l'aquila, la rinascita comincia dal pallone - alberto orsini

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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Speciale lavoro di fine corso il Ducato online: ifg.uniurb.it Il terremoto del 6 aprile è solo l’ultimo di una serie di disastri che hanno attraversato ottant’anni di storia dell’Aquila Calcio L’Aquila , la rinascita comincia dal pallone di Alberto Orsini

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Questo speciale è il lavoro di fine corso di Alberto Orsini, praticante del decimo biennio dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino.

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Page 1: L'Aquila, la rinascita comincia dal pallone - Alberto Orsini

il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Speciale lavoro di fine corsoil Ducato online: ifg.uniurb.it

Il terremoto del 6 aprile è solo l’ultimodi una serie di disastri che hanno attraversato

ottant’anni di storia dell’Aquila Calcio

L’Aquila,la rinascitacominciadal pallone

di Alberto Orsini

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Cadute, resurrezioni, mi-gliaia di gol, di vittorie e disconfitte. C’è certamentequesto, ma c’è soprattuttounacacciadisperataespes-so infruttuosaallecategorieprofessionistiche del calcioitaliano, a fare da filo con-duttore negli oltre ottan-t’anni di storia dell’AquilaCalcio. Vista in città come

La squadra di calcio segnale di riscattoper il capoluogo abruzzese ferito dal terremoto.Un sodalizio con una storia antica e avventurosa:ottant’anni tra gioie, disastri e rinnovamenti

Al primo campionato dopo la scossa del 6 aprile L’Aquila lotta per il vertice del campionato di serie D. Un film già visto, ma con un finale tutto da scrivere

una vera e propria “fede”, lapassione calcistica ha spes-so costituitouna levada cuiripartire, proprio come ac-caduto di recente, dopo ilterremoto del 6 aprile. Al-meno idealmente, il capo-luogo d’Abruzzo riparte dalpallone, lottandoper la vet-ta della classifica di serie Dcon l’idea di vincere il cam-

pionato. “Volevamo unasquadraforte,nonfattatan-to per fare. Anche in segnodi rispetto verso i cittadinicolpiti dal sisma”.Così spie-ga il direttore generale delsodalizio, Fabio Aureli. Al-trettantoconvintoè ilpresi-dente, Elio Gizzi. “Siamo lì,vogliamo provare a vincereil torneo, anche se gli obiet-tivi di inizio stagione erano

altri”, ripete, dome-nica dopo dome-nica. E i rosso-blù restano neiquartieri altidellaD.LacacciaallaCè un traguardoabituale per icolori aquilani,maL’Aquilahaun

passatodinobilede-caduta.NonèuncasochelesuepartecipazioniallaserieB ci siano state negli anniTrenta,inpienaepocafasci-sta, quando a guidare il so-dalizioc’eraAdelchiSerena,futuro ministro dei Lavoripubblici e segretario delPnf. Insomma, un pezzogrosso. La stella della squa-draeral’alaAnnibaleFrossi,noto per giocare semprecon gli occhiali inforcati ecapocannoniere del torneodi calcio delle Olimpiadi diBerlinodel1936, incui l’Ita-lia conquistò l’oro. Da allo-ra, L’Aquila la serieB l’ha vi-sta solo dalla finestra e solouna volta, nel 2000, quandoera prima in serie C1 alla fi-ne del girone d’andata.Tut-tavia, forse la storia sarebbestata diversa se un inciden-te ferroviario proprio nel1936nonavessesterminatola squadra che già da due

anni giocava in serie B. For-se lastoria inBsarebbecon-tinuata.Unincidenteferroviario:undisastro, uno dei tanti dis-astri di varia natura chehannoattraversato la storiaaquilana. Come il recenteterremoto, certo, che co-stringe la squadra a vivere eallenarsi sul litorale abruz-zese.Comepurelecancella-zioni dai campionati per lamancata iscrizione, due indieci anni. La prima nel1994 e la seconda nel 2004.Eventimenotraumatici,ma

altrettanto impattanti sullevicende calcistiche, vistochehannocostrettoarifon-dare la squadra, in entram-bi i casi grazie auna fusionecon società minori del cir-condario, e a conoscere ladura realtà dei campionatiregionali. Un’onta mal (emai)digeritadai tifosi aqui-lani, specialmente negli ul-timianni,quandolaperma-nenza in Eccellenza regio-nale, vista come un vero epropriopurgatorio, sièpro-tratta per cinque, lunghestagioni, ricchediamarezze

e avare di soddisfazioni.Tralepochegioie, la vittoriadeiprimi trofei (promozioniescluse) in ottant’anni distoria: ledueedizioni regio-nalidellaCoppaItaliaDilet-tanti,peraltropoiseguitedaaltrettanteeliminazioniallafase nazionale.Unbrodino,che non ha spento la delu-sione per la mancata pro-mozione.Del resto, fino al 1994 e altorneo successivo alla suaprima cancellazione, L’A-quilanonsapevanemmenocosa fosse l’Eccellenza,

quinto livello del calcio ita-liano e primo regionale.Dalla fondazione del 1927 edall’iscrizione al primocampionato, avvenuta nel1931, i rossoblù non eranoinfatti mai scesi sotto laquarta serie, che si chia-masse serie D, Interregio-nale o Campionato nazio-nale dilettanti. Anzi, le cosepartirono subito alla gran-de,conlapromozioneinse-rieBnel 1934, dopoappenatre campionati di vita, pri-ma squadra abruzzese a ri-uscirci: unprimato che ver-

rà oscurato da quello dellagranderivale,ilPescara,pri-ma (e fin qui unica) abruz-zesearaggiungerelaserieA.A mandare in paradiso gliaquilani, allenati dall’exbandiera del Genoa, Otta-vioBarbieri, fulavittoriadeiplay-off contro Andrea Do-ria, Falck e Pro Gorizia. Do-po tre anni e la retrocessio-ne dalla B, i rossoblù si sta-bilizzaronointerzaserie,al-lora la serie C era a gironeunico, centrando risultatiinteressanti e prendendosianche la soddisfazione di

affrontare la Juventus al“Comunale” di Torino neisedicesimi di finale dellaCoppa Italia 1937/1938,partitafinita4-1perisabau-di.Dopo un decennio in terzaserie, inframezzato dallaguerra, la prima retroces-sione nel quarto livello deicampionati arrivò nel 1948.Da lì in avanti, L’Aquila co-minciò ad alternare uncammino quasi regolare:dieci anni in serie D, altridieciinserieC,dinuovodie-ci in D. L’ultimo campiona-to di quarta serie vinto fuquello del 1979, con unospareggio a Cassino control’Avigliano, finito 2-0 per gliaquilani. Stavolta laperma-nenzainterzaserieperòdu-rò solo tre campionati, poifu di nuovo dilettantismo.Unospareggioavevasorrisonegli anni Trenta ai coloriaquilani; altri spareggi, duedi fila, portarono questavolta altrettante delusioni:nel 1992 e nel 1993 L’Aquilaarrivò infatti prima per duevolteconsecutive inserieD,ma in entrambi i casi persela gara decisiva della postseason, con il Gualdo il pri-moanno (0-2 e 1-1) e laTor-res il secondo (1-2). Unadoppiamazzataper ilpresi-dente Antonio Circi, cheunita a una situazione so-cietarianonproprioflorida,portò come detto alla can-cellazionenel 1994.La ripartenza non fu facile.Ilmondopoliticoedecono-micoaquilanosiè infattidi-mostratonelcorsodeglian-ni incapacedi costruireunasocietà forte. Una fortunainsperata giunse dall’esca-

Un omaggio a BolognaLE ORIGINI DEI COLORI

Nella foto,L’Aquila Calcioe la sua avversaria,l’Elpidiense,schierate sul pratodello stadio “TommasoFattori”del capoluogoper la primadel campionatodi serie D 2009/10,il 6 settembre 2009,a cinque mesi esattidal sisma.Di spalle, il capodella Protezione civile,Guido Bertolaso,saluta i calciatori

Lastoria

Mentre i colori della città aquilana sono il neroe il verde, indossati con orgoglio dalla squadradi rugby, la prima tenuta di gioco del calcio fugià rossoblù, ma a scacchi. Non si trattava diuna scelta: la stoffa era stata acquistata aPescara e semplicemente era quello l'ultimocolore rimasto al venditore. Quando i giocatoriaquilani entrarono per la prima volta in campocon quella divisa, furono accolti da una risatada parte degli spettatori. Si decise allora disostituirla con una maglia bianconera e calzon-cini neri.Successivamente si giocò anche con unamaglia azzurra con collo sollevato con cordonci-no e un'aquila nera col fascio littorio tra gli arti-gli. Infine, con l'arrivo del prof. Rusconi diBologna, prima portiere poi cardiologo nell'ospe-dale cittadino, si tornò ad indossare il rossoblù,stavolta a strisce, anche in onore della città fel-sinea.

Il rossoblùper ripartire

1934

PPrriimmaa aabbrruuzzzzeesseeiinn sseerriiee BB

1936IInncciiddeennttee

ddii CCoonnttiigglliiaannoo

1936

AAnnnniibbaallee FFrroossssii vviinnccee ll’’OOrrooaa BBeerrlliinnoo ee vvaa ddaallll’’AAqquuiillaa aallll’’IInntteerr

1937

CCooppppaa IIttaalliiaa,,JJuuvveennttuuss--LL’’AAqquuiillaa 44--11

1942EEssoorrddiioo iinn rroossssoobbllùù ddii IIttaalloo AAccccoonncciiaa,,

cchhee aannddrràà ppooii aallllaa FFiioorreennttiinnaaAAnnggeelloo CCaarroollii,, pprriimmoo aaqquuiillaannooaaccqquuiissttaattoo ddaallllaa JJuuvveennttuuss

1955

lation del Paganica, societàdi una frazione del capoluo-go capace in quegli anni disalire dalle categorie minorifino alla serie D, che cedette(non senza proteste) il titolosportivo, salvando gli aqui-lani dal baratro. Partì un al-tro decennio felice di calcioaquilano, che con i presi-denti Gabriele Valentini pri-ma e Michele Passarelli poiportò due promozioni, inC2 nel 1998, e in C1 nel 2000,fino a issare L’Aquila al ver-tice della terza serie. A gio-carsi la promozione alla pa-ri per tre quarti di torneocon corazzate del calibro diPalermo, Catania, Messina,Ascoli: squadre che appenasei anni dopo erano tuttequante in serie A.Un campionato di vertice,finito peraltro con la man-cata qualificazione ai play-off per la B, ebbe inevitabiliripercussioni sulle casse so-cietarie. Gli aquilani riusci-rono a reggere per altri duetornei, centrando una sal-vezza stentata e un’altra mi-racolosa, dopodiché termi-narono ingloriosamente illoro ultimo periodo di pro-fessionismo con il peggiorcampionato della storiarossoblù, quello 2004, in cuiL’Aquila totalizzò appena13 punti. E alla fine retroces-se e fu di nuovo cancellata.Una nuova fusione, stavoltacon il Montereale, consentìdi ripartire per la secondavolta.Seguirono i tristi cinque an-ni di Eccellenza, già raccon-tati, e una nuova storia tuttada scrivere, di nuovo a cac-cia del calcio professionisti-co.

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Un incidente ferroviario decimò i rossoblù, tra i morti l’allenatore

Il fantasista Bon messo tra le vittime e poi salvato. Rossini si riattaccò il naso da solo

Cancellata dalla C2, la società ripartì con un gruppo tutto locale

Una “strapaesana” capace di dare filo da torcere alle grandi e lanciare molti giovani

Aquilano di nascita,a Rieti per lavoro, ildottor Mario Ca-pezzali non avreb-be mai immagina-to quello che stava

per succedergli quando sabato3 ottobre 1936, intorno alle 10del mattino, sostava a bordodella sua Topolino davanti allatransenna chiusa di un passag-gio a livello. Uno dei tanti lun-go la tratta ferroviaria che col-lega Terni con il capoluogoabruzzese, questo nelle vici-nanze di Contigliano, piccolocomune della provincia di Ri-eti. Dalla sua auto, il medico fuspettatore in diretta di un terri-bile incidente ferroviario. Unconvoglio di due “littorine” amedia velocità tamponò un va-gone postale fermo, schiantan-dosi in un ammasso di maceriecontorte. Lo scontro fu dovutoa un errore umano del caposta-zione, che portò al mancato ri-spetto di un segnale. Fu subitochiaro che eraun d isas t ro.Quello che il me-dico venne a sa-pere solo dopoaver soccorso al-la bell’e meglio iprimi feriti, tut-tavia, era che trai passeggeri delprimo vagonec’era la squadradi calcio dellasua stessa città.Partita alle 8, lacomitiva rosso-blù era infatti inviaggio per raggiungere Vero-na, dove il giorno seguenteavrebbe disputato contro gliscaligeri la quarta giornata diandata del campionato di serieB 1936/1937. Nell’urto moriro-no otto passeggeri, tra i qualil’allenatore aquilano AttilioBuratti. Non ci furono invecemorti tra i calciatori, ma lasquadra fu comunque decima-ta: tutti gli atleti rimasero feriti,la gran parte fu costretta asmettere di giocare.Oltre che su quella stagione,l’accaduto di quella giornataha segnato una svolta negativasull’intero corso della storiadel sodalizio aquilano. Ne èconvinto Dante Capaldi, gior-nalista e storico delle vicenderossoblù. “L’incidente di Con-tigliano - spiega - è un po la ‘Su-perga’ del calcio aquilano (il ri-ferimento è all’incidente aereoin cui morì l’intera squadra del

Grande Torino, n.d.r.). Sicura-mente ha cambiato la nostrastoria, visto che quella rosa eracomposta da atleti molto forti.La squadra veniva da un quar-to e un nono posto nella seriecadetta, e in prospettiva futuraavrebbe potuto puntare anchealla promozione in serie A. In-vece lo scontro condizionò ilresto del campionato e alla fi-ne L’Aquila retrocesse in C”.Nella catasta delle vittime del-l’incidente fu messo ancheMarino Bon, calciatore notoper la sua fine tecnica come la“ballerina” dei rossoblù. MaBon non era ancora morto. Adaccorgersene fu Giovanni Co-lella, detto Gino, il presidentedella squadra. “Colella - rac-conta Capaldi - chiese ai soc-corritori come mai un vivo fos-se stato messo tra i defunti, mauna suora gli rispose che quelragazzo aveva solo pochi mi-nuti di vita. Il presidente peròla pensava diversamente: cari-

cò Bon sulla suaauto e lo portòall’ospedale diRieti. Alla fine sisalvò. Non hapotuto più gio-care, ma è diven-tato allenatoreanche dell’A-qui la . Mol tocruento invecequanto accaddeal terzino Rossi-ni: ebbe il nasostaccato, lo rac-colse e lo riposi-zionò a mano, e

poi gli fu ricucito in ospedale”.Il direttorio della Federazioneitaliana gioco calcio proposeal sodalizio aquilano la per-manenza d’ufficio in serie B,ma la proposta fu rifiutata.Tutto ciò che la società chiesefu il rinvio di alcune partite e lariapertura d’emergenza delcalciomercato per ricostruirela squadra. La Figc concesseun termine fino al 1° novem-bre. Il 26 ottobre, allo stadiocomunale, si svolse la presen-tazione della rosa rinnovata. Iltecnico fu Andreas Kutik, edebbe a disposizione solo dodi-ci giocatori. I nuovi arrivi furo-no Mattei, ex rossoblù di ritor-no, Allemandi, Marchegiani,Liberati e Trombetta, offertidalla Roma, in più Verità, pro-veniente dal Novara e Valenti-ni, dalla Lazio.Nonostante l’impegno, lanuova squadra non fu in grado

di assicurarsi la permanenzain cadetteria. Il 21 novembre cifu la prima partita di recupero,persa 1-0 contro lo Spezia. Ildifetto maggiore della forma-zione rivoluzionata fu il repar-to offensivo, il più colpito, chesi rivelò sterile. A contribuirealla discesa in serie C dei ros-soblù fu anche il fatto di doverdisputare i recuperi delle gareperse, giocando tre volte a set-timana proprio come i profes-sionisti dei grandi club di oggi,ma senza preparazione atleti-ca adeguata e senza turnoverdegli undici in campo. Solo

cinque calciatori coinvoltinell’incidente poterono ri-prendere successivamentel’attività calcistica: Martini,Lessi, Sain, Battioni e Pastorel-li. A questi si aggiunse anche ilgiovane portiere Gorido Stor-nelli, scampato al disastro perun autentico colpo di fortuna.“Era un orfano di guerra - spie-ga ancora Capaldi - e per que-sto risiedeva al convitto inpiazza della Lauretana. Lamattina del 3 la sua sveglia tut-tavia non suonò, e Stornelli sialzò in ritardo per raggiungerela squadra. Per evitare una so-

nora ramanzina da parte dimister Buratti, il giovane por-tiere non si presentò”. Una de-cisione che gli ha salvato forsela vita, e di sicuro la carriera.Stornelli, infatti, fu il portieretitolare dell’Aquila Calcio chel’anno dopo si presentò al “Co-munale” di Torino a sfidare laJuventus in Coppa Italia, con-cludendo in vantaggio il primotempo e poi uscendo sconfitta1-4, con una serie di decisioniarbitrali che le cronache deltempo definiscono nettamen-te a vantaggio della formazio-ne bianconera.

Il portiereStornellisi svegliòin ritardo

e non partì,salvando

la carriera

In alto,la squadraaquilanaprimadell’incidenteferroviario.A sinistra,soccorritorie curiosidavantialle maceriedelle duelittorinedistruttea Contigliano

“La gallina so-pra il gallo”.Un’espres -sione gergaleche era sullabocca di tutti

i tifosi dell’Aquila Calcio, nel-l’estate del 1994. Scandalizzati,rattristati, quasi indignati difronte a una realtà dei fatti dif-ficile da tollerare. La societàrossoblù era stata infatti appe-na cancellata dal campionatodi serie C2, dove si era classifi-cata al sesto posto finale, peruna serie di mancanze finan-ziarie. Nello stesso periodo, in-vece, festeggiava la promozio-ne in serie D il Paganica Calcio,sodalizio di un paese a pochichilometri dal capoluogo,neanche Comune, autore diun’incredibile escalation condue campionati (Promozioneed Eccellenza) vinti in fila indue anni.Il presidente dell’Aquila era unimprenditore romano, Anto-nio Circi, ma da qualche mese aoccuparsi delle cose societarieera stato lo sponsor, l’aquilanoGuido Olivieri. Suo braccio de-stro operativo era Paolo Ianni,storico segretario rossoblù.“Per consentire la partecipa-zione dell’Aquila al campiona-to di C2 1994/1995 - spiega - oc-correva una somma di circa 300milioni di lire per ricapitalizza-re la società, più quasi altret-tanti come fidejussione per ot-tenere l’iscrizione. Circi era al-l’estero e si era reso irrintrac-ciabile; così fu Olivieri, che pu-re materialmente non avevaquote, a cercare un modo persalvare il calcio aquilano”.Furono percorse tutte le strade,anche le più improbabili. “Sipresentarono - ricorda Ianni -prima un imprenditore roma-no delle pompe funebri, poi unaltro, Giacomini, che disse dipoter garantire la somma ne-cessaria tramite assegni di unabanca svizzera”. Con la clessi-dra dei termini per l’iscrizioneche scorreva inesorabile, unamacchina partì a tutta velocitàin direzione Roma, per rag-giungere il presidente dellacassa di risparmio aquilana,che così avrebbe dato via liberaalla concessione della fidejus-sione decisiva da parte dell’i-stituto di credito. Tuttavia,quell’auto non arrivò mai nellaCapitale. Uscì dall’autostradaal casello di Carsoli e la imboc-cò di nuovo in direzione oppo-sta, verso L’Aquila. “Nel frat-

La rosadell’Aquila1994/1995,che giunseterzain Eccellenzagraziea un gruppodi ragazzinatinel capoluogocosì comela dirigenzae il tecnicoFerzoco

tempo - svela infatti Ianni -erano stati fatti controlli e siera scoperto che quegli asse-gni a garanzia non erano rego-lari”. Una pietra tombale sullaFc L’Aquila, che fu cancellata epiù tardi fallì.La rinascita non fu cosa sem-plice. Prima di arrendersi, il re-divivo presidente Circi chiesel’iscrizione in Eccellenza re-gionale o almeno in Terza ca-tegoria, ma invano. Si stava co-stituendo infatti una nuovasocietà con la regia dell’ammi-nistrazione comunale, guida-

ta da Antonio Centi. Un ruolodecisivo per il suo inserimentonel campionato di Eccellenza,affatto scontato, lo ebbe Anto-nio Papponetti, all’epoca pre-sidente del Comitato abruzze-se della Figc. “Agii da tifoso -ammette oggi - e più che altroagii da aquilano. Nell’organicodelle società era rimasto unposto libero e lo difesi da pos-sibili ripescaggi, invitando ilComune a far fare una doman-da per ottenere l’ammissionein Eccellenza in base a un arti-colo delle norme federali, oggi

peraltro abolito. L’Aquila eracapoluogo di Regione e nonpoteva restare senza calcio.L’ok decisivo ci fu a Bari, quan-do partecipai ai funerali dellamadre dell’allora presidentedella Federazione, AntonioMatarrese”.Al timone della nuova As L’A-quila andò il consigliere co-munale delegato, AntonelloBernardi. Aquilano, comeaquilani erano l’allenatore,Pietro Ferzoco, e tutti i calcia-tori della prima squadra e delsettore giovanile. Una peculia-

rità sottolineata dallo stessoBernardi. “Fu una sorta di‘strapaesana’ - spiega - manonostante il ritorno dai pro-fessionisti a una dimensionedilettantistica, i risultati furo-no positivi: quella squadra ar-rivò terza, duellando contro ilPineto, vincitore del campio-nato, e il Lanciano, che eranostate costruite per vincere ilcampionato con una spesamolto maggiore. I nostri ra-gazzi neanche lo prendevano,lo stipendio. Gli allenamentierano sempre precari, una vol-ta a settimana allo stadio co-munale e negli altri giornipresso l’impianto sportivo dipiazza d’Armi”.A queste condizioni, il terzoposto raggiunto dai ragazzi diFerzoco va considerato unpiazzamento lusinghiero;sfortunatamente, all’epocanon era sufficiente per poterpartecipare ai play-off per lapromozione in quarta serie.All’Aquila restò così solo unasoddisfazione effimera. Gra-zie a una rete del bomber Mar-co Fabrizi, infatti, il Pinetopromosso in D fu sconfitto 1-0al “Fattori” nella partita diven-tata il simbolo di quell’anno.“Un’esperienza umanamentebellissima - è il bilancio finaletracciato da Bernardi - e checomunque ebbe risvolti tecni-ci interessanti, con sei calcia-tori che l’anno successivo fu-rono ingaggiati da società del-la categoria superiore”.

UNA RIPARTENZA... ESAGERATA

1936 1994

1995, L’anno delle due “L’Aquila Calcio”Da zero a due. Dopo il rischio che nel cam-pionato 1994/1995 non ci fosse nessunasquadra con i colori aquilani, scongiurato inextremis, l’anno successivo le “L’AquilaCalcio” furono addirittura due. Roba da stro-picciarsi gli occhi. Accadde infatti che laPolisportiva L’Aquila, militante in Eccellenza,venne affiancata da una nuova società sporti-va: la Vis L’Aquila Calcio. Una neonata chepoté prendere parte direttamente al campio-nato di serie D, sfruttando il titolo sportivo diquel Paganica che, partito dai campetti diperiferia, si era issato fino in quarta serie.Inutile dire che il cambio di denominazionesociale non fu molto gradito all’interno delpaese dell’Aquilano, che conta una popolazio-

ne di circa settemila abitanti. Anche perché,al danno di perdere la quarta serie, per ipaganichesi si era aggiunta anche una beffa:quella di non avere alcuna squadra che li rap-presentasse nel campionato 1995/1996.Una beffa in parte compensata l’anno dopo,quando la Polisportiva concesse di nuovo ilnome al paese e divenne Il Moro Paganica.Compensazione in parte, si diceva: nel frat-tempo, infatti, la sorella minore dell’AquilaCalcio era arrivata terz’ultima in Eccellenza,retrocedendo in serie inferiore. Al saldo fina-le, insomma, per il Paganica, partito da unottimo quinto posto in serie D e ritrovatosiprecipitato in Promozione , un anno comple-tamente senza calcio e due categorie perse.

1995

DDuuee LL’’AAqquuiillaa CCaallcciioo,, uunnaa iinn DDee ll’’aallttrraa iinn EEcccceelllleennzzaa

1998PPrroommoozziioonnee iinn sseerriiee CC22ccoonn iill rreeccoorrdd ddii 7744 ppuunnttii

PPrroommoozziioonnee iinn sseerriiee CC11((nneellllaa ffoottoo mmiisstteerr AAmmmmaazzzzaalloorrssoo))

20001979

PPrroommoozziioonnee iinn sseerriiee CCddooppoo lloo ssppaarreeggggiioo ccoonn ll’’AAvviigglliiaannoo

1993IInn dduuee aannnnii dduuee ssppaarreeggggii ppeerrssii,,ccoonnttrroo iill GGuuaallddoo ee llaa TToorrrreess

1994

CCaanncceellllaazziioonnee ddaaii ccaammppiioonnaattii((nneellllaa ffoottoo iill pprreessiiddeennttee CCiirrccii))

Contigliano, il disastro Dalle stelle alle stalle

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Al peggior campionato della storia segue una nuova cancellazione

Per la prima volta dal 1931 L’Aquila non iscritta a un torneo. Una difficile ripartenza

La scossa del 6 aprile ha costretto la squadra a un vero calvario

Il giovane terzino Pupillo l’unico calciatore rossoblù in “zona rossa”: salvo per miracolo

La miseria di 13 puntiin classifica, un ovvioultimo posto e la re-trocessione dalla se-rie C1 alla C2. Conquesti verdetti depri-

menti si è chiuso nell’estate2004 il peggior campionatodella storia dell’Aquila Calcio.Un torneo che era cominciatotra mille entusiasmi, con unanuova società guidata da EliseoIannini, prima esclusa e poi ri-ammessa in extremis al cam-pionato; con oltre mille abbo-namenti, con uno sguardo otti-mista al futuro, con il varo delprogetto “L’Aquila agli aquila-ni”, dopo il tramonto dell’eradel patron calabrese MichelePassarelli. Un torneo che si èconcluso invece in un clima dismobilitazione, con la squadraincapace di vincere più di duepartite, con i calciatori senzastipendio per mesi, con una se-rie di promesse disattese chehanno portato alla rottura to-tale del progetto dopo un soloanno.Ma in quei giorni, quello chepreoccupava i tifosi rossoblùera il rischio, concreto, che adappena dieci anni dalla rifon-dazione il sodalizio aquilanopotesse di nuovo scompariredai campionati. Un rischio chesi è amaramente concretizzatonel corso di quella lunga estate.Oberata dai debiti contrattinell’età d’oro in serie C1, paga-ta a caro prezzo, per di più in li-quidazione, L’Aquila CalcioSpa non è stata iscritta alla C2.

A quel punto è cominciato untentativo di salvataggio all’ul-timo, l’ennesimo. Che ha vistotornare protagonista una vec-chia conoscenza del calcioaquilano, Antonio Circi, presi-dente della Fc L’Aquila ai tem-pi della sua radiazione dalla C2nel 1994. Al suo fianco una newentry, l’imprenditore romanoMassimo Severoni.“È stato proprio lo zampino diCirci e dell’ex direttore sporti-vo Claudio Gabrielli - ricordaSeveroni - a farmi pensare al-l’idea di rilevare la società

aquilana. In verità, con L’Aqui-la avevo già rapporti: familiari,visto che i miei bisnonni eranooriginari del capoluogo, e pro-fessionali, conoscendo alcuniavvocati”. Circi e Severonihanno tentato di salvare L’A-quila a cancellazione già avve-nuta: la strategia doveva quin-di essere inevitabilmentequella di fermare i campionaticon un ricorso d’urgenza echiedere l’ammissione a untorneo: in ordine di preferen-za, serie C2, serie D o al massi-mo Eccellenza. Un tentativo

sulla falsariga di quello fattoda Luciano Gaucci per iscrive-re in serie B il Napoli, cancella-to. “L’idea - spiega Severoni -era quella di ottenere se non laC2 almeno la serie D, visto cheL’Aquila è capoluogo di Regio-ne e dovrebbemilitare in uncampionato di-gnitoso. All’ini-zio il Tar ha ac-colto il nostro ri-corso, successi-vamente una se-rie di problemiha portato al ri-getto”.E L’Aquila si è ri-t rovata noniscritta ad alcuncampionato re-gionale o nazio-nale per la primavolta dal 1931, esclusi ovvia-mente gli anni in cui non si gio-cò per la seconda guerra mon-diale. Anche per il crescentemalcontento popolare è dovu-to inevitabilmente partire un“piano B”: l’imprenditore chi-mico Pasquale Specchioli,presidente del Montereale, so-cietà di un Comune vicino L’A-quila, militante in Eccellenza,ha stretto un accordo conl’amministrazione comunaledel capoluogo e ha portato lasua squadra a giocare al “Fat-tori” con la maglia rossoblù,candidandosi a raccoglierel’eredità del sodalizio scom-parso. Una soluzione ponte,

che ha lasciato soddisfatti ametà gli sportivi, ma che rap-presentava l’unica possibilitàa quel punto, a campionatoininziato. I tifosi non si sonomai sentiti rappresentati dalMontereale, che non poteva

cambiare nomein corsa e purcambiando lemaglie ha man-tenuto i colorisociali originari,arancioverdi, fi-no a fine stagio-ne.L’anno successi-vo è avvenuto ilcambio di deno-minazione, conil varo dell’Asso-ciazione sporti-va dilettantisti-ca L’Aquila Cal-

cio Real, nata dalla fusione traMontereale e il San Francesco,club aquilano del campionatodi Prima categoria. Un suffis-so, “Real”, in chiaro omaggioalla società donatrice del tito-lo sportivo (proprio come ilPaganica dieci anni prima), di-ventato in pochi giorni invisoai tifosi. La nuova società ros-soblù è ripartita con program-mi ambiziosi e l’obiettivo divincere il campionato. Subitomesso in bilico dai primi risul-tati traballanti, che hannoportato a metà stagione a unnuovo terremoto societario,con il ritorno di Severoni ad af-fiancare Specchioli.

L’incubo delle “cordate”IL TORMENTONE

Fallisceanche

il ricorsoper forzarei calendariinserendo

il club

2004 2009

A sinistra, la prima formazione del Montereale scesa in campoallo stadio “Fattori” del capoluogo con le magliette rossoblù.In alto, Antonio Circi e Massimo Severoni illustrano il pianoper cercare di salvare la società aquilana, poi sfumato

È un ritornello che ormai i tifosi aquilanihanno imparato a riconoscere come un chia-ro segnale che qualcosa non va. Quando suigiornali o allo stadio si comincia a sentir par-lare di “cordate” interessate all’Aquila Calcio,i sostenitori rossoblù fanno gli scongiuri. Cosasono le cordate, ovviamente figurate, lo sicapisce facilmente. Gruppi di imprenditori,aquilani o forestieri, che uniscono i propriquattrini per puntare a rilevare la società. Ilpiù danaroso o il più smaliziato diventa il“capocordata”: l’uomo pubblico, che parlacon i giornalisti e tratta con la società. Il pre-sidente in pectore: gli altri restano in ombra.Questo, almeno, sulla carta, perché, indecenni di storia, di nomi ne sono venuti

fuori molti, di cordate se ne sono sentitetante. Ma la vetta del club rossoblù non l’haraggiunta neanche una. Gli anni Duemilahanno visto una L’Aquila sempre in bilico sulpiano finanziario, un terreno fertile. E infattidi trattative ce ne sono state parecchie. Dalla“cordata torinese”, fuggita di gran carrieraalla vista dei libri contabili, ai capicordata edex calciatori famosi: Stefano Tacconi eFrancesco Moriero, rappresentanti di duegruppi diversi. Ma la trattativa più clamorosaresta quella che ha portato L’Aquila a giocarenientemeno che in Libia nel 2002. Il capocor-data, potente ma volubile, che sedusse eabbandonò la società, quella volta fu Al SaadiGheddafi, il figlio del colonnello Mu’ammar.

A sinistra, la rosa aquilanaper la serie D 2009/2010in ritiro ad Amandola.A destra, il capo dellaProtezione civile, GuidoBertolaso, dà il calcio d’inizioalla prima di campionato

“Domenica5 aprileho t ra-scorso las e r a t acon g l i

amici nella mia stanza, al con-vitto nazionale dell’Aquila.Una serata normale: durante lacena c’erano state un paio discosse, anche forti, ma nessu-no si immaginava quello chesarebbe successo. Sono andatoa dormire intorno alle 23, ab-bastanza tranquillo”. Una testi-monianza, questa, in tutto si-mile a quelle di tanti altri terre-motati aquilani che hanno vis-suto sulla propria pelle il sismadel 6 aprile, se non fosse che araccontarla è Domenico Pupil-lo, terzino dell’Aquila Calcio2008/2009 e unico calciatorerossoblù coinvolto dalla scossadelle 3.32 all’interno della co-siddetta “zona rossa”, la partecentrale e antica, la più deva-stata.“A svegliarmi - continua Pupil-lo - è stata l’esplosione dei vetridelle finestre. Mi sono rifugiatosotto una colonna portante eho aspettato che la scossa finis-se, mentre altri cercavano discappare. Alla fine sono riusci-to a uscire sano e salvo, in piaz-za Palazzo. Lì ho incontratouna giornalista televisiva checonoscevo; suo padre era statonei carabinieri, così sono ri-usciti a farmi passare la notte incaserma. Poi ho incontratoPaolo Ianni, il segretario della

società rossoblù, e i miei com-pagni Ianni e Cicotello, che sitrovavano in un appartamen-to in una zona meno colpita. Amezzogiorno sono arrivati imiei da Torino, ma ci siamotrovati sono alle 14”.Il dopo-terremoto di Pupillo èfinito lì, con uno choc che po-trà essere superato solo con iltempo e il rientro nella sua To-rino. Lì è cominciato invece ildopo-terremoto di Fabio Au-reli, all’epoca responsabilemarketing e oggi direttore ge-nerale del sodalizio aquilano.Chiamare Pupillo è stata unadelle sue prime preoccupazio-ni: “Avevo notizie di crolli nelconvitto - ricorda - e fin dalle 8ho cercato di telefonargli, manon rispondeva. Alle 9 ho rice-vuto un suo sms: si era salvatosenza riuscire a prenderenient’altro che le scarpe. In se-guito ho saputo che la sua me-tà della stanza in cui si trovavaera rimasta intatta, mentrel’altra metà era crollata”. Aure-li e i suoi collaboratori hannoavuto un compito improbo:occuparsi, dovendo dirimerele vicende personali, anche deiproblemi societari. “Ci sonostati - ricorda - giorni di gran-de incertezza. Dopo Pasquaabbiamo svolto una riunioned’emergenza fuori dagli ufficidistrutti dell’azienda del pre-sidente Elio Gizzi e non sape-vamo come ripartire. Abbia-mo fatto alcune amichevoliper beneficenza, l’ultima a Sa-

pri il 2 giugno, dopodiché si èchiusa la stagione e sono co-minciati 15 giorni di completoblack out”. La partecipazionedel sodalizio aquilano al cam-pionato successivo era in quelperiodo molto a rischio.Nel frattempo era arrivata dal-la Figc la promozione d’ufficiodell’Aquila in serie D, visto chela formazione rossoblù era im-possibilitata a duellare nelleultime due partite del torneodi Eccellenza con la co-capoli-sta Miglianico per la vittoria fi-nale. “Dopo aver paventato l’i-potesi di mollare tutto - conti-nua Aureli - il presidente e glialtri due soci hanno preso ladecisione di ripartire, con unasquadra forte anche come se-gno di rispetto per gli aquilani.Il consulente di mercato Erco-le Di Nicola ha avuto pocotempo per trovare i calciatori,per fortuna si era mosso conanticipo, sulla fiducia. E l’alle-natore, Rinaldo Cifaldi, ha fir-mato il contratto dentro il ga-zebo di un locale di ristorazio-ne veloce. Vicino a noi mangia-vano vigili del fuoco e perso-nale della Protezione civile”.L’Aquila si è trovata di fronte aun altro grande problema,quello delle strutture. “Non sa-pevamo - ricorda il dg aquila-no - dove fare il ritiro. Il Comu-ne di Amandola ci ha risolto ilproblema: dall’albergo, alleattrezzature, al campo, non ciè mancato nulla. I ragazzi sonoandati in ritiro senza ancora

aver firmato i contratti”. Resta-va il problema del campo d’al-lenamento per la stagione. “Daex calciatore - svela Aureli - misono ricordato di un camposemiabbandonato nel tera-mano, a Tortoreto Alto. Conl’amministrazione abbiamotrovato un accordo: loro han-no rifatto il campo, noi gli spo-gliatoi, investendo 20 mila eu-ro. Dopo un pellegrinaggio invari campi d’Abruzzo in attesache finissero i lavori, final-mente abbiamo risolto”.A quel punto mancava solouna componente: lo stadio.Scongiurato il rischio che po-tesse ospitare una tendopoli,perché non si può accedere alterreno di gioco con i camion,il “Fattori” aveva un problemadi agibilità. “In realtà - spiegaAureli - il terremoto non ha in-taccato la struttura dell’im-pianto, è che il nostro stadio èsempre stato inagibile e nes-suno si è mai incaricato dimetterlo a norma. E il comita-to abruzzese della Lega nazio-nale dilettanti non voleva farcigiocare lì. Per fortuna il sinda-co Massimo Cialente si è as-sunto la responsabilità. E il 6settembre, a cinque mesi dalterremoto, si è svolta la primadi campionato in casa”. Ilmatch L’Aquila-Elpidiense, fi-nito 4-0. Con i calciatori aqui-lani che sono entrati in campoindossando i caschetti giallidei soccorritori in omaggio al-l’aiuto portato al capoluogo.

2000

LL’’AAqquuiillaa ccaammppiioonnee dd’’iinnvveerrnnoo,,cchhiiuuddee iill ggiirroonnee dd’’aannddaattaa iinn vveettttaa

2003PPrriimmaa ppaarrttiittaa iinntteerrnnaazziioonnaallee,,vviittttoorriiaa iinn LLiibbiiaa ccoonn ll’’AAll IIttttiihhaadd

2004

SSeeccoonnddaa ccaanncceellllaazziioonnee ddaallllaa CC((nneellllaa ffoottoo iill pprreessiiddeennttee IIaannnniinnii))

2004

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2007LLaa CCooppppaa IIttaalliiaa DDiilleettttaannttii AAbbrruuzzzzooèè iill pprriimmoo ttrrooffeeoo iinn oottttaanntt’’aannnnii

LL’’AAqquuiillaa ttoorrnnaa pprriimmaa iinn sseerriiee DDddooppoo oollttrree uunn ddeecceennnniioo

2010

Sprofondo senza fine Terremoto e rinascitaPer la prima volta dal 1931 L’Aquila non iscritta a un torneo. Una difficile ripartenza

Sprofondo senza fine

Page 5: L'Aquila, la rinascita comincia dal pallone - Alberto Orsini

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“L’AQUILA, LA RINASCITA COMINCIA DAL PALLONE” è il lavoro di fine corso di ALBERTO ORSINI, praticante del decimo biennio dell’Istituto per la formazio-ne al giornalismo di Urbino.

Le foto di copertina, pagina 2, 3, 7 (foto a destra) e 8 (foto in alto) sono di LUCA CECCARELLI. Per le foto di pagina 4 si ringrazia DANTE CAPALDI. Le foto dipagina 5, 6 sono di RENATO VITTURINI. Per la foto di pagina 7 (foto a sinistra) si ringrazia L’AQUILA CALCIO. Per le foto di pagina 8 si ringrazia MAX SCHIAZZA.

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 - web ifg.uniurb.it

Il tifo organizzato abruzzese brilla per la passione e la fantasia nelle coreografie

Tutti i colori delle curveL’AQUILA

PESCARA LANCIANO

CHIETI TERAMO

GIULIANOVA

La coreografia dei Red Blue Eagles a 25 anni dalla fondazione

Sciarpata dei Rangers allo stadio “Adriatico” Gli ultras della Curva Sud dello stadio “Biondi”

La Vecchia Guardia e gli Irriducibili sostengono i teatini I Devils acclamano i giocatori biancorossi

La Curva Ovest dello stadio Rubens Fadini