arenas e a ridosso della spiaggia del Poetto. Il prosciugamento estivo formava, in passato, una salina naturale e fu l’interesse dell’uomo per il sale il motore della storia di questo ecosistema. Il Bellarosa Minore e il Perdalonga sono, invece, nati come vasche di espansione delle acque meteoriche e hanno assunto nel dopoguerra anche la funzione di bacino di raccolta di acque reflue bianche e nere. Nel 1985 la tracimazione delle acque del Bellarosa Minore nel Molentargius ha causato la chiusura delle saline per motivi igienico-sanitari. Il risanamento ha consen-tito la regolazione dei sistemi idraulici e la realizzazione di un innovativo impianto naturale di fitodepurazione che, con l’entrata a regime, alimenterà gli stagni d’acqua dolce con il giusto apporto di nutrienti. In prossimità degli accessi di Cagliari e di Quartu S. Elena sono state realizzate, per creare una barriera alla pressione esercitata dai Comuni sul territorio di Is Arenas, le aree verdi che costituiscono un luogo ideale per passeggiate a piedi e in bicicletta.

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Piazza IV Novembre

L’attuale Piazza IV Novembre, era anticamente deno-minata Is Argiolas (Le Aie), in quanto vi si svolgevano le operazioni di trebbiatura. Com-prendeva anche gli ultimi tratti delle attuali vie Vittorio Veneto, Sulis, Mori e l’intera via Vitto-rio Emanuele con le zone limitrofe. Il toponimo risale all’epoca spagnola: nel 1690 è docu-mentato come Vicinato di Is Argiolas, nel XVIII secolo la zona venne invece denominata Las argiolas de San Gregorio, in quanto la chiesa dedicata al santo omonimo era stata eretta nelle sue vicinanze e poi successivamente distrutta da un incendio nel 1860. In seguito ad un censimento nel 1871 il toponimo ven-ne tradotto in italiano e durante gli anni ’20 del XX secolo la Commissione per il censimento decise di legare la piazza alla data che sancì la vittoria dell’Italia durante la prima Guerra Mondiale. Nel 1968 il Ministero della Difesa, nell’ambito delle manifestazioni per il cinquantesimo anniversario della vittoria, invitò le città italiane a dedicare una via o una piazza al IV No-vembre; la città di Quartu Sant’Elena, avendo già provveduto a tale riconoscimento, rispose di aver intenzione di erigere un monumento ai caduti, progetto però mai realizzato. Per molti quartesi la piazza è ancora nota come Sa Praza de Is Argiolas. Originariamente nella piazza era ubicata una croce marmorea, Sa Cruxi Santa, simbolo di redenzione per quanto accadeva in quei luoghi, in quanto nelle vicinanze si trovava la Funtana de is aggancius, un pozzo della tortura con ganci alle pareti e sul fondo, in cui venivano gettati i condannati. Nel secolo scorso il pozzo fu colmato e la croce spostata di circa 30 metri. Nel 2009, la Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, promossa dall’UNESCO, ha affrontato il tema “Città e citta-dinanza”. Il Comune di Quartu Sant’Elena vi ha preso parte con un progetto dal titolo “Reinventiamo la Piazza” ritenendo prioritario lo sviluppo urbano sostenibile ed il riciclo dei rifiuti. Infatti, attraverso il coinvolgimento dei cittadini in un percorso di educazione partecipata alla sostenibilità, il progetto prevede la promozione e la riqualificazione della piazza.

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Margine Rosso

Su Forti

Il merito di poter oggi annoverare tra i vari monumenti storici di Quartu anche la chiesa di San Luca, più nota come Su Forti de Su Margini Arrubiu, va ai primi abitanti del Margine Rosso e a padre Leonardo Pisano che, evitandone la demolizione, lo han-no consolidato e restaurato e, adibendolo a chiesa, ne hanno fatto la radice storica della comunità parrocchiale di San Luca.Secondo l’opinione più accreditata dagli studiosi, la struttura fu edificata nei primi anni dell’800 per volontà del Genio Mili-tare, come fortino di avvistamento in difesa di una zona che, se nuovamente attaccata dai francesi, non sarebbe più stata sguar-nita ma protetta da una batteria pesante con ben otto bocche da fuoco da 24 libbre.Fu proprio durante la precedente incursione dei francesi (1793) che ci si rese conto della poca validità difensiva delle torri già esistenti sin dal 1500, quelle di Foxi, Carcangiolas, Bocca di Rivo, Pohuet. Si decise, pertanto, di individuare nuovi siti da forti-ficare. Uno di questi fu la zona del Margine Arrubiu, dove il capitano Capson richiese la costruzione di un fortino: Su Forti, appunto.Il fortino fu usato anche durante le due guerre mondiali e, nell’intervallo fra queste, dalla Guardia di Finanza come sede di avvistamento dei contrabbandieri.Dopo la II Guerra Mondiale il fortino cadde in stato di abban-dono: sin dagli anni ’50 fu adibito ad ovile e negli anni ’70 era ormai ridotto ad un rudere fatiscente e pericoloso.Il già citato padre Leonardo non rimase insensibile a questa si-tuazione e considerò la possibilità di adibire a luogo di culto Su Forti. La concessione fu firmata il 16 ottobre 1973 ed i lavori di restauro, a totale carico degli abitanti della zona, furono tal-mente celeri che solo un anno dopo, il 21 dicembre 1974, Mon-signor Bonfiglioli inaugurava la nuova chiesa.

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Introduzione alleCase Quartesi

Gli antichi abitatori non potevano immaginare che le loro case sa-rebbero divenute protagoniste di giornate speciali per la comunità; che sa genti avrebbe visitato, non con la curiosità indiscreta del vi-cino, ma col rispetto che si deve ai monumenti, le case della Quar-tu di un tempo, le più modeste come le più ricche, purché fossero sopravissute alla distruzione.Monumentu era per loro una costruzione commemorativa, un’opera di valore, magari il palazzo di un nobile della capitale. Ma quando mai una casa di paese? Sapevano che le loro erano nient’altro che dimore di ladiri, di fango essiccato al sole, con pretese artistiche limitate agli interni, nei di-pinti su soffitto e pareti, nelle geometrie dei pavimenti, nella forma di un arco o di una forredda. Ostentatori per costume, i quartesi erano capaci di sfoggio negli abiti, nei gioielli, nella confezione di pane e dolci, ma in sa domu anche i più agiati mantenevano la sobrietà del contadino. Bella era l’abitazione che aveva più vaste e funzionali le strutture fonda-mentali: solaio per le provviste; cortile con cisterna, pozzo, spazi per gli animali e un po’ di terra per agrumi e fiori; stalla e stanze per il riposo di bestie e cristiani; dom’e farra per panizzare; legnaia; un muntronaxiu per le immondizie; in seguito anche un cesso per gli umani e un piano superiore abitabile, negli edifici che assume-vano la forma a palazzo.Né sculture, né marmoree scalinate, nessun orpello inutile: roba da poco, in definitiva.Dov’è l’importanza? E, se ne avevano, perché sono state distrutte senza pietà? Questo chiederebbe l’antenato, burlandosi del nostro entusiasmo per le sue case. E noi avremmo difficoltà a spiegargli che esse sono oggi Monumentu ai sentimenti: al rimpianto per le ore lente, difficili e dolci, dei tempi suoi; al disprezzo per chi ha distrutto i luoghi dove esse scorrevano; alla riconoscenza verso chi li ha conservati e recuperati, e adesso li apre perché tutti ne godia-mo, almeno per un attimo.

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Casa Museo Sa dom’e farra

La casa museo fu predisposta alla fine degli anni Settanta del ‘900 da un privato cittadino, il signor Musiu, che allestì all’in-terno di una casa campidanese di sua proprietà, quello che può essere definito il primo esempio di museo etnografico sardo, con l’esposizione di oggetti di cultura popolare e la ricostru-zione dell’arredo della tipica casa padronale quartese. L’allesti-mento, seppure semplice e certamente non improntato a validi criteri scientifici, fece però della cosiddetta “Casa museo” un punto di attrazione per numerosi visitatori e scolaresche tanto che, nonostante la sua chiusura, ancora è citata in qualche gui-da come meta di percorsi turistici. Nel 1989 la casa fu acquisita dalla Regione che ne mantenne l’originaria destinazione. Pur-troppo, per una serie di vicende, non fu mai portato a termine il censimento dei beni che era stato programmato e la casa, chiusa alla fruizione, cominciò a deteriorarsi. Il 7 novembre del 2007 è stato definito il passaggio del bene dal demanio regionale al patrimonio comunale ed il giorno 13 marzo 2009 il Comune di Quartu ne è entrato materialmente in possesso con la firma dell’atto di cessione e l’acquisizione delle chiavi. Attualmente, sono in corso i lavori di restauro e messa in sicurezza. La con-clusione del progetto di ristrutturazione, realizzato dall’Arch. Dino Dessì, è prevista per giugno 2011. L’intervento in atto, è fi-nalizzato a restituire all’immobile il ruolo attrattivo che in pas-sato aveva guadagnato, adeguando la destinazione ai tempi. Il progetto di utilizzazione, infatti, prevede che la “Casa museo” divenga una sorta di “casa della comunità”, che rappresenti le sue origini agricole e valorizzi i saperi e le tradizioni. La sua vicinanza alla casa comunale la rende complementare ad essa e per questo motivo utilizzabile in occasione dei numerosi mo-menti in cui la comunità si riunisce, chiamata da eventi o riti di particolare suggestione che godrebbero di uno scenario appro-priato. Sa dom’e farra, riacquisterà in tal modo il suo fascino, in un circuito di offerta culturale che travalica l’ambito cittadino.

via Eligio Porcu, 143

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Introduzione alleCase Quartesi

Cantina di Casa Fois

“V’ha altresì nelle case principali ed ap-partenenti a proprie-tari di vigneti una cantina per deposito di vini”. Così scri-veva nel 1878 l’Avv. Rossi Vitelli nella sua Monografia sul Comune di Quartu Sant’Elena. Eppure non c’è niente di più

appropriato e attuale per descrivere quello che ancora oggi si compie all’interno di casa Fois: in un edificio campidanese ri-maneggiato in cui batte ancora un cuore contadino, nasce nel 1994 la società agricola “Villa di Quartu”; l’Azienda, perfezio-nando la filiera con l’inserimento di un impianto di imbotti-gliamento, espande oggi l’esportazione vinicola all’estero. Ac-canto ai vitigni trovano spazio anche frutteto e orto a consola-zione di quanti ancora amino il sapore del prodotto genuino.

Casa Basciu Deiana

Costruita nel XIX seco-lo, è tra le più grandi case campidanesi at-tualmente esistenti a Quartu. La proprietaria, Inno-cenza Deiana, la lasciò in eredità alla parroc-chia di Sant’Elena per-ché la destinasse ad attività giovanili. Dalla fine degli anni Ottanta la Parrocchia l’ha dunque concessa in uso al gruppo scout Agesci, che è intervenuto varie volte a im-pedire il deterioramento delle strutture, ma senza alterarne il primitivo aspetto.

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Casa Spiga

Ubicata in via XX Settembre, un tempo denominata “s’ar-ruga de santa Maria”, la casa Spiga è la parte centrale di un rurale agglomerato residenziale signorile, costituito da più abi-tazioni. Queste formavano un unico corpo ottocentesco, con le caratteristiche dell’abitazione tradizionale quartese della casa a corte o, semplicemente, de “sa domu a lolla”. All’inizio del se-colo scorso (1920) era di proprietà del Conte Ing. Francesco Ser-ra, del fu Conte Giacomo, ed era adibita per la conservazione del grano.L’attuale proprietario, con notevole impegno, sta riportando l’edificio agli antichi splendori.

Custa domu s’agatat in su coru de sa bidda: bia binti de capudanni. In s’Otuxentus fiat nominada arruga de Santa Maria; dh’iant donau custu nómini poita fiat parti de sa contrada de Santa Maria, in anti-ghidadi bidha de Cepola-Sevolla.In su Noixentus cambiat su nómini po afestai “is bersaglieris” chi in su 1870 fiant intraus a Roma, chi de sa dí est sa tzitadi prus impor-tanti de sa natzioni nosta. Custa domu in s’Otuxentus fiat parti de una domu manna meda e su meri de custu dominàriu fiat sa famíllia de is Contis Serra de Uta. In su 1923 su Conti Francischinu Serra bendit sa propiedadi a is sennoris Puddu-Fois. Is Fois in su binti cua-tru bendint una parti de su beni comporau a Boicu Perra chi apustis nd’at a bendi una fita a Pissenti Spiga, chi nd’est oi su meri. Nosu seus in custa parti de domu chi serbiat po appillai e allogai su lori e po arregolli s’àcua. Nci fiat a parti de agoa su pendali(spazio con delle pendenze in cui si convogliavano le acque piovane) cun s’àcua chi acabbàt in sa gisterra.In sa lolla prugànt su trigu po fai sa farra e su sceti chi serbiat po fai su pani e is drucis, chi is cuartesas funt famadas. In sa lolla apicànt s’àxina, sa mela piróngia, s’arenada(le melagrane) e si poniat a sicai sa figu(i fichi) e asciutai sa míndula( le mandorle) e totu su chi serbiat po s’ierru.

Introduzione alleCase Quartesi

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Visite guidate a cura diScuola Elementare I Circolo Didattico, via Regina Marghe-rita, classe primaria V B ed un allievo della V A, maestra Marisa Muccelli.

Scuola Media Statale n. 2 “Porcu Satta”, una rappresentan-za delle classi II e III C, II e III E, III F prof.ssa Roberta Spiga; classe I D prof.ssa Eleonora Sau.

Scuola Media Statale n. 3 “Grazia Deledda”, classe III E prof.sse Natalia Mellino ed Ernesta Giovannetti, classe III D prof.ssa Franca Cabras.

Scuola Media Statale n. 4 “A. Rosas”, classi I, II e III D prof.ssa Marina Aresu; classi I, II e III E prof.sse Graziella Cri-sponi e Maria Carla Sarritzu.

Scuola Media Statale n. 5 “Lao Silesu”, classi II G ed un’al-lieva della III G prof.sse Stefana Cogotti, Luisella Deligios e Ida Quesada, classe II F prof.sse Elisabetta Buffa, Patrizia D’Atri, Modesta Frigau e Antonella Puccini.

Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, classe V C prof.ssa Adriana Borghero, classi II, III ed un alunno della IV C, prof.ssa Anna Rita Schiavo, classi I e II D prof.ssa Caterina Spiga.

Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Artistico, una rappresentanza degli allievi del Liceo Arti-stico, prof. Rosario Fiscale, prof.ssa Monica Lugas e prof. Luigi Piras.

Centro Territoriale Permanente - Istruzione e Formazione in età adulta – Distretto 24, prof.ssa Claudia Corona, prof. Francesco Ibba e prof.ssa Antonietta Orunesu.

Università della Terza Età

Arcoiris Onlus Associazione Femminile MultietnicaA.S.S.Fort. SardegnaAssociazione culturale socio-educativa Janas Onlus, Maria Luisa Meloni, Francesco IbbaAssociazione per il Parco Molentargius Saline PoettoAssociazione per il Parco geominerario storico ambientale della SardegnaAssociazione Sant’AgataSilvia Caracciolo, Stefania Mele, Ester Sanna, Cristiana StocchinoLaura Caria, Laura Ibba e Mario LepporiCentro Sociale Anziani di Piazza IV Novembre Quartu Sant’Elena, coordinato da Carmina Sciolla; Enrica Boi, Luisa Contis, Simona Cossu, Massimo Delle Fratte, Giuseppe Flo-ris, Eleonora Lusso e le anziane del Centro CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza

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Cooperativa Kernos, Giampietro Secci, Patrizia Zuncheddu Roberta Di SanteNicola DurzuFondazione Asilo G. B. Dessì, prof.ssa Maria Grazia Pau au-trice della schedaGruppo Scout Agesci - Quartu 1 Gruppo Scout Agesci - Quartu 3 “Freedom”Gruppo Scaut Raider Sardi - FluminiItalia Nostra onlus, sezione di CagliariLuciana MagariMartina MuscasOperatori Naturalistici AmbientaliCristina PigaProf.ssa Luisella SannaFabio Serchisu

Associazioni di Pronto InterventoA.D.M.O.Associazione di volontariato Divinae MisericordiaeAssociazione Volontari del Soccorso Assistenza e Protezio-ne Civile S. O. SAssociazione Volontari Quartu SoccorsoConfraternita Misericordia Quartu Sant’ElenaDelta 2000

Hanno offerto la loro collaborazione:Alma Tellus Agriturismo B&BAtelier Patrizia CambaCarrozze & Carrozze di Elisabetta CannasCentro Museale d’Arte Quartissimo, Andrea Aversano e Sandro GiordanoCircolo Ippico Car. Mus Circolo Ippico MolentargiusCircolo culturale “Su Framentu”Cooperativa Agorà Sardegna Cooperativa L’AlephCorpo di Polizia Municipale di Quartu Sant’ElenaCorpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Ispetto-rato Ripartimentale - CagliariDe Vizia transfer S.p.A.Antonello DoreEasy Travel ServiceEnte Parco Molentargius Naturale Regionale - SalineGruppo Scout Agesci Cagliari 3 “San Pio X”Gruppo Scout Agesci Quartu 4 Inner Wheel Club di Quartu Sant’Elena“La Piccola Accademia”, Annalisa Cazzorla, Carolina Ca-lis, Patricia Careddu, Manuela Piras, Tiziana SanninoLaboratorio di Recupero del Centro StoricoMarco Maxia Antonello e Giorgio Puddu

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Associazione Volontari Parrocchia San LucaRaffaele Benone per la chiesa di Santa Maria di CepolaPaolo Lorettu, accolito della chiesa di Sant’AndreaLa Confraternita di Sant’Efisio Martire, per la chiesa di Sant’EfisioPiergiorgio Ibba e l’obreria di san GiovanniPeppuccia Secci Pillai per la chiesa di San BenedettoMaria Pani, Sergio Orrù e l’obreria di Nostra Signora del BuoncamminoLaura Cocco, Giuseppe Siddi e l’obreria di Sant’AnastasiaCenza Contini, Fabio Meloni e l’obreria di Sant’Elia

ArtistiAssociazione Culturale “Memoriae Milites”Associazione Culturale Alfa Arte, Maura QuartuAnna BrotzuBanda Musicale “Città di Quartu” diretta dal Maestro Aldo PisanoCentro “Il Teatro dell’Anima”, Elisa Piano, Rita Guglielmo, Francesca Piras, Luisella Piras, Maria Rita Piras, Giovanna Sechi, Massimo Steri; chitarra: Armando LeccaCirco ShardanaCoro Collegium Karalitanum e l’Associazione Incontri Mu-sicali, Maestro Giacomo MedasCoro della Parrocchia di San Luca Coro di San Pietro Pascasio, Maestro Leonardo Pisano; or-ganista: Simone FoisDuo chitarra e tres cubano, Mariano Cogoni e Rinaldo PinnaIlario Delussu: chitarristaIs sonus de ‘ia, Maestro Paolo Sorrentino e gli allievi della Scuola Media Statale “L. Amat” di SinnaiSaletta Team, Marco Borgna, Alberto Marci, Milena Mudu, Jonathan SollaScuola Civica di Musica “Luigi Rachel” e l’Associazione In-contri Musicali, Maestro Giacomo MedasGiovanni LongoniOmero Atza, Peppineddu Cappai, Daniele Casu, Paola e Dolores Dentoni, Romeo Dentoni, Riccardo Dessì, Dante Erriu, Laura Farris, Giovanni Longoni, Daniele Filia, Chiara Melis, Gabriella Melis, Marco Melis, Antonello OrrùBasso-Contra: Gianni Cogoni e Agostino Valdès; chitarra: Antonello PauRoberta Sainas ed il suo gruppo

Referenze Fotografiche: Anna Rita De Martis, Mario Pes

Elaborazione grafica della mappa: Silvia Murgia, Alessan-dro Piludu.

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