il telespettatorerg - e-mail: [email protected] il tg1 di minzolini, ma - in un certo senso - gli...

24
Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 1 IL TELESPETTATORE IL TELESPETTATORE Mensile dell’Aiart - Associazione Spettatori - Via Albano, 77 - 00179 Roma - Tel. 067808367 - Fax 067847146 - http://www.aiart.org - E-mail: [email protected] c/c postale n. 45032000 distribuzione gratuita ai soci - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Anno 46° - N. 6/7 Giugno/Luglio 2009 L L E E D D I I T T O O R R I I A A L L E E In questo numero Editoriale La pagina più nera nella storia del Tg1 Luca Borgomeo p. 1 Spazio aperto A tu per tu con il lettore p. 2 Commenti Quando tutto il mondo è a portata di un click Domenico Infante p. 3 Il discorso del Presidente della CEI Una sfida ardua e difficile che impegna tutta la Chiesa Card. Angelo Bagnasco p. 5 Finalmente uno “stop” nella corsa all’audience Claudia Di Lorenzi p. 7 Per un futuro meno incerto: Formare, formare, formare Giuseppe Antonelli p. 10 Oggi molto si comunica ma poco ci si incontra Sergio Spini p. 12 Per affermare i valori etici nel frastuono dei media Giovanni Lo Pinto p. 14 Un’onda umana che sfugge alla fame e alla miseria Francesco Giacalone p. 15 Aiart news p. 18 Rassegna del sito nel mese di Maggio 2009 Domenico Infante p. 20 P er protestare contro il silenzio del Tg1 sulle squallide e umilianti storielle di Casoria, villa Certosa e Palazzo Grazioli sono giunte all aiart 56 e-mail, oltre 100 telefonate e 11 fax. In un certo senso si potrebbe dire... vox populi! Con toni diversi e qualche espressione “colorita”, tutte le pro- teste hanno messo in luce la gravità della scelta del neo-direttore Augusto Minzolini di non fare nemme- no un cenno nel tg1 delle 20 ad una notizia, in pri- ma pagina su quasi tutti i quotidiani nazionali e am- piamente riportata sulle tv e la stampa di quasi tutti i Paesi del mondo. Una scelta editoriale, dettata (o imposta) dalla vicinanza del neo-direttore al Presi- dente Berlusconi e che è: sbagliata, sul piano profes- sionale; irrispettosa delle regole fondamentali del giornalismo, offensiva del diritto all’informazione di tutti i telespettatori, indegna di una tv-servizio pub- blico di un Paese democratico. E nelle proteste giun- te all’aiart sono state espresse anche preoccupazioni sulla tenuta democratica e sui pericoli che corre una comunità quando viene violata la libertà di stampa. Le denunce sono, comunque, un segnale eloquente dell’indisponibilità dei telespettatori ad accettare un ulteriore degrado della rai, la mortificazione del ser- vizio pubblico, la sua “soggezione” al potere econo- mico, finanziario, politico e mediatico del Presidente del Consiglio. L’aiart ha criticato e continua a critica- re il tg1 di Minzolini, ma - in un certo senso - gli de- ve un grazie, in quanto - con il suo oscurare una notizia di un fatto grande come una casa - ha chiari- to in modo inequivocabile di chi il Tg1 è diventata la “voce”. I telespettatori sono avvertiti! La clamorosa scelta di occultare le notizie sgradite a Berlusconi La pagina più nera nella storia del Tg1 di Luca Borgomeo

Upload: others

Post on 08-Feb-2021

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 1

    IL TELESPETTATOREIL TELESPETTATOREMensile dell’Aiart - Associazione Spettatori - Via Albano, 77 - 00179 Roma - Tel. 067808367 - Fax 067847146 - http://www.aiart.org - E-mail: [email protected]

    c/c

    post

    ale

    n.45

    0320

    00 d

    istri

    buzi

    one

    grat

    uita

    ai s

    oci -

    Pos

    te It

    alia

    ne S

    .p.A

    . - S

    pedi

    zion

    e in

    abb

    onam

    ento

    pos

    tale

    - D

    .L. 3

    53/2

    003

    (con

    v. in

    L.2

    7/02

    /200

    4 n.

    46)

    art.

    1 co

    mm

    a 2

    DCB

    - Ro

    ma

    Anno 46° - N. 6/7 Giugno/Luglio 2009

    LLLL’’’’EEEEDDDDIIIITTTTOOOORRRRIIIIAAAALLLLEEEEIn questo numeroEditoriale

    • La pagina più nera nella storia del Tg1Luca Borgomeo p. 1

    Spazio aperto• A tu per tu con il lettore p. 2

    Commenti• Quando tutto il mondo

    è a portata di un clickDomenico Infante p. 3

    • Il discorso del Presidente della CEIUna sfida ardua e difficileche impegna tutta la ChiesaCard. Angelo Bagnasco p. 5

    • Finalmente uno “stop”nella corsa all’audienceClaudia Di Lorenzi p. 7

    • Per un futuro meno incerto:Formare, formare, formareGiuseppe Antonelli p. 10

    • Oggi molto si comunicama poco ci si incontraSergio Spini p. 12

    • Per affermare i valori eticinel frastuono dei mediaGiovanni Lo Pinto p. 14

    • Un’onda umana che sfuggealla fame e alla miseriaFrancesco Giacalone p. 15

    Aiart news p. 18• Rassegna del sito nel mese

    di Maggio 2009Domenico Infante p. 20

    P er protestare contro il silenzio del Tg1 sullesquallide e umilianti storielle di Casoria, villaCertosa e Palazzo Grazioli sono giunte allaiart 56 e-mail, oltre 100 telefonate e 11 fax. In uncerto senso si potrebbe dire... vox populi! Con tonidiversi e qualche espressione “colorita”, tutte le pro-teste hanno messo in luce la gravità della scelta delneo-direttore Augusto Minzolini di non fare nemme-no un cenno nel tg1 delle 20 ad una notizia, in pri-ma pagina su quasi tutti i quotidiani nazionali e am-piamente riportata sulle tv e la stampa di quasi tutti iPaesi del mondo. Una scelta editoriale, dettata (oimposta) dalla vicinanza del neo-direttore al Presi-dente Berlusconi e che è: sbagliata, sul piano profes-sionale; irrispettosa delle regole fondamentali delgiornalismo, offensiva del diritto all’informazione ditutti i telespettatori, indegna di una tv-servizio pub-blico di un Paese democratico. E nelle proteste giun-te all’aiart sono state espresse anche preoccupazionisulla tenuta democratica e sui pericoli che corre unacomunità quando viene violata la libertà di stampa.Le denunce sono, comunque, un segnale eloquentedell’indisponibilità dei telespettatori ad accettare unulteriore degrado della rai, la mortificazione del ser-vizio pubblico, la sua “soggezione” al potere econo-mico, finanziario, politico e mediatico del Presidentedel Consiglio. L’aiart ha criticato e continua a critica-re il tg1 di Minzolini, ma - in un certo senso - gli de-ve un grazie, in quanto - con il suo oscurare unanotizia di un fatto grande come una casa - ha chiari-to in modo inequivocabile di chi il Tg1 è diventatala “voce”. I telespettatori sono avvertiti!

    La clamorosa scelta di occultarele notizie sgradite a Berlusconi

    La pagina più neranella storia del Tg1di Luca Borgomeo

  • Come questa TVcambia l’Italia“L’Italia è una Repubblica fondatasulla televisione. La sovranità ap-partiene a chi possiede la televi-sione e la esercita come gli pare”.Ho letto questa polemica ‘riscrit-tura’ dell’art. 1 della nostra Costi-tuzione nel libro ‘L’Anomalia’ diManlio Cammarata (ed. Iacobel-li). Da iscritta da oltre dieci anniall’Aiart, condivido questa ‘provo-cazione’ distinguendo la primaparte (oggettiva, una Repubblicafondata sulla televisione) dallaseconda (soggettiva, l’eserciziodella sovranità). Credo, infatti,che nessuno possa mettere indubbio che i media e la Tv inparticolare hanno notevolmentecambiato - (purtroppo in peggio)- l’Italia che è sempre più degra-data soprattutto sul piano morale.Perché l’Aiart non denuncia conmaggiore forza questa grave si-tuazione?

    Mariette Rubini (Roma)

    L’Aiart ha sempre sostenuto negliarticoli su questo giornale, su laParabola, sul suo sito web, nelledichiarazioni dei suoi responsa-bili e iscritti che la televisione -sia quella pubblica, sia quellaprivata - è la principale responsa-bile della crisi dei valori etici, cul-turali e sociali dell’Italia e del suodeclino quasi inarrestabile. Lei ‘lamenta’ che la denuncia del-l’Aiart non è abbastanza forte equindi non efficace. Sull’efficaciaha ragione, nettamente, sulla‘forza’ no. Anche se la forza vacommisurata al potere di un’as-sociazione di volontari con limi-tate risorse e strutture, come èl’Aiart.Se la ‘forza’ si misura dai risulta-ti, Lei ha perfettamente ragione:ma non ha ragione - come credo -, se la forza riposa sul valore delleidee, sulla coerenza tra principiconclamanti e azione quotidianae sulla convinzione che comun-que occorre battersi per affermarediritti sacrosanti come quelli dei

    cittadini telespettatori che hannoDIRITTO AD ESSERE INFORMATICON CORRETTEZZA E AD ESSEREINTRATTENUTI NEL RISPETTODELLA LORO DIGNITÀ E IDENTI-TÀ MORALE E CULTURALE.Sperando, come dice con saggez-za ed ironia Eduardo, che: “passila nuttata”.

    Videogiochi:non abbassarela guardia!Sull’Espresso del 18 giugno holetto un breve articolo dall’accat-tivante titolo ‘Professor Videoga-me’ e sono rimasto allibito. Comeè possibile fare un elogio al vi-deogioco e addirittura affermare,citando studiosi americani, chegiocare porta benefici! A mio fi-glio non ho ‘vietato’ di giocarecon il videogame. Ma ho ‘con-trollato’ il contenuto dei video-giochi e soprattutto, l’ho convintoche stare più di un’ora a fissare ilvideogioco, nuoce alla sua salute(gli dico “ti rimbambisce!”) e checi sono mille altre cose più belleda fare. La sua ‘passione’ per ilvideogioco, sta scemando.Da iscritto Aiart ho seguito edapprezzato la campagna contro ivideogiochi violenti da voi con-dotta. Non abbassate la guardia!Grazie.Gian Andrea Russo (Pozzuoli)

    Bene. Complimenti! E, stia sicuro,l’Aiart non abbassa la guardia.La nostra - contro i videogiochiviolenti - è una battaglia di civil-tà. Quanto all’articolo de l’Espres-so, non deve meravigliarsi. Lapubblicità si fa anche in questomodo! Certo sorprende che unsettimanale autorevole ‘tratti’ isuoi lettori come ‘consumatori’ esi presti - magari involontaria-mente - a sostenere gli interessi diquanti su i videogiochi fanno af-fari d’oro, senza assolutamentepreoccuparsi di eventuali dan-ni.(specialmente ai minori).

    Una giusta protestaLe scrivo per una ragione seria.Ieri sera, per puro caso e per ec-cezione, mi è capitato di vedere,in prima serata e su RAI1, partedi un film a mio giudizio di unagravità eccezionale (qualcosa co-me “La notte prima dell’esame”).Verso le 22,15 - quando ho inco-minciato a vedere - si presentavasullo schermo una folla di ragazzie ragazze quasi tutti nudi che af-follavano folleggiando allegra-mente il ponte S. Angelo (si era-no conosciuti e dati appuntamen-to per vie elettroniche). Dopo unbel pezzo interveniva la polizia.Un genitore, chiamato dall’ispet-tore, sdrammatizzava: non abbia-mo fatto tutti delle ragazzate?Tutto finiva con una ramanzina.Il resto della fiction proseguivatra oscenità di comportamento edi linguaggio dei giovani accetta-ta serenamente come ovvia e inbuona parte condivisa da genitorie professori. Infine uno deglieroi, dopo aver passato la nottesul treno per Parigi con la suabella, ritornava precipitosamentea Roma per l’esame di maturità.Tra varie peripezie di un falsosentimentalismo strappava un mi-sero 60. Ma ritrovava subito la se-renità e si riconciliava con la vitaperché il terzino della nazionalesegnava il goal della vittoria. Quiseguiva una scena a mio giudizioancora più oscena dell’altra: unafolla di giovani forsennati che fe-steggiano per le strade la vittoriadella nazionale. Ma ormai l’eroeè tranquillo e sereno e si gode ilmeritato riposo con una cuffiaaudio, mentre si viene a sapereche la sua bella poco dopo lo la-scerà, senza drammi né rimpianti.Tutto ciò viene ammannito comeovvio, naturale, perfettamente se-reno: così è e così deve essere lanostra gioventù, e non molto di-versa la classe degli adulti.Non c’è più dunque nessun garan-te, nessuna fascia protetta? Dob-biamo stare a guardare e basta?

    D. M. Lapponi (Roma)

    2 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    SPAZIO APERTOSPAZIO APERTO

    A tu per tu con il lettore

  • Negli ultimi dieci an-ni la tecnologia di-gitale ha rivoluzio-nato le modalità di comuni-cazione mass-mediale nelmondo. Dalla tecnica digita-le, che muoveva i primipassi importanti (la digitaliz-zazione dei documenti diarchivio, l’informatizzazionedelle aziende, la comparsadei PC negli uffici e nellefamiglie), attraversando l’in-ternet della prima epoca(Web 1.0), si è passati all’at-tuale realtà in cui le innova-zioni tecnologiche hannoconsentito lo sviluppo mas-simo delle applicazioni nelcampo della comunicazionemassmediali. I nuovi stru-menti digitali, dialogandotra loro, consentono ogni ti-po di modalità comunicativatra le varie applicazioni.Questo nuovo scenario hareso possibile connettersi al-la Rete web da postazionifisse e mobili (con l’invio dipacchetti informativi sottoforma di testi, immagini, au-dio, video) e da qualsiasiparte del globo, ha consen-

    tito ogni possibile forma dicomunicazione, ha favoritoil sorgere di relazioni trapersone legate dagli interes-si più diversi. Tutto quelloche il mondo digitale oggiesprime viene chiamatoWeb 2.0, quasi fosse unanuova versione di internet.Le nuove tecnologie creanoe modificano continuamen-te la forma delle relazioni,consentono e prolunganol’incontro faccia a faccia,permettono di avere qualcu-no sempre a portata diclick. In ogni ora del gior-no, e anche della notte,possiamo connetterci e rag-giungere gli amici, chattare,dialogare, scambiarci mate-riali, informazioni, condivi-dere musica, immagini, vi-deo. In questo modo, leamicizie si possono mante-nere nonostante le distanzefisiche, le barriere geografi-che, i limiti dello spazio.Molto opportunamente Pa-pa Benedetto XVI, per l’oc-casione della 43ª GiornataMondiale delle comunica-zioni sociali, ha esordito nel

    suo messaggio dicendo: “Ineffetti, le nuove tecnologiedigitali stanno determinan-do cambiamenti fondamen-tali nei modelli di comuni-cazione e nei rapporti uma-ni. Questi cambiamenti so-no particolarmente evidentitra i giovani che sono cre-sciuti in stretto contatto conqueste nuove tecniche di co-municazione e si sentonoquindi a loro agio in unmondo digitale che spessosembra invece estraneo aquanti di noi, adulti, hannodovuto imparare a capire edapprezzare le opportunitàche esso offre per la comuni-cazione”.Purtroppo, in questa nostraepoca, il naturale salto ge-nerazionale si è accentuatoed il digital divide che si ègenerato tra adulti e giovaniha determinato uno stravol-gimento dei ritmi ordinaridella vita di ogni giorno infamiglia, a scuola, nella so-cietà. Il tradizionale rappor-to educativo si è rovesciato,in pratica sono i giovani chealfabetizzano il mondo

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 3

    È urgente e necessario insegnare, almeno ai bambini, comesi affrontano i pericoli della Rete, limitare la loro navigazione,esercitare un controllo, dotare ogni scuola di tecnici capacidi gestire connessioni sicure. L’Aiart e la media-education

    Quando tutto il mondoè a portata di un clickdi Domenico Infante

    COMMENTICOMMENTI

  • adulto e, a meno di rare fi-gure di educatori attrezzati,sono loro che hanno “ilbuon cuore” di spiegare aigenitori “come si fa”. Daparte dell’adulto l’uso deltelefonino o di un Pc avvie-ne per una parte limitatadelle sue funzioni; cosa bendiversa da quella dei ragazziche esplorano questi stru-menti in ogni dimensione,facendoli funzionare al limi-te di “memoria” tra networksociali, video condivisi,blog, brani musicali scaricatie liste di amici. Ovviamentel’intelletto e la coscienza digiovani allenati, giorno do-po giorno, avendo comeorizzonte un simile scena-rio, senza più apparenti li-miti, crescono secondo per-corsi ben diversi rispetto aquanto sperimentato daglieducatori, a cui spetta diformarli ad affrontare la vi-ta; il divario non può cheavvertirsi nelle sue tragicheconseguenze. Oggi ragazzi-bambini di 8-11 anni tran-quillamente chattano conpersone non identificate, di-chiarando un’età spessomaggiore di quella vera, neldesiderio di avere contatti eapprocci nuovi per formaregruppo o stabilire relazioniparticolari. Si rendono dis-ponibili a qualsiasi espe-rienza promettendo fotocon corpo discinto o addirit-tura nudo; purtroppo le ra-gazzine dagli 11 ai 13 annirappresentano la categoriapiù a rischio di molestie daparte di pedofili su chat esiti web. Ma la grande novi-tà di questo mondo nuovoè rappresentata dai socialnetwork, le reti sociali, inuovi strumenti di condivi-

    sione e di comunicazione dipensieri, emozioni, dati einformazioni a cui ogni gio-vane non può sottrarsi. In-fatti tra i bambini britannici,con accesso a internet, piùdi un quarto (tra gli 8 e gli11 anni) vantano un profilosu qualche sito di socialnetwork, nonostante esista illimite di età di iscrizioneche non può essere inferio-re ai 13-14 anni, a secondadel portale (Facebook,MySpace, Twitter). Pertanto,si può affermare, senza om-bra di dubbio, che le chat ei social network rappresen-tano per i giovani (per ibambini in particolare) le si-tuazioni di rischio più ricor-renti ai fini della salvaguar-dia della propria privacy.Quali sono le ragioni chespingono un numero sem-pre crescente di minorenniverso un altrove degli uni-versi paralleli? Non è sem-plice dare una sola rispostama è certamente vero che,nel rapido evolversi di mo-delli e strumenti tecnologiciche caratterizzano profon-damente l’odierna cultura,risulta fondamentale riflette-re sulla complessità e sullapervasività delle comunica-zioni massmediali che tuttinoi viviamo giorno per gior-no, riflessione che possiamosenz’altro iscrivere nella ca-tegoria dell’educazione aimedia. Ma più specifica-mente, per i giovani, la ri-sposta probabilmente sichiama “SEM” (secondo unadefinizione dello scrittoreGabriele Romagnoli), acro-nimo di Solitudine, Esibizio-nismo, Mercato ; le treespressioni, nell’universoparallelo, si coalizzano por-

    tando a conclusioni impre-vedibili, spesso tragiche. Stadi fatto che la cosiddetta“generazione You Tube” usaquesto mezzo, è vero, peruna dimostrazione di forzama allo stesso momentomanda un messaggio:“Guardami, sono solo, nonho niente da dire, ma dedi-cami la tua attenzione,ascoltami, leggimi, compra-mi o ti sparo e poi, forse, misparo”. Si, generazione YouTube, perché la modalitàcomunicativa You Tube è ilpalco naturale dove il gio-vane sale per esibirsi, pertrovare quella scena che gliserve per sentirsi vivo, persentirsi alla pari con i propricoetanei. Allora il problemaè educativo, di rispetto delleregole della privacy, di co-noscenza dei rischi che sicorrono nell’uso di partico-lari software o di utilizzodella Rete senza impiegarela necessaria prudenza o,peggio, non avendo cono-scenza dei sistemi di sicu-rezza per la “navigazione avista” in internet.Qualche esempio ci aiuta acapire: a Molfetta un im-prenditore ha querelato unsuo ex collaboratore peraverlo definito “bastardo” suFacebook. A Torino un pro-fessore ha denunciato unostudente per averlo iscrittoal social network a sua insa-puta e per avergli attribuitoperversioni imbarazzanti. Inuna scuola superiore di Col-le Val d’Elsa una bidella hachiesto ad otto studenti unrisarcimento danni di mi-gliaia di euro per aver crea-to sul social network ungruppo contro di lei. Il rea-to in cui più facilmente pos-

    4 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

  • Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 5

    L’allarme per l’emergenza educativa nel discorso del Presidentedella CEI all’Assemblea Generale del 25 maggio

    Una sfida ardua e difficileche impegna tutta la Chiesadel Cardinal Angelo Bagnasco

    L’ambito nel quale più preoccupante appare l’impattodello spirito del tempo è quello educativo. Infatti siparla, non a caso, di “emergenza”, e non per analo-gia né per retorica: su questo fronte percepiamo effettiva-mente un allarme serissimo, che va via via dilatandosi. Epoiché consideriamo l’emergenza educativa il fattore ingrado di mettere a repentaglio l’equilibrio di una società ele possibilità concrete di un suo progresso, il ConsiglioPermanente ha deciso di farne il tema centrale di questaAssise. Collegialmente poi, ci esprimeremo sugli orienta-menti pastorali del prossimo decennio. Su questo argo-mento ci aiuterà la relazione di S.Ecc. Monsignor DiegoColetti che fin d’ora ringrazio. Peraltro, non sono pochi co-loro che, ritenendo praticamente impossibile l’opera del-l’educazione, vi rinunciano in partenza. Anche tra le figuretradizionalmente dedite a questo impegno, come i genitorie gli insegnanti, sembra farsi strada un atteggiamento diresa, magari non dichiarata ma effettiva, come di un com-pito evidentemente in contrasto con ciò che interessa allepersone. A molti adulti, oggi, sembra un risultato già sod-disfacente riuscire a trasmettere appena le regole del ga-lateo, come a scuola le nozioni principali delle singole ma-terie. Ma ben sappiamo che l’educazione è molto più cheistruzione. È il risvegliarsi del soggetto che decide di sé,al di là di ogni determinismo sociale o biologico. La stes-sa istruzione stenta ad attecchire, e diventare un posses-so per sempre, se non si insedia in un processo di cresci-ta nel quale si trovano mobilitate tutte le risorse del sog-getto. Una serie di fenomeni sociali peraltro non lasciaspazio a illusioni. E ormai è anticipato all’infanzia il mo-mento in cui gli adulti temono di non riuscire più a farsiascoltare. In realtà, nessuno può gettare la spugna davan-ti a una sfida sì ardua, ma entusiasmante e decisiva: pro-prio perché qui si gioca la felicità delle giovani generazionie il bene della società, merita che investiamo tutta l’intelli-genza e la passione di cui siamo capaci, guardando avanticon fiducia e avvalendoci di una storia straordinaria cheha nei Santi dediti all’educazione dei veri maestri. Loro ciinsegnano a tenere fisso lo sguardo sul Maestro: “Chiun-que segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uo-mo” (Gaudium et Spes, n. 41). Mi piace citare qui un gran-de educatore del secolo appena concluso, l’italo-tedescoRomano Guardini, le cui lezioni universitarie attiravano fol-le di giovani: “Che cosa dunque significa educare? […]Educare significa che io do a quest’uomo coraggio versose stesso […]. Che lo aiuto a conquistare la libertà suapropria […]. Con quali mezzi? Sicuramente avvalendomianche di discorsi, esortazioni, stimoli e metodi di ogni ge-nere. Ma ciò non è ancora il fattore originale. La vita vieneaccesa solo dalla vita […]. Da ultimo, come credenti, di-ciamo che educare significa aiutare l’altra persona a tro-vare la sua strada verso Dio. Non soltanto che abbia lecarte in regola per affermarsi nella vita, bensì che questo

    ‘bambino di Dio’ cresca fino alla ‘maturità di Cristo’. L’uo-mo è per l’uomo la via verso Dio” (R. Guardini, Persona elibertà, Editrice La Scuola, 1987, pagg. 222-223). Possia-mo dire che, in certa misura, il problema dei giovani sonogli adulti! Il mondo adulto non può gridare allo scandalo,esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atroci chevedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopospegnere i riflettori senza nulla correggere dei modelli chepresenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che uccido-no l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza de-sideri alti perché senza speranza. Ma il cuore dei giovani,anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, inrealtà è segnato da una insopprimibile nostalgia di idealinobili, e va in cerca di modelli credibili dove “leggere” ciòche veramente riempie la vita.In una tale situazione, il pericolo più grande, infatti, è rappre-sentato dalla sfiducia, dal pessimismo, dall’atteggiamentoche nulla ormai ci può salvare. Bisogna invece reagire, e lospazio - per quanto contrastato - c’è. Soprattutto è decisivaqui una consapevolezza di ordine diverso, capace di andareanche controcorrente. Per questo aguzziamo lo sguardo perregistrare le voci e le esperienze che nonostante tutto antici-pano i segni di una rinascita. Ed ancora stiamo attenti a co-gliere le preoccupazioni che da altre agenzie affiorano sullamedesima emergenza. Se oltre che nella Chiesa, anche inaltre componenti e istituzioni - come in parte accade - irrom-pe sul serio la questione educativa, allora qualcosa di impor-tante può davvero prendere avvio. Bisogna coalizzare le for-ze, per applicarci al meglio nella diagnosi e scandire gliobiettivi, con i percorsi e i mezzi per raggiungerli.Quello educativo è, per le nostre comunità cristiane, unimpegno tutt’altro che inedito. Su questo fronte, nell’arcoanche solo degli ultimi sessant’anni, ha ad un certo puntopreso forma una straordinaria stagione formativo-educati-va, quasi un’epopea che ha beneficamente influito su di-versi aspetti della vita nazionale. Ebbene, riprendere consistematicità e intensificare ora un’azione che in fondonon è mai stata dismessa, significa collocarci su una li-nea di servizio che probabilmente intercetterà l’attesa dimolte famiglie, a prescindere dalla frequenza o meno aisacramenti. Come Chiesa, sentiamo nostra fino al midolloquesta diaconia: essa non circoscrive la propria azionenella sola prospettiva religiosa, perché punta ad educaredonne e uomini che faranno l’Italia e l’Europa di domani.Anche questo orizzonte, necessariamente più ampio, èobiettivo che merita la nostra dedizione. Lo diciamo alla vi-gilia del voto che eleggerà il nuovo Parlamento dell’Unio-ne: alla luce delle esperienze non tutte positive degli ulti-mi anni, va costruita l’Europa dei cittadini e dei popoli,non quella delle burocrazie. Un’Europa che può tornare adessere un ideale luminoso solo se si farà attenta alle co-scienze e alle culture, se sa essere generosa all’esternoperché fedele e creativa rispetto alle proprie radici.

  • sono incorrere gli utenti diFacebook, o di altro socialnetwork, è la diffamazioneaggravata dal mezzo di pub-blicità. Sono reati non solole offese esplicite all’altruireputazione ma anche lapubblicazione di foto diamici in atteggiamenti imba-razzanti o qualche battuta ditroppo. “Il social networkingè sì un’approssimazione del-le relazioni che si instaura-no nel mondo reale, ma an-che un’estensione di noistessi verso una rete di con-tatti molto più ampia diquella che si potrebbe man-tenere nella vita reale. Pro-prio per questo motivo - haaggiunto Pietro Scott Jovanedella Microsoft Italia - è im-portante che le persone sia-no ben informate sull’im-patto che le loro azioni onli-ne possono avere anche aldi fuori del Web e su comesia possibile muoversi inmodo consapevole e sicuro”.Il web ha incrementato lepossibilità che ogni utenteha di farsi notare, di darsivisibilità e di esprimersi co-me meglio crede; tuttavia li-bertà non significa poter fa-re tutto quello che si vuole.Ma chi definisce le regole ei limiti nel mondo del web2.0? Esistono delle regole,contenute nelle linee guidae nelle condizioni contrat-tuali di chi fornisce i servizi,che vanno rispettate per lasicurezza e soprattutto per ilbene di tutti, ma le vere re-gole nascono dai limiti cheognuno riesce a darsi e dalgiudizio che la comunità inRete esprime sui comporta-menti. Esprimersi, quindi,per un utente significa eser-citare la propria libertà di

    espressione ma anche difarlo nel rispetto della nor-mativa di legge e del conte-sto in cui lo fa. Ad esempio,quanto si pubblicano dellefoto su internet occorre sa-pere se sono coperte da di-ritti d’autore. Oppure se sipubblicano le foto di unafesta trascorsa con degliamici, bisogna chiedere ilpermesso di scrivere sulproprio blog il racconto del-la festa e i nomi delle per-sone interessate. La stessacosa si deve fare se si tagga-no i nomi sulle foto.Purtroppo l’iscrizione ad unsocial network determina laperdita del controllo deidati personali conferiti chepossono essere rielaborati epubblicati anche a distanzadi anni. Nel caso in cui l’u-tente decidesse di uscire daun sito di social network, inmolti casi è possibile solodisattivare il profilo ma noncancellare lo stesso. Biso-gna, inoltre, tener contoche, in caso di violazionedella privacy, l’utente nonè tutelato dalle leggi italia-ne ed europee in quanto lamaggior parte dei socialnetwork ha la sede e i ser-ver all’estero. Su tali argo-menti il Garante della pri-vacy fornisce alcuni consi-gli in una guida pubblicatarecentemente (riportata an-che nel sito dell ’Aiartwww.aiart.org).Ma gli adulti educatori, inquesto contesto tecnologicoavanzato, quale contributoconcreto possono portare,come possono essere effica-ci nella formazione dei gio-vani all’uso degli strumentimediali? Possono i genitori,da “immigrati digitali” quali

    sono e che faticano ad alfa-betizzarsi, insegnare l’usodel web ai loro figli che na-vigano nelle tecnologie daveri “nativi digitali”? C’è chisostiene che non è possibilefare molto e che si può solofornire una propria testimo-nianza di aiuto attraversocompetenze che si possonoapprendere man mano consforzo proprio, ma con ri-sultati comunque discutibili.C’è chi sostiene che, non-ostante tutte le difficoltà, ènecessario insegnare alme-no ai bambini come si af-frontano i pericoli della Re-te, limitare la loro naviga-zione a siti preselezionati,dotare ogni scuola di untecnico in grado di gestireconnessioni sicure, in unosforzo grandissimo di ade-guamento culturale.Noi dell’Aiart abbiamo la no-stra soluzione. Riteniamo chesi debba intervenire in manie-ra sistematica e diffusa nellaformazione all’uso dei mediada parte dei giovani. E ciò sipuò ottenere solo coinvolgen-do l’istituzione che è addettaa questo scopo e cioè lascuola, con modalità che so-no state riportate nella propo-sta di legge di iniziativa popo-lare che vogliamo presentareal Parlamento, tramite la cam-pagna - tuttora in corso - del-la raccolta di 50000 firme asostegno dell’introduzionedell’insegnamento della Me-dia Education nella scuola ita-liana. Invitiamo, pertanto, tuttii lettori a scaricare i moduli diraccolta firme, dal predetto si-to Aiart (www.aiart.org), com-pilarli ed inviarli alla sede na-zionale della nostra associa-zione in Via Albano 77 -00179 Roma.

    6 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

  • Cogne, Garlasco, Pe-rugia. Il processomediatico correparallelo a quello giudizia-rio, per talvolta sovrapporsiad esso nell’immaginario dimolti. Un effetto “collatera-le” prodotto dalla consuetu-dine, sempre più diffusa siasulle reti pubbliche che suquelle private, di riproporresul piccolo schermo i fattidelittuosi oggetto di indagi-ne da parte dell’autorità giu-diziaria. Con ricostruzionipresentate come verosimiliremake di omicidi e atti diviolenza, telefonate carpitedalle intercettazioni e rein-terpretate in studio da va-lenti attori, e plastici che ri-producono in miniatura lascena del delitto, col sangue- finto per fortuna - sullescale e le sagome dei prota-gonisti del dramma, vittimee carnefici, in scena perl’ennesima volta sul teatrinodella tv. Dei veri e propri“processi - spettacolo” chedal prossimo 30 giugno -udite udite - non avrannopiù spazio nei palinsesti te-levisivi.

    A deciderlo sono le stesseemittenti radiotelevisive(Rai, Mediaset, Frt - Federa-zione Radio Televisioni, Te-lecom Italia Media, AerantiCorallo) che insieme agli or-ganismi di rappresentanzadei giornalisti (Fnsi, Odg),su invito dell’Agcom, l’Auto-rità Garante per le Comuni-cazioni, hanno siglato l’ac-cordo per un Codice di Au-toregolamentazione sull’in-formazione giudiziaria. Unanormativa che impone un ri-gore nuovo all’informazionein tema di vicende giudizia-rie, vincolando la trattazionedei casi di cronaca nera egiudiziaria ad un approccioche combini il rispetto deldiritto “alla dignità e alla ri-servatezza delle persone”con la tutela del “diritto allalibertà di espressione” e con“la necessità di piena espli-cazione del diritto di crona-ca”. Nel mirino soprattutto iprocessi sotto forma di fic-tion, che secondo il presi-dente dell’Autority CorradoCalabrò costituiscono “unosvigorimento e screditamen-to del processo, un fuorvia-

    mento dell’opinione pubbli-ca, e non escludo anche uncondizionamento delle partiin processo”.Un duro colpo per la tv de-gli ascolti, certamente, chemolto investe sulla dimen-sione del mistero e dell’in-trigo e pone l’accento suifatti contraddittori, sui detta-gli macabri, sugli elementi“di colore” capaci di suscita-re la curiosità del pubblico,come sul vissuto emoziona-le dei protagonisti, di sicurapresa sull’uditorio in studioe casa. Ma certamente an-che un gesto di civiltà daparte degli operatori dellacomunicazione, che stavoltahanno scelto di dare prioritàalla persona e non all’au-dience. Una “svolta necessa-ria” nella comunicazione -ha spiegato il Presidente Ca-labrò - perché su questo te-ma non si poteva procederecon un atto d’autorità”. Sulcarattere dell’autodisciplinasi è soffermato anche MauroNanni, di Telecom Italia Me-dia, sottolineando “la pienacondivisione e la volontà dipiena applicazione di que-

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 7

    Per iniziativa dell’Agcom è stato sottoscritto dalle emittentitelevisive, dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazionedella Stampa un codice di autoregolamentazione per programmiradiotelevisivi relativi a fatti di cronaca nera e processi

    Finalmente uno “stop”nella corsa all’audiencedi Claudia Di Lorenzi

  • 8 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

    DAL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE IN MATERIADI RAPPRESENTAZIONE DI VICENDE GIUDIZIARIE

    NELLE TRASMISSIONI RADIOTELEVISIVE

    Articolo 1

    1. Le parti, ferma la salvaguardia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione in sé e a garan-zia del diritto dei cittadini ad essere tempestivamente e compiutamente informati, e ferma altresì la tuteladella libertà individuale di manifestazione del pensiero, che implica quella di ricercare, acquisire, ricevere,comunicare e diffondere informazioni e si esprime segnatamente nelle forme della cronaca, dell’opinionee della critica anche in riferimento all’organizzazione, al funzionamento e agli atti dei pubblici poteri inclu-so l’Ordine giurisdizionale, si impegnano ad adottare nelle trasmissioni televisive che abbiano ad oggettola rappresentazione di vicende giudiziarie in corso le misure atte ad assicurare l’osservanza dei principi diobiettività, completezza, e imparzialità, rapportati ai fatti e agli atti risultanti dallo stato in cui si trova ilprocedimento nel momento in cui ha luogo la trasmissione, e a rispettare i diritti alla dignità, all’onore, al-la reputazione e alla riservatezza costituzionalmente garantiti alle persone direttamente, indirettamente odoccasionalmente coinvolte nelle indagini e nel processo.2. Ai fini di cui al comma 1, nelle trasmissioni radiotelevisive che abbiano ad oggetto la rappresentazionedi vicende giudiziarie, le parti si impegnano a:a) curare che risultino chiare le differenze fra documentazione e rappresentazione, fra cronaca e com-

    mento, fra indagato, imputato e condannato, fra pubblico ministero e giudice, fra accusa e difesa, fracarattere non definitivo e definitivo dei provvedimenti e delle decisioni nell’evoluzione delle fasi e deigradi dei procedimenti e dei giudizi;

    b) diffondere un’informazione che, attenendosi alla presunzione di non colpevolezza dell’indagato e del-l’imputato, soddisfi comunque l’interesse pubblico alla conoscenza immediata di fatti di grande rilievosociale quali la perpetrazione di gravi reati;

    c) adottare modalità espressive e tecniche comunicative che consentano al telespettatore una adeguatacomprensione della vicenda, attraverso la rappresentazione e la illustrazione delle diverse posizionidelle parti in contesa, tenendo ponderatamente conto dell’effetto divulgativo ed esplicativo del mezzotelevisivo che, pur ampliando la dialettica fra i soggetti processuali, può indurre il rischio di alterare lapercezione dei fatti;

    d) rispettare complessivamente il principio del contraddittorio delle tesi, assicurando la presenza e la pariopportunità nel confronto dialettico tra i soggetti che le sostengono - comunque diversi dalle parti chesi confrontano nel processo - e rispettando il principio di buona fede e continenza nella corretta rico-struzione degli avvenimenti;

    e) controllare, nell’esercizio del diritto di cronaca, la verità dei fatti narrati mediante accurata verifica del-le fonti, avvertendo o comunque rendendo chiaro che le persone indagate o accusate si presumononon colpevoli fino alla sentenza irrevocabile di condanna e che pertanto la veridicità delle notizie con-cernenti ipotesi investigative o accusatorie attiene al fatto che le ipotesi sono state formulate come ta-li dagli organi competenti nel corso delle indagini e del processo e non anche alla sussistenza della re-sponsabilità degli indagati o degli imputati;

    f) non rivelare dati sensibili o che ledano la riservatezza, la dignità e il decoro altrui, ed in special mododella vittima o di altri soggetti non indagati, la cui diffusione sia inidonea a soddisfare alcuno specificointeresse pubblico.

    Articolo 2

    1. L’accertamento delle violazioni del presente Codice, comprensivo delle indicazioni formulate con la cita-ta delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, alle quali esso compiutamente risponde, e l’a-dozione delle eventuali misure correttive sono riservati alla competenza di un apposito Comitato che leparti sottoscrittrici ed aderenti si impegnano a costituire entro il 30 giugno 2009.2. In ogni caso per i giornalisti eventualmente coinvolti la competenza resta riservata all’Ordine professionale.

    Articolo 3

    1. Il presente Codice è aperto all’adesione da parte di altri soggetti iscritti al ROC presso l’Autorità per legaranzie nelle comunicazioni e a loro associazioni e consorzi.2. L’adesione comporta la piena accettazione del presente Codice.

  • sto codice”, e soddisfazioneè stata espressa anche dalpresidente della Rai, PaoloGarimberti, che si è detto“contento dell’accordo rag-giunto”, e da Fedele Gonfa-lonieri, al vertice di Rti, chenella condanna dei processishow ha riconosciuto un“giudizio imparziale”.“Il Codice - spiega un comu-nicato dell’Agcom - trovafondamento nei diritti, ga-rantiti dalla Costituzione, dilibertà di espressione delpensiero da un lato e di ri-spetto dei diritti della perso-na dall’altro, riconoscendola necessità di piena esplica-zione del diritto di cronacadegli operatori dell’informa-zione e, nello stesso tempo,l’inderogabile dovere di ri-spettare nell’esercizio ditale funzione informati-va, i diritti alla dignità,all’onorabilità e alla riser-vatezza delle persone”.Frutto di 18 mesi di lavo-ro, il codice entrerà invigore appunto il 30 giu-gno, chiamando le emit-tenti al rispetto dei se-guenti orientamenti: “cu-rare che risultino chiarele differenze fra docu-mentazione e rappresen-tazione, fra cronaca ecommento, fra indagato,imputato e condannato,fra pubblico ministero egiudice, fra accusa e di-fesa, fra carattere nondefinitivo e definitivo deiprovvedimenti e delledecisioni nell’evoluzionedelle fasi e dei gradi deiprocedimenti e dei giu-dizi”. Sarà loro compitoanche “diffondere un’in-formazione che, attenen-dosi alla presunzione dinon colpevolezza dell’in-dagato e dell’imputato,

    soddisfi comunque l’interes-se pubblico alla conoscenzaimmediata di fatti di granderilievo sociale quali la per-petrazione di gravi reati”.Un compito che gli operato-ri della comunicazione do-vranno svolgere avendo cu-ra di “adottare modalitàespressive e tecniche comu-nicative che consentano altelespettatore un’adeguatacomprensione della vicen-da, attraverso la rappresen-tazione e la illustrazionedelle diverse posizioni delleparti in contesa, tenendoponderatamente conto del-l’effetto divulgativo ed espli-cativo del mezzo televisivoche, pur ampliando la dia-lettica fra i soggetti proces-suali, può indurre il rischio

    di alterare la percezione deifatti”. E non è tutto perchéal momento di “dar voce”alle parti in causa giornalistie conduttori dovranno “ri-spettare complessivamenteil principio del contradditto-rio delle tesi, assicurando lapresenza e la pari opportu-nità nel confronto dialetticotra i soggetti che le sosten-gono - comunque diversidalle parti che si confronta-no nel processo - e rispet-tando il principio di buonafede e continenza nella cor-retta ricostruzione degli av-venimenti”. Tra i loro com-piti l’Agcom ricorda anchel’impegno a “controllare,nell’esercizio del diritto dicronaca, la verità dei fattinarrati mediante accurata

    verifica delle fonti, av-vertendo o comunquerendendo chiaro che lepersone indagate o accu-sate si presumono noncolpevoli fino alla sen-tenza irrevocabile dicondanna e che pertantola veridicità delle notizieconcernenti ipotesi inve-stigative o accusatorie at-tiene al fatto che le ipo-tesi sono state formulatecome tali dagli organicompetenti nel corsodelle indagini e del pro-cesso e non anche allasussistenza della respon-sabilità degli indagati odegli imputati”. In ultimoi comunicatori sono te-nuti a “non rivelare datisensibili, o che ledano lariservatezza, la dignità eil decoro altrui, ed inspecial modo della vitti-ma o di altri soggettinon indagati, la cui dif-fusione sia inidonea asoddisfare alcuno speci-fico interesse pubblico”.

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 9

    “I processi sotto forma di fiction - afferma il Presi-dente dell’Agcom, Corrado Calabrò, (nella foto) -costituiscono uno svigorimento e screditamento delprocesso, un fuorviamento dell’opinione pubblica,e non escludo anche un condizionamento delleparti del processo”.

  • Dalla formazione alconsumo critico edintelligente dei massmedia esce confermata lagiusta vocazione dell’Aiart dipuntare sulla formazione delricevente per disarmare erendere innocua la potenzapervasiva e l’influenza deimedia.Sempre e in tutte le sedil’Aiart ribadisce, in tema dimedia education, la dupliceresponsabilità dell’agire co-municativo: quella dell’emit-tente, indubbiamente sovrab-bondante rispetto alla nontrascurabile responsabi-lità del ricevente. Perquesto ogni qual voltasi richiamano autori,produttori, imprenditoridei media ad una re-sponsabile etica, il sim-metrico risvolto di que-sta responsabilità richia-ma una corrispondenteetica del ricevente.Etica che certamentenon è innata o eredita-ria ma che si stimola, sicoltiva, si consolida so-lo mettendo in campouna efficace e sistemati-ca azione formativa checoinvolga adulti, minori,singoli, associati, i qualiattrezzati di minimastrumentazione critica

    sappiano detotemizzare glistrumenti della comunicazio-ne e addomesticarli per ren-derli meravigliosi strumentidella tecnica al servizio del-l’uomo.L’azione formativa messa incampo a favore di 25 genitoridi ragazzi in età di scuolamedia presso un istituto sta-tale pugliese all’interno delPON (Programma OperativoNazionale - La Scuola per losviluppo) e l’approdo conclu-sivo dei genitori stessi raffor-za la finalità istitutiva del-l’Aiart, conferma e consolida

    la sua ragione sociale, inco-raggia la prosecuzione suquesta strada.Il progetto Genitori ed edu-catori nel tempo del villaggioglobale della durata di 60 oreha coinvolto 25 genitori edutilizzato fondi messi a dis-posizione dal FSE (Fondo So-ciale Europeo) che medianteazioni formative indirizzate acittadini in età adulta miranoa conseguire gli obiettivi pre-visti dal Consiglio d’Europanel Piano di Lisbona (Lisbo-na, 23-24 marzo 2000).Obiettivi che ambiscono a fa-

    10 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

    Una significativa esperienza formativa in una scuola mediadi un Istituto statale pugliese. Il Progetto genitori ed educatorinel tempo del villaggio globale. Va ridotto l’analfabetismo mediale

    Per un futuro meno incerto:Formare, formare, formaredi Giuseppe Antonelli

  • re dell’Unione Europea,entro il 2010, la societàdell’informazione piùavanzata del mondo eche nello specifico am-bito educativo-formati-vo mirano a: migliorarela qualità e l’efficaciadei servizi e dell’offertadi istruzione e forma-zione; agevolare l’acces-so a tutti ai sistemi diistruzione e formazione;aprire al mondo esternoi sistemi di istruzione eformazione.L’azione formativa pro-gettata grazie all’espe-rienza e alla passionedell’Aiart oltre alle clas-siche modalità d’aula elaboratoriali ha previsto an-che coinvolgenti visite alcantiere. Attività, questa, par-ticolarmente gradita dai geni-tori che assistendo in direttaa un seguitissimo talk showdi una emittente locale han-no potuto conoscere dal vivociò che accade dietro lequinte di una trasmissioneche normalmente vedonostando comodamente sedutinel salotto di casa. La quanti-tà di tecnici di ripresa, delsuono, di fonici, di giornali-sti, impegnati nella trasmis-sione, la tecnologia impiega-ta, la sintonia dei tempi, glistacchi pubblicitari, la valan-ga di sms inviati dal pubblicoa casa, lo stile di conduzionedel giornalista; insomma si èmesso “il naso nella dispen-sa” e si è capito come si con-feziona ciò che vediamo nel-la scatola magica domestica.In aula invece la programma-zione ha previsto elementi disociologia della comunica-zione, i macrogeneri dellacomunicazione, l’informazio-ne a mezzo stampa e TV, ivari generi televisivi, la dietamediatica degli adolescenti,la tutela dei minori, gli Orga-ni di garanzia nazionale e re-gionale, l’Associazionismo

    culturale a difesa delle fami-glie e del telespettatore. Ogniargomento, qui indicato inmodo didascalico, ha miratoall’acquisizione di elementiconoscitivi ma particolare at-tenzione si è prestata alla let-tura critica del messaggio, al-l’abitudine al confronto dellefonti, a cogliere le varie sen-sibilità, a scoprire gli obiettivisottesi all’informazione; prati-camente a fornire ai genitoriquegli strumenti minimi perpadroneggiare senza riveren-za e sudditanza un pianetaverso cui ci si sentiva inade-guati e impotenti.Al termine del percorso for-mativo si coglie nei genitorila sensazione di maggioreadultità verso la grande po-tenza mediatica e in partico-lare si è consolidata la consa-pevolezza che i mass mediaci presentano una delle tanterappresentazioni delle realtànon la realtà.Un’accresciuta capacità dilettura e fruizione critica delmessaggio che i genitorichiedono a gran voce abbiaascolto e facilità di accessoverso i quartieri alti delleemittenti pubbliche e com-merciali nazionali e regionali.In sostanza i genitori rivendi-

    cano un sacrosanto diritto adessere correttamente infor-mati e dignitosamente intrat-tenuti per cui auspicano unareale interattività con i diret-tori e i responsabili di reteper presentare proteste in ca-so di lesa dignità ma ancheper avanzare proposte chediano voce e dignità alla fa-miglia, all’associazionismo, alquartiere, a quell’Italia “mi-nore” ma reale che rappre-senta l’humus della nostranazione.Questa inaspettata e sopitaestroversità nei genitori e ne-gli adulti nei confronti deimedia come Aiart ci interpel-la, va privata della sua natu-rale sterilità naif, e opportu-namente intercettata, va datacapacità di incidere ma ancorpiù di essere ascoltata.A noi dell’Aiart, ai ForumGenitoriali e Familiari, ai Me-dia Educatori, agli Uffici Dio-cesani delle ComunicazioniSociali, ai Dipartimenti uni-versitari di settore, il compitodi trovare forme e modalitàaffinché questa ansia eticache sale dalle famiglie e dalmondo educativo abbiasponde istituzionali sensibilied imprenditori mediatici eti-camente animati.

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 11

  • Se comunicare significa con-divisione di valori e diesperienze, desiderio di en-trare in relazione e di restarvistabilmente, saper dare e riceve-re, in un reciproco arricchimentoumano, la famiglia è il luogo pereccellenza della comunicazione.

    Una comunità di vitae di amoreLa famiglia nasce dall’impegnodi un uomo e di una donna direalizzare insieme “un ‘impresadi vita”. Se in essa si realizza laforma di comunicazione più inti-ma e duratura che sia possibilefra due persone, se essa trasmet-te la vita nell’amore e per amo-re, se accoglie i figli come donoe sa educarli progressivamentealla capacità di chiedere e dicontraccambiare, alla famigliaben si addice la definizione chene ha dato il Concilio VaticanoII: “una comunità di vita e diamore”.L’esperienza familiare è ricca dilinguaggi, è intessuta sia di mes-saggi positivi (sorrisi, carezze,baci, abbracci, lodi, incoraggia-menti, feste per onomastici ecompleanni), sia di messaggi ne-gativi (volti corrucciati, toniaspri della voce, rimproveri, epi-teti, silenzi ostili, castighi anchecorporali). C’è di più: oltre a

    queste e analoghe forme di co-municazione esplicita, vi è l’at-mosfera affettiva creata daimembri della famiglia, vi sono l’“empatia” e la “telepatia”, cheincidono profondamente nellavita dei singoli e del gruppo, an-che se non ve ne è consapevo-lezza.Normalmente nel “focolare do-mestico” la comunicazione posi-tiva prevale largamente su quel-la negativa, ma ciò non avvienefacilmente, perché l’egoismo de-gli adulti e l’egocentrismo deibambini spinge all’ “amore pos-sessivo” (pretendere, senza con-traccambiare), riduce gli spazidella comunicazione benevola,del dono disinteressato, del dia-logo autentico, fatto di parole,

    ma soprattutto di affetto e dicomportamenti costruttivi.Come si desume anche dall’eti-mologia, il dialogo è un “discor-so fra due”; in quanto tale, pre-suppone “comunanza” e “diver-sità”, per essere autentico, inte-ressante, fecondo. Infatti duepersone cominciano a dialogarequando sono accomunate dallestessa lingua e dai medesimi in-teressi, ma non persistono nellacomunicazione reciproca se nonaccettano la diversità, cioè senon capiscono che le differenzedi esperienze, di sensibilità o dilivello linguistico rendono possi-bile uno stimolante confronto euno scambievole arricchimento.Se uno degli interlocutori condu-ce autoritariamente il dialogo, co-

    12 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

    Gli effetti dei media sulla comunicazione familiare. Spessola TV “impone” a cena o a pranzo il silenzio tra i familiario li “divide” (ognuno si apparta a guardare la “sua” TV)compromettendo la saldezza affettiva e culturale della famiglia

    Oggi molto si comunicama poco ci si incontradi Sergio Spini

    Tv: consiglio utenti, il passaggioal digitale non è a costo zeroRoma, 16 giugno (Adnkronos) - “Il passaggio al digitale terrestre non è un’opera-zione a costo zero per le famiglie e, soprattutto nell’attuale fase di crisi econo-mica, può rappresentare una spesa onerosa”. Lo afferma in una nota il Consi-glio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell’Agcom, presieduto da Luca Bor-gomeo, che ha analizzato il passaggio nelle regioni interessate, mettendo in lu-ce comunque “la possibilità di una scelta che consentirà a milioni di utenti di be-neficiare d’innovazioni tecnologiche con effetti rilevanti sull’offerta”. Per il Cnuperò “l’aspetto negativo dei costi rischia di essere aggravato da un’informazionedei media, e del servizio pubblico radiotelevisivo in particolare, non adeguata al-le esigenze degli utenti, spesso non in grado di operare scelte tecnicamente vali-de ed economicamente giuste con acquisti poco oculati e indotti da campagnespeculative”. “In tale quadro - conclude il Cnu - l’informazione, specialmentequella della Rai, deve essere più ampia, chiara e puntuale per consentire agliutenti scelte razionali e che comportino la minore spesa possibile”.

  • stringendo l’altro a seguirlo inmodo pedissequo, allora vi è inrealtà un monologo, una “comu-nanza forzata”; se invece difettala capacità di trovare argomentidi comune interesse e di parlarecon chiarezza e proprietà, si ri-mane estranei gli uni agli altri, siverificano monologhi paralleli, acausa di un “eccesso di diversità”.Se questo vale per qualunqueambiente di vita (scuola, lavoro,associazioni), vale in modo parti-colare per la famiglia. La diversi-tà dei sessi (fra marito e moglie,tra fratelli e sorelle) crea inevita-bilmente ostacoli alla comunica-zione, perché ciascuno tende aimporre la propria “identità ses-suale”, anzichè comprendere eaccettare l’identità sessuale op-posta. I due sessi sono pari indignità, ma diversi sotto moltiaspetti. Ciò rende la comunica-zione più difficile, ma offre altempo stesso la possibilità di unafeconda complementarità.Questo si può affermare ancheper le differenze di età. In passa-to non si consentiva ai piccoli divivere pienamente la propria in-fanzia, ma si pretendeva che ma-turassero rapidamente (erroredell’“adultismo”). Oggi si ha pau-ra di dare ordini e di imporre di-vieti ai bambini, abbandonandoliin tal modo all’istintività, ai rischidell’inesperienza (infantilismo). Igenitori debbono certamente ca-pire e apprezzare ciò che è ca-ratteristico dell’infanzia, ma deb-bono pure esercitare sui figli lagiusta autorità, per una... comu-nicazione di vita adulta matura.

    Famiglia e mezzidi comunicazionesocialeNegli ultimi secoli ai tradizionalimezzi di comunicazione socialesi sono affiancati strumenti tec-nologici atti a coinvolgere uncrescente numero di persone edi famiglie: i quotidiani, le rivi-ste, la radio, la TV, Internet.Questi e analoghi mezzi di co-municazione sociale non hannole caratteristiche della comunica-zione intrafamiliare oppure di

    quella che si instaura tra amici,parenti, membri di associazioni,cioè di quei tipi di relazione neiquali vi è largo spazio per l’af-fettività e per la vicinanza fisica.Tuttavia, come è noto, le nuovetecnologie hanno davvero tra-sformato il nostro pianeta in un“villaggio globale”, in cui i limitispaziali e temporali si sonoenormemente dilatati. Stampaperiodica, trasmissioni radiofoni-che e televisive, Internet per-mettono di conoscere e di ap-prezzare la “diversità” dei popolie delle culture, realizzano in ap-prezzabile misura la visioneideale dello scrittore latino Te-renzio: “Nulla di ciò che appar-tiene all’umanità ritengo mi siaestraneo.”Queste parole si possono consi-derare un sommesso preludio algrande messaggio di Cristo, del-l’universale fraternità degli uo-mini, un messaggio che in due-mila anni di storia ha trovatouna sempre più ampia attuazio-ne e che deve ancor più realiz-zarsi anche col concorso dellenuove tecnologie. Eppure lastraordinaria ricchezza dei mass-media implica anche dei rischi,dei quali occorre avere consape-volezza e da cui è saggio guar-darsi.Per quanto attiene ai bambini, lopsicopedagogista statunitenseUrie Bronfenbrenner non hadubbi sulla gravità dei rischi:“Come lo stregone di una volta,il televisore lancia l’incantesimo,congelando parole ed azioni,trasformando i viventi in statuedi sale. Il principale pericolodello schermo televisivo non statanto in quello che esso induce

    a compiere (benché anche lì visia un pericolo), quanto in ciòche impedisce di fare: i discorsi,i giochi, le festività e le discus-sioni familiari attraverso cui av-viene gran parte dell’apprendi-mento del bambino e si forma ilsuo carattere. Usare la TV puòsignificare interrompere il pro-cesso che trasforma i bambini inpersone adulte.”Durante i pasti, cioè nei mo-menti propizi alla comunicazio-ne intrafamiliare, la TV in moltecase impone il silenzio; in altreore della giornata ciascuno siapparta per usare il proprio tele-visore, in una solitudine indivi-dualistica che compromette lasaldezza affettiva e culturale del-la famiglia.Questo grave errore si riscontraanche nell’abuso del computerdomestico e di Internet. Cito, aquesto proposito, un passo delMessaggio che il Papa ha pub-blicato nel 2009 col titolo “Nuo-ve tecnologie, nuove relazioni”:“Sarebbe triste se il nostro desi-derio di sostenere on-line leamicizie si realizzasse a spesedella disponibilità per la fami-glia, per i vicini e per coloro chesi incontrano ogni giorno sulposto di lavoro, a scuola, neltempo libero.”L’incidenza negativa dei mass-media, per quanto riguarda ilnostro discorso, si può riassu-mere in queste parole di Philip-pe Bréton: “Oggi molto si comu-nica, ma poco ci si incontra”. Lasocialità umana si arricchiscemediante relazioni interpersonalicaratterizzate anche dalla fisicità,non può limitarsi ai messaggivirtuali.

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 13

    Berlusconi: Aiart, No alla Pubblicitàa Programmi Anti Famiglia e Minori(ASCA) - Roma, 13 giugno - “Per noi sarebbe meglio non dare la pubblicità aquelle tv che trasmettono programmi che vanno contro la famiglia, che propon-gono volgarità e violenza, o che minano l’integrità morale e psichica dei minori”.Lo afferma Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattoli-ci Aiart, nel commentare le dichiarazioni del premier Berlusconi di fronte ai gio-vani industriali. “Troppe televisioni attentano al modello cristiano di famiglia epropongono spettacoli in cui l’unica cosa che conta è l’immagine e non cosa sisa fare - conclude Borgomeo - Gli inserzionisti pubblicitari facciano più attenzio-ne a che cosa sponsorizzano e al messaggio che questi programmi veicolano”.

  • Social network come face-book, myspace, twitter, ba-doo… ed altre applicazionidel web sono ormai diventati luo-ghi di socializzazione in un mon-do, quello delle comunicazionisociali, dove lo slogan è “esseresempre connessi”. A Roma, il 23aprile 2009 si è svolto un Conve-gno di Studi, alla Pontificia Uni-versità Lateranense, dal titolo“Nuove Tecnologie nuove Rela-zioni. Promuovere una cultura dirispetto, di dialogo, di amicizia”.Intervistato, in un video presentesu “chiesacattolica.it”, don Dome-nico Pompili, Direttore dell’UfficioNazionale per le ComunicazioniSociali della CEI, afferma che coni social networks, “La socialità chetalvolta si andava rarefacendo per-ché sempre più individualisti echiusi nel nostro privato si recu-pera attraverso le connessioni te-lematiche che ci mettono in con-tatto con tante persone in tanteparti del globo. In questo modol’individualismo finisce per diven-tare interconnesso”. Si è partiti dalMessaggio di Papa Benedetto XVIper la XLIII Giornata Mondialedelle Comunicazioni Sociali peravviare una riflessione sul rappor-to tra i nuovi media e le trasfor-mazioni sociali e culturali che essihanno indotto. Papa Benedettonel Messaggio invita a guardarecon speranza ai nuovi mezzi dicomunicazione a disposizione e avalorizzarli al fine di intessere re-lazioni nuove, improntate a frater-nizzare nella grande famiglia degli

    uomini e ad essere reciprocamen-te collaboratori nella realizzazionedi un mondo più giusto e frater-no. Non si può tacere sul fattoche da diversi anni la Giornatadelle Comunicazioni offre l’occa-sione alla Chiesa per porgere allasocietà una parola di incoraggia-mento e di speranza. È quantomai necessaria una media educa-tional, l’educazione all’utilizzo deimezzi di comunicazioni di ognigenere (in senso verticale, invitorivolto alle istituzioni a vegliare suquanti gestiscono mass media estrumenti di comunicazioni in ge-nere); in senso orizzontale, esorta-zione per gli utenti, ad essere rettiutilizzatori di strumenti che posso-no essere non solo strumento diservizio della verità ma anche vei-coli di cattiverie o di materialeche produce effetti deleteri nellecoscienze, in particolare dei debo-li. Purtroppo, a dimostrazione cheuna campagna sulla media educa-tional è assolutamente urgente, varegistrato che spesso nei mediaprevalgono atteggiamenti non so-lo critici, ma anche offensivi delleattività della comunità ecclesiale edel clero in particolare.L’interrogativo che vogliamo pro-porre è duplice: esiste una eticadelle comunicazioni a tutti i livellioppure gratuite e futili corbelleriepossono essere lanciate da chic-chessia per screditare chi è pasto-ralmente e socialmente impegnatoper annunziare il Vangelo dellasalvezza e della grazia, in un terri-torio che oltretutto fa fatica a

    camminare con le proprie risorse?Gli Uffici preposti da parte del-l’Authority per le Garanzie nellecomunicazioni verificano comevengono utilizzati i fondi pubblici,investiti per sostenere e incentiva-re le emittenti locali? E i Comuni,e gli altri Enti territoriali, in base aquale principio continuano adostinarsi nel sovvenzionare quantinon rispondono ad alcuna eticanel proprio modo di fare comuni-cazione, se non quella di fare au-dience? Secondo. Cari amici eser-centi, titolari di attività commer-ciali che vi prestate nel finanziare,attraverso la pubblicità, quantinon rispondono ad alcun target dirispetto civico né istituzionale, sa-rà per le tariffe particolarmenteconvenienti o per pressioni più omeno subdole, che accettiate dioffrire il nome della nostra azien-da, pur di sostenere chi, aperta-mente, come l’unico interesse chemanifesta, vuol utilizzare un mo-do di parlare “volgare” e che, purdi fidelizzare persone buone nel-l’ascolto di una radio, non cono-sce nessuna regola nella convi-venza civica, prima ancora chenel rispetto e nel dialogo con leistituzioni (governative, locali onazionali, militari, o anche religio-se)? Speriamo che gli interrogativipossano incontrare coscienze dipersone di buona volontà e che, alivello nazionale e locale, si pos-sano compiere passi significativi,volti al recupero del rispetto dellaverità e di una seria professionali-tà nella comunicazione.

    14 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

    Le relazioni tra gli uomini e tutta la vita delle comunitàfortemente influenzate dai media. La loro crescente diffusione,sotto la spinta di nuove tecnologie e di costi sempre più ridotti,pongono alla società problemi di straordinaria rilevanza

    Affermare i valori etici nel frastuono dei mediadi Giovanni Pinto

  • Arriva il 29 giugno suRai Uno in seconda se-rata un programmache tratta il tema attualissimodell’immigrazione. Si tratta diun’inchiesta dal titolo “La vali-gia con lo spago”. Subito, d’i-stinto, ci verranno in mente leimmagini dei milioni di emi-granti: Italiani, Irlandesi, Spa-gnoli o Portoghesi che, all’ini-zio dell’ottocento e fino aglianni cinquanta del secolo scor-so, si spostarono da un conti-nente all’altro, con le loro vali-ge legate, tenute sulle spalle,in fuga dalla miseria. Donne,uomini, adolescenti spessoanalfabeti che, con caparbietà,sacrifici e volontà hanno con-tribuito alla costruzione dellaricchezza dell’Occidente.Milioni di individui oggi piena-mente integrati, figli di quellevalige di cartone difficili da di-stinguere ma che al loro inter-no portavano storie, emozionie speranze di intere famiglie.Ed oggi? Il regista Luca De Ma-ta ci racconta dei viaggi e dellevicende degli immigrati di tut-to il mondo. Ci racconta cheoggi si arriva senza valigia.Senza nulla. Uomini come mi-lioni di ombre. Clandestini chescivolano lungo montagne o

    coste per raggiungere un so-gno, che più spesso è risveglioin una miseria più grande diquella lasciata in patria.“La valigia con lo spago” nel-l’immaginario collettivo rap-presenta il bagaglio di fortunadi chi radunava i pochi averiin un cartone e partiva alla ri-cerca di un lavoro e di mag-giore serenità per sé e per lapropria famiglia. Oggi è tuttodiverso. L’inchiesta mostra conassoluta chiarezza la situazionedegli immigrati e la percezioneche la nostra società ha di lo-ro. Il lavoro diretto da Luca deMata, è utile per comprendereche dietro ogni migrante c’èsoprattutto una persona, unuomo o una donna, con i pro-pri bisogni e i propri obiettivie per questo motivo il fenome-no dell’immigrazione deve es-sere considerato nella sua glo-balità come un elemento dellanostra vita quotidiana.Mai come in questo momentostorico la società europea habisogno di capire e conoscerequeste realtà che oltre a coin-volgerci ci cambiano. Nonpossiamo più voltare la testada un’altra parte. Il mondo èmolto diverso rispetto ad unsecolo fa ma sempre più spes-

    so noi occidentali siamo im-passibili e talvolta intolleranti.Quali leggi possono fermarel’onda umana di disperazionee miseria che infila in una cittàcome Roma i bambini a dormi-re dentro i cunicoli della stra-da? Quando si viene dal nullaanche un cunicolo diventa unluogo sicuro. Quanti di noipossono accettare tutto questo?Ed anche se nessuno sa la so-luzione reale del problema so-no necessarie delle certezze.L’emigrazione non può conti-nuare ad essere l’ennesimo af-fare per le criminalità organiz-zate del pianeta.“La valigia con lo spago”, nellequattro puntate che andrannoin onda, ci racconta la storiapersonale di tantissime perso-ne che partendo dal proprioPaese hanno cercato di miglio-rare la propria condizioneumana e sociale ma non sem-pre sono riusciti ad arrivare al-la meta.L’inchiesta parte con la testi-monianza di Mohammad, uniraniano, che ha deciso di vi-vere per aiutare quelli che nonhanno nulla, come lui. Mo-hammad è un poeta, un bene-fattore, una persona di cui ci sipuò fidare. Vive a Palermo,

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 15

    “La valigia con lo spago” di Luca de Mata. Un programmatelevisivo che racconta il trauma dell’emigrazione e le storiedi tante persone che partono dal proprio Paese per migliorarela propria condizione. Un’inchiesta che fa riflettere e interpellala coscienza di tutti gli uomini e le donne del nostro tempo

    L’onda umana che sfuggealla fame e alla miseriadi Francesco Giacalone

  • sulle panchine che costeggia-no il porto, ed è solidale conchiunque ha bisogno. Il registalo ha conosciuto grazie agliamici della Comunità di Sant’E-gidio che quotidianamente do-po essersi incontrati in Chiesa,in un momento di preghiera,stanno fisicamente vicini ai piùpoveri con cibo e coperte.Un cammino di generosità checontinua nonostante la durarealtà. Anche Mohammad èstato vittima, come molti altriclochard, di furti, pestaggi eumiliazioni ma continua ad im-pegnarsi ed aiutare i giovaniche rischiano di morire per lestrade a causa della droga, del-l’alcol e della violenza. Egli hascelto di diventare un’ombra esembra essere felice perché

    solo così ha ritrovato se stessoe la sua anima. Quanti di noisarebbero disposti a lasciarsialle spalle la vita quotidianaper ritrovare il proprio “IO”? Avolte le scelte più coraggiosesi celano dietro il viso di chinon degniamo nemmeno diuno sguardo.Sempre a Palermo infatti c’èqualcuno che non si è girato aguardare altrove, alle proble-matiche della città o soltanto aidisagi dei propri concittadini.Nel capoluogo siciliano vaavanti da anni l’opera del frateche ha fondato la Missione del-la speranza e della carità, of-frendo un letto e un appoggioa chiunque ne abbia bisogno.Stiamo parlando di fratel Bia-gio Conte. Egli offre un riparo

    a quanti arrivano per mare, sui“barconi della speranza”, senzachiedere il permesso di sog-giorno: la sua unica preoccu-pazione è che tutti abbianouna sistemazione dignitosa euna speranza per un futuromigliore.L’inchiesta condurrà i telespet-tatori non solo all’interno delleproprie città e dei propri quar-tieri ma anche in luoghi comel’Argentina, la Francia, l’Inghil-terra, gli Stati Uniti: perché ildramma dell’emigrazione èsempre lo stesso. Volti diversi,ma stesso dolore, stessa dispe-razione, uguale fatica, ugualevergogna. È scandalosa la no-stra incapacità di comprendereche in fondo gli aspetti dellatragedia che si svolge sotto inostri occhi sono identici aquelli vissuti dagli italiani chepartirono in cerca di fortuna.Noi europei abbiamo già vis-suto il dramma dell’emigrazio-ne ma sembriamo, di punto inbianco, non comprendere ilvalore della diversità e dell’ac-coglienza.Il punto forte dell’inchiesta, ol-tre alla trasmissione di dati e in-formazioni preziose per capireil fenomeno, sta sicuramentenel “pizzicare” le corde dell’e-motività. Testimonianze moltotoccanti si susseguono con rit-mo e intensità, facendo traspari-re l’ottimo lavoro che vi è allespalle, nella costruzione dellasceneggiatura. Ecco le parole diuno dei tanti immigrati costrettia vivere di espedienti: “La miatestimonianza è per le personecome me che vivono sulla stra-da, e soprattutto a chi sulla stra-da è morto. A chi dorme nellestazioni, nelle case vuote, ai di-pendenti dall’alcol, dalla droga.Io, da dieci anni vivo sulla stra-da. Non è facile. Sono venutoqui per lavorare. Ho fatto il cuo-co, il cameriere, il fabbro fer-raio, l’aiuto panettiere. Ma sem-pre senza riuscire ad uscire dal-la mia situazione. Ognuno puòfinire sulla strada. Ho dormito

    16 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

  • sul pavimento delle stazioni conun ex direttore di banca. Per vi-vere sulla strada devi saper lot-tare, perché ti possono rubareanche le tue sporche cose chetieni nello zaino sotto la testamentre dormi su un cartone.Vedi la gente che muore per l’al-cool, la fame, provi la paura diqualcuno che ti mette il coltellonella schiena. Molte persone fi-niscono per strada perché si ver-gognano di tornare nella loronazione, vengono per la raccol-ta dei pomodori, e finiscono perstrada, perché imbrogliati, nonricevono salario. C’è chi muore.Di questo non si accorge nessu-no. Ed iniziano a bere e si ver-gognano di tornare indietro,non hanno soldi, farsi vedere amani vuote. Si distruggono le fa-miglie. Ogni giorno di vita deviconquistartela.”“La valigia con lo spago” ciconduce nelle comunità rom,nei luoghi della clandestinità eci porta a riflettere sul legameprofondo tra flussi migratori eattività criminali.Di forte impatto è anche lastoria di Lucrezia, una donnache aveva deciso di attraversa-re il deserto con i suoi figli.Colui che doveva condurli ol-tre la fame, la sete e la miseriavoleva farle abbandonare i figlidurante il viaggio poiché ral-lentavano la marcia. Lucrezianon li ha abbandonati e ha da-to loro la poca acqua che ave-va con sé. Sacrificando la suavita ha salvato i suoi bambini ele loro esistenze.Queste storie non riguardanosolo una popolazione, ma tuttol’equilibrio mondiale, sonoquestioni che interessano an-che i meandri dell’economia: inun pianeta globalizzato in cuioccorre produrre molto, a bassicosti, per vendere di più ed es-sere attivi sul mercato. Cosa c’èdi meglio di una manodoperainvisibile e a bassissimo costo?De Mata offre un ragionamentoequilibrato per dare coscienzae peso ad un’insofferenza dif-

    fusa. Come egli stesso scrive:“Un disagio che ha già avutolampi di fuoco in Europa,quanto più la costruzione dinuovi ghetti e mura fortificatelungo i confini tra il Nord ed ilSud del continente Americano.Attività criminali e terrorismosono la miccia accesa perchésul tema dell’immigrazione lesocietà deflagrino. Se una voltal’orrore del razzismo aveva lasola matrice nelle fobie deibianchi, ed ancora alimentafocolai di intolleranza, oggi ilrazzismo ha preso tutti i coloridella pelle della nostra umani-tà. I bianchi sono passati dalcolonialismo schiavista, al pa-ternalismo protettivo fino ad of-frirsi con la metafora dell’in-culturazione. Se la democraziaè una conquista non si può poiaccettare che qualcuno possasostenere che non lo sia, chechiunque conquisti un micro-fono possa dichiarare che unaltro non ha diritto di esistere.Perché poi questi ragionamentifatti per i popoli toccano le sin-gole persone. E quando dilagail fanatismo la prima a soffrireè la mobilità di ognuno di noi,non sono solo le valige che ven-gono meticolosamente control-late, ma ognuno di noi è di-ventato un ostaggio di un siste-ma che cerca di difendersi dalfanatismo. Ancora più è la po-

    vera gente che trova muri ma-teriali e di leggi che sempre piùsi intrecciano l’una all’altracome una rete dove si spera sipossa bloccare chi non cercalavoro, ma odio. E così comesempre i più bisognosi, i piùindifesi pagano per tutti.”Il dialogo, la reciprocità, loscambio, oggi sono possibili esono dunque una ricchezza dapoter utilizzare. Il problema èvasto ed è difficile dare rispo-ste; dietro l’immigrazione sinascondono troppi interessieconomici o politici e di tuttoquesto spesso non si tieneconto. “La valigia con lo spa-go” vuol aprire i cuori e porta-re all’attenzione la voce di chivive ogni giorno una situazio-ne drammatica e sembra esse-re lontano anni luce da ogni ti-po di speranza. Su queste te-matiche si è più volte pronun-ciato anche Benedetto XVI conparole che mettono in risaltol’importanza dell’accoglienza edel rispetto: “La comprensioneper le persone ai margini dellasocietà, ai margini della chie-sa, per i falliti ed i sofferenti,per coloro che pongono delledomande, per gli scoraggiati egli abbandonati, così da infon-dere fiducia e suscitare la vo-lontà di sostenersi vicendevol-mente, è il vero nocciolo dellamoralità cristiana”.

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 17

  • 18 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    NEWS AIARTNEWS AIART

    NEWS NEWS NEWSCorso Nazionale di Formazione

    Programma

  • Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 19

    NEWS NEWS NEWSContinua la raccolta firme

    È in pieno svolgimento la campagna promossa dall’Aiartper raccogliere 50.000 firme necessarie per presentarein Parlamento una proposta di legge di iniziativa popo-lare, finalizzata ad inserire nei programmi della scuolal’educazione ai media e l’educazione con i media.La raccolta di firme che si concluderà in autunno ha fi-nora conseguito positivi risultati, essendo stata superatala soglia delle 27.000 firme. Da alcun regioni, e da nu-merose provincie non giungono purtroppo risultati in-coraggianti. Per questi motivi la Presidenza Nazionalecontinua a sollecitare tutte le strutture ad un maggiorimpegno, ribadendo la disponibilità a sostenere orga-nizzativamente tutte le iniziative ( convegni, tavole ro-tonde, incontri con insegnanti e genitori, ecc...) che lestrutture Aiart a livello locale intendono programmare.

    Il 22 maggio, presso la Parrocchia di Pristino, si è svol-to un importante convegno, in occasione della Giorna-ta Mondiale delle Comunicazioni Sociali. L’iniziativa èstata promossa da Mons. Angelo Riva, vicario per lacultura della diocesi, dall’ufficio comunicazioni sociali,dal periodico“Il settimanale” e dall’Aiart comasca. Larelazione “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuo-vere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia” èstata svolta dal dott. Fabio Zavattaro, giornalista, vati-canista del TG1.

    L’Associazione Cittadini e Territorio di laici cristiana-mente ispirati particolarmente impegnata su problema-tiche sociali, opera nel popoloso quartiere Japigia dellacittà di Bari ed ha sede presso la Parrocchia San Marco.Proprio in collaborazione con il Parroco, Don BiagioLavarra, l’ACeT ha organizzato alla vigilia della 43ªGiornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali un in-contro aperto ai giovani e alle famiglie del quartiere sultema: I mezzi di comunicazione, opportunità e rischi.La riflessione si è incentrata sulla relazione svolta daGiuseppe Antonelli, Presidente Regionale dell’Aiart Pu-glia, che si è addentrato nell’interessante tema propo-stogli per l’occasione dopo essersi ampiamente soffer-

    PUGLIA - Bari

    LOMBARDIA - Como

    IL TELESPETTATOREMensile dell’Aiart - Associazione Spettatori ONLUS - Via Albano, 77 - 00179 Roma - Tel. 067808367 -Fax 067847146 - c/c postale n. 45032000 distribuzione gratuita ai soci - spedizione in abbonamento po-stale art. 2 Comma 20/c L. 662/96 - Filiale di Roma - Abbonamento annuo e 20,00

    Direttore responsabile: Luca Borgomeo - Registrazione Tribunale di Roma n. 10108 del 5/12/64 -Progetto grafico e stampa: Stilgrafica srl - Via Ignazio Pettinengo, 31/33 - 00159 Roma - Tel.0643588200 - Fax 064385693 - http://www.stilgrafica.com - E-mail: [email protected]

    mato sugli aspetti più rilevanti del messaggio di Bene-detto XVI per la 43ª GMdCS “Nuove tecnologie, nuoverelazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialo-go, di amicizia”. È stato proprio attingendo a quantoaffermato dal Pontefice nel suo quarto messaggio intema di comunicazioni sociali che è stato sottolineatol’apprezzamento e gli apporti positivi delle nuove tec-nologie alla crescita della comunità umana al punto dadefinirle, da parte del Papa, “un vero dono di Dio”. Lapresenza di giovani componenti la redazione del pe-riodico parrocchiale è stato motivo per esaltare l’appel-lo del Papa alla generazione digitale, quella generazio-ne particolarmente in confidenza con i moderni stru-menti della comunicazione e affascinata dal meravi-glioso utilizzo che di essi l’uomo ne può fare.Ai giovani, in particolare, è stato segnalato anche unaltro accorato appello presente nel messaggio del Pa-pa, quello di non enfatizzare la virtualizzazione dell’a-micizia evitando l’accumulo ossessivo di amicizie in-formatiche sacrificando quelle vicine, di famiglia, di la-voro e di ballatoio.

    La IV edizione dei RacCORTI Toscani si inaugura nel2009 con l’evento speciale RacCORTI Sociali, concorsodi cortometraggi che narrano ”La cultura della solida-rietà e del volontariato in Toscana: i valori, le pratiche,i protagonisti”.L’iniziativa è promossa da CESVOT - Centro Servizi Vo-lontariato Toscana in collaborazione con Aiart Associa-zione Italiana Ascoltatori RadioTelespettatori - ONLUS- Delegazione di Pisa.“Piccoli film per grandi idee” è il significativo slogan diquesto progetto innovativo. Gli organizzatori non du-bitano che il mondo del volontariato saprà coglierequesta opportunità per mettere a punto nuovi stru-menti di conoscenza di questa speciale realtà. Anzi so-no convinti che i corti siano la nuova scommessa dellacomunicazione sociale: format originali che coniuganocreatività e capacità di documentazione, un linguaggiogiovane adatto ad appassionare le nuove generazioni ecoinvolgerle nei problemi e nella vita del volontariato.Regolamento, schede di iscrizione e info su:www.raccortitoscani.it e www.cesvot.it - Tel. 3397623692-3397145671-050530329 - E-mail: [email protected]

    TOSCANA - Pisa

  • 20 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    COMMENTICOMMENTI

    Nel mese di Maggio si è ve-rificato uno sconvolgimen-to nelle visite al sito del-l’Aiart che ha determinato una si-tuazione di regresso alla cifra di3.878 accessi. Che cosa è succes-so per determinare una debacle diqueste proporzioni, se di debaclesi tratta. Il calo di visite si è verifi-cato in maniera netta tra il 5 e il 6Maggio quando le visite da unamedia giornaliera dei primi 5 gior-ni di 245 sono passate ad una me-dia negli altri 26 giorni del mesead una media giornaliera di 102visite. Perché quindi questo piùche dimezzamento?Da quanto abbiamo potuto inda-gare dalle statistiche del sito, lecause potrebbero essere attribuitead alcune motivazioni che andre-mo meglio a specificare nel segui-to. La caduta verticale delle visiteriguarda solo gli USA che da unvalore di 4489 del mese di Aprile(peraltro il valore di queste visitesi era attestato da vari mesi oltre4000 e quindi a circa il 50% di tuttigli accessi mensili) al valore diMaggio a 991. È una caduta nettache lascia pensare subito ad unproblema tecnico; tuttavia questovalore ridotto di 991 si associa allacaduta proporzionale di altri daticaratteristici del traffico mensiledagli Usa quali ad esempio le pa-gine visitate, gli Hits e la banda. Aquesto punto ci si pone la doman-da: sono andati via oltre 3000 visi-tatori americani oppure è successoqualcosa altro? Premesso che par-liamo degli Usa, paese democrati-co per eccellenza (dove non pos-siamo ipotizzare un oscuramentodel nostro sito, cosa che inveceavviene in Cina), il problema nonè tanto da attribuire ad una volon-tà dei visitatori americani di nonaccedere al nostro sito quantopiuttosto a qualche difficoltà tem-

    poranea di connessione ai serverlocali che hanno impedito, di fat-to, la realizzazione delle visite.Ovviamente, se si tratta di un pro-blema temporaneo, la media gior-naliera delle visite risalirà, prima opoi, di nuovo al di sopra delle 200visite. Se invece la media rimarràcome quella attuale, di poco oltrele 100 visite, allora dobbiamo pen-sare ad un problema, sempre tec-nico, o di errato instradamento deipacchetti digitali o di variazionesull’interfaccia con la l’azienda cherileva i dati statistici. Qualunquesia la causa, saremo sempre prontia monitorare tali variazioni e, se sidovesse consolidare la situazioneattuale, ci daremo da fare per re-cuperare il terreno perduto in Ita-lia e nel continente europeo.Fatta questa grande premessa, pas-siamo ad esaminare i documentiinseriti nel sito un giorno primache si sono verificate le punte diaccesso nel mese di Maggio. Il 3Maggio si sono registrate 277 visi-te per l’inserimento dell’articolo diDomenico Infante “Vietare connorme severe tutti i videogiochi vio-lenti”. Il 19 Maggio si sono regi-strate 190 visite per la comunica-zione dell’avviso della partecipa-zione di Luca Borgomeo ad un di-battito a SAT 2000; per l’inserimen-to dell’articolo “USA, carcere per icyberbulli?” di Gaia Bottà dal sitodi Punto Informatico, della recen-sione del libro “Buona maestra” diAldo Grasso e dell’Agenzia Apcomsulla Giornata mondiale TLC dedi-cata alla protezione dei minori inrete. Il 18 Maggio si sono registra-te 181 visite a seguito inserimentodella recensione sul film “Angeli eDemoni”, della “Rassegna Guidala TV”, dell’avviso sulla presenta-zione del programma “La BibbiaEducational” a Milano. Il 10 Mag-gio si sono registrate 125 visite

    per l’inserimento dell’articolo “Spa-gna, TV pubblica senza spot” diVincenzo Caccioppoli dal sito diAFFARITALIANI.it e dell’articolo“Pedofilia, la paura ora viene dalweb” di Giulia Rocchi dal sito diAvvenire. Il 13 Maggio si sono re-gistrate 124 visite con l’inserimen-to dell’avviso della manifestazioneorganizzata dalla Sezione di Matera“Napoli: sentimento e amore”, ledue agenzie Adnkronos dal titolo:“Parma: Aiart, iniziativa Nocetoda ripetere altrove” e “Tv: Aiart, dafiction su Mattei un esempio diqualità” ed infine l’articolo di Ste-fania Parmeggiani dal sito di PAR-MA.it de la Repubblica su “La setti-mana della creatività” organizzataa Noceto di Parma.I documenti sui media, più scaricatia Maggio dal nostro sito, sono i se-guenti: 1) con 156 downloads “Me-dia e Adolescenti: un percorsotra ricerca e regolamentazione”di Nicoletta Vittadini; 2) con n. 60downloads la relazione di ClaudiaDi Lorenzi su “Percorsi di educa-zione alla TV”, fatta al corso di for-mazione di Acireale; 3) con 54downloads il saggio di Don Fortu-nato Di Noto “Le violenze suibambini all’epoca di Internet. Unfenomeno in crescente espansio-ne”; 4) con 42 downloads il saggiodi Maria Rosaria Tomaro “Il bambi-no e la televisione: la fruizioneconsapevole” pubblicato sulla rivi-sta la Parabola; 5) con 36 down-loads il saggio del prof. Michele In-dellicato “Etica ed estetica dellacomunicazione” pubblicato sullarivista La Parabola.Infine, circa i visitatori provenientidalle nazioni estere, come detto inapertura, l’Italia riprende la lea-dership con 2689 visite superandogli Usa con 991 e la Federazionerussa con 12 visite. La Nigeria fa ilsuo primo ingresso.

    Rassegna del sito nel mese di Maggio 2009

    di Domenico Infante

  • Per aderire rivolgiti all’Aiart della tua città

    o della tua regione; scrivi o telefona a:

    AIART Associazione Spettatori

    Via Albano, 77 - 00179 Roma -

    Tel. 067808367 - Fax 067847146 -

    www.aiart.org - E-mail: [email protected].

    Le quote di adesione sono: minimo 20,00 t

    per i soci ordinari; minimo 35,00 t

    per i soci sostenitori, enti, associazioni

    e scuole; 6 t per i giovani studenti.

    La quota d’adesione è comprensiva

    dell’abbonamento al mensile Il Telespettatore:

    Per ricevere anche il trimestrale

    “La Parabola” le quote di adesione

    vanno aumentate di t 10.

    I versamenti possono essere effettuati

    sul conto corrente postale n. 45032000

    intestato alla Sede Nazionale Aiart,

    Via Albano 77 - 00179 Roma oppure

    sui conti correnti postali provinciali

  • Consiglio Nazionale degli Utentipresso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni

    BANDO DI CONCORSOper il conferimento di 5 premi di laurea di Euro 2000,00

    “Audiovisivi e Minori”“magna debetur puero reverentia”

    Art. 1È indetto un concorso per il conferimento di 5 premi di laurea sul tema “Audiovisivi e minori”. Il premioha la finalità di promuovere la conoscenza dei problemi del rapporto Audiovisivi e minori, della loro tute-la, della necessità di accrescere la consapevolezza. del ruolo che svolgono i media (Tv, radio, internet, vi-deofonia e videogiochi) nell’informazione e nell’educazione dei minori.

    Art. 2Possono concorrere all’assegnazione dei premi i laureati delle Università italiane, che hanno conseguito ildiploma di laurea tra il 1° luglio 2008 e il 31 luglio 2009 e che hanno presentato una tesi di laurea sul te-ma “Audiovisivi e minori” in tutte le sue accezioni.

    Art. 3Per partecipare all’assegnazione dei premi i candidati dovranno spedire alla Segreteria del Cnu, Agcom,Via delle Muratte, 25 00187 Roma entro il 30 settembre 2009:- domanda indirizzata al Presidente del Cnu in cui siano chiaramente indicati: nome e cognome, indiriz-

    zo, codice fiscale, telefono, titolo della tesi, anno accademico, data del conseguimento della laurea, lafacoltà, Università, il relatore, il voto di laurea;

    - autocertificazione degli esami sostenuti ai sensi del D.P.R. n. 445 del 28.12.2000;- breve relazione del relatore;- copia della tesi.

    Art. 4Le domande, corredate dalla documentazione e dalla tesi, dovranno essere spedite al Cnu a mezzo postaraccomandata: farà fede la data del timbro postale di spedizione. Il Cnu non risponde di eventuali disgui-di postali.

    Art. 5La Commissione giudicatrice è composta da tutti i membri del Cnu ed è presieduta dal Presidente dell’Au-torità per le Garanzie nelle Comunicazioni e, con funzioni vicarie, dal Presidente del Consiglio nazionaledegli utenti.La Commissione giudicatrice attribuirà a suo insindacabile giudizio i 5 premi di euro 2000,00 (duemila)entro il 31 gennaio 2010. È facoltà della Commissione giudicatrice sia di non assegnare 1 o più premi, siadi assegnare premi ex-aequo con divisione in parti del premio stesso. Inoltre la Commissione giudicatricepotrà assegnare “attestati di merito” a tesi non giudicate vincitrici, ma comunque meritevoli.La consegna dei premi avrà luogo con una manifestazione pubblica organizzata dal Cnu d’intesa con l’Ag-com. Il Cnu si riserva l’opportunità di pubblicare le tesi risultate vincitrici del concorso.

    Art. 6Le copie delle tesi, con gli allegati, potranno essere ritirate a cura e a spese del concorrente entro il 31gennaio 2010.

    Art. 7La partecipazione al concorso è gratuita ed implica la piena accettazione di tutte le norme del bando.

    Roma 26 maggio 2008

    Con il patrocinio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI)

    Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009 23

  • 24 Il Telespettatore - N. 6/7 - Giugno/Luglio 2009

    DOCUMENTIDOCUMENTI