interior design _brandecomunicazione_tesi_14 03 13

12
2012 – IX Edizione ________________________________________________________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] Matteo Trogu Architetto / Presentazione finale [Interior Design + identità Brand]

Upload: matteo-trogu

Post on 12-Jan-2017

7 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

2012 – IX Edizione

___________________________________________________ _____________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT]

Matteo Trogu Architetto / Presentazione finale

[Interior Design + identità Brand]

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 2

[Intro] [Video] Nell’epoca attuale si desiderano, si scambiano e si consumano segni più che oggetti, nel senso che il commercio e lo scambio di prodotti vengono progressivamente sostituiti dal commercio di simboli e di messaggi [Semprini 2003].

Figura 1- Slide di presentazione dei workshop ogget to della tesi: spazi del consumo [Retail] e spazi d el lavoro [Offices ]

Con corporate identity / corporate image / immagine coordinata / identità visiva si intende l’unità di contenuti, dichiarazioni e comportamenti di un’azienda o qualsiasi altra entità commerciale, sociale o concettuale. Nell’identità si collocano la visione, le intenzioni, il programma della marca, ma anche il passato, la memoria di ciò che essa è stata; è il luogo della strategia, delle decisioni, del posizionamento: “Heinz è un’alimentazione sana e piacevole”. [video heinz] L’immagine diventa coordinata quando i differenti fenomeni comunicativi risultano coerenti l’uno con l’altro.

Questa coerenza si riferisce tradizionalmente ad elementi di comunicazione visiva quali, ad esempio, marchio, colori, caratteri tipografici, gabbie di impaginazione dei materiali di comunicazione.

Figura 2 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz, Reception

Figura 3 - Workshop "Spazi del lavoro",Heinz, conference

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 3

Figura 6 – Workshop “Spazi del consumo ” ,Guerrilla Marketing:un tram riempito con casse bianche che percorre una strada del centro pubblic izza l’apertura dell’Istanbul Concept Store .

Figura 7 – Workshop “Spazi del consumo”, Guerrilla Marketing: Flash Mob [ una folla di persone in abiti bianchi della Maison improvvisa una sfilata per le vie del centro città].

Figura 2 - Elaborazione del font proposto per l'Ist anbul Concep Store. In questo workshop il gruppo el abora una presentazione prendendo spunto dal formato dell e foto istantanee [“INSTANT”, appunto].

La coerenza semiotica rende così più efficiente il processo comunicativo perché fornisce ai destinatari precisi punti di riferimento, ma soprattutto induce un processo di progressivo riconoscimento dell’azienda o del brand e della sua attività con conseguenze positive sul suo successo. [fig.5, 6, 7] In questo senso la brand image può essere vista come l’insieme di tutte le manifestazioni di marca, che vanno dai testi del mix di comunicazione come la pubblicità, il logo, il naming, il sito web, il prodotto, il punto vendita, ecc. Affinché i valori impressi dall’azienda nell’identità del marchio arrivino al destinatario della comunicazione è importante però che ci sia coerenza tra brand identity e brand image. Per brand image si intende il modo in cui i valori della brand identity vengono veicolati, attraverso il coordinamento efficace delle leve del communication mix, verso il cliente, che la decodifica in base al proprio vissuto personale. E’ proprio attraverso la brand image che si cerca i nfatti di ottenere riconoscibilità, memorabilità, fedeltà.

Figura 3- Guerrilla Marketing

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 4

A questo fine è importante che l’immagine sia coordinata e coerente in tutti i settori e prodotti, e soprattutto rispetto ai valori che l’azienda ha posto alla base della sua identità. Lo studio della brand image, dal punto di vista semiotico, rappresenta dunque il livello di analisi principale. Non dobbiamo dimenticare però che le pratiche di consumo si realizzano all’interno di spazi specifici, che con la loro organizzazione contribuiscono a orientarle e semantizzarle: il modo in cui questi luoghi sono organizzati e gestiti è fondamentale.

Figura 8 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margiel à: l'ingresso del Concept Store riespecchia "in toto" la filosofia del no-logo del Brand.

Figura 9 - Lay-out con organizzazione degli spazi p roposto per l'Istambul Concept Store .

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 5

Figura 10 - Lay-out con distribuzione degli spazi p roposta per gli uffici milanesi della Heinz. dunque per lo svolgimento ed il completamento di un certo programma di azione. [Fig. 9, 10] Il punto-vendita e la sede amministrativa di un’azienda commerciale sono i luoghi in cui viene messa in scena la strategia di una marca, gli ambienti più idonei a comunicare una sensazione e a trasferire un’atmosfera; i luoghi in cui l’esperienza di acquisto viene vissuta pienamente grazie alla molteplicità dei codici in gioco: luci, colori, materiali, profumi sono gestiti al suo interno per creare un messaggio in grado di colpire il visitatore e di imprimersi a lungo nella sua memoria.

Molte aziende hanno iniziato a creare dei punti vendita ruotanti intorno ai valori alla base dell’identità di una marca [Gerosa 2008]. Le marche oggi definiscono un immaginario comunicato attraverso anni di comunicazione pubblicitaria. Ricordando che la brand identity comprende tutti quei valori che l’azienda ha inteso infondere nel progetto generale della marca, insieme alle intenzioni, agli obiettivi, alle pianificazioni di marketing e

Figura 12 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: Soft Area Contractor.

Figura 11 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: Foyer.

Figura 13 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: Are a Manager.

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 6

Figura 16 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margiel à, open space: vista della parete di cuscini e della purchase area.

di comunicazione, sembra emergere una coerenza generale tra brand identity e identità manifestata attraverso lo spazio di vendita. In queste diverse forme di gestione dello spazio emergono diversi tipi di “contratto” che la marca stipula con il proprio enunciatario. Martin Margielà è un brand di moda concettuale esponente della filosofia del no-logo. Seppur sia un brand conosciuto, il suo stile è riservato ad un pubblico di nicchia [Video Margielà].

Sin dall’esordio negli anni ’80, Margiela ha lavorato sul concetto di decostruzione, spogliando l'abito delle strutture non necessarie ed inventando nuovi volumi, diventando un punto di riferimento della moda d’avanguardia: look minimal nelle forme asciutte, austere ed oversize, come nei colori che puntano soprattutto sul classico bianco o nero, protagonisti assoluti di alcuni outfit femminili. Nell’Istanbul Concept Store [Fig.14] è stato applicato lo stesso principio di decostruzione, utilizzando materiali poveri [come il legno desaturato, il cemento lisciato ed il ferro battuto]. [Fig.15] Questo luogo è stato concepito come un luogo urbano, suggerendone altri usi come allestimenti o sfilate e al contempo abbiamo cercato di proporre

nuovi volumi facendo riferimento al look minimal ed al classico bianco e nero della Maison. [Fig.16]

Figura 14 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: open space | purchase area.

Figura 15 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margiel à, in ordine da sinistra: exposition walk[verso vip area], exposition walk[verso uscita] , fitting room [accesso dal soppalco].

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 7

Nei concept store, per esempio, tutto ruota intorno a un’unica tematica e, prima dei prodotti, ciò che si vuole vendere è l’esperienza di consumo e, da un punto di vista semiotico, possiamo dire che l’esperienza più rilevante ai fini dell’analisi è quella in fase di acquisto [per il punto vendita] ed in fase di contrattazione [per i contractor]. Il senso reale di uno spazio nasce da una negoziazione continua tra le intenzioni di chi lo ha progettato cercando di prevederne l’uso, le pratiche, le strategie e le tattiche di coloro che lo vivono. [Fig.17, 18, 19 ,20]

Lo spazio, in altri termini, viene risemantizzato da coloro che lo percorrono e lo abitano, e questo processo di contatto, di ricombinazione contribuisce a modificare il significato del testo oltre che a suggerire nuove soluzioni di design. [Fig. 21]

Figura 17 - Workshop "Spazi del lavoro", H einz: amministration | workstation.

Figura 18 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: workstation.

Figura 19 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: Conference [pareti mobili aperte].

Figura 20 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: Conference [pareti mobili chiuse].

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 8

Abbiamo a che fare un consumatore molto diverso rispetto ad alcuni anni fa: è esigente, maturo e competente; è un consumatore in cerca di esperienze più che di prodotti, di emozioni e sensazioni più che valori d’uso; è un consumatore che genera modelli di consumo inediti, eclettici e complessi, proteso a creare nuove forme di socialità; attento a recuperare il passato ma fortemente interessato al nuovo; richiede un’eticità che prima era praticamente inesistente. In questo senso molte aziende si stanno orientando ad un commercio equo e solidale e alla realizzazione di spazi dal design ecosostenibile [fig.22 ] integrato da impianti a basso impatto ambientale [fig.23], in linea con la loro filosofia [fig.24].

Scegliere una marca vuol dire dunque scegliere determinati valori. E’ la brand identity che definisce in poche parole la missione, la specificità e la promessa della marca [video Heinz] . La ricerca di emozioni da parte del consumatore ha portato numerosi brand a valorizzare la componente “soft” nel loro mix di comunicazione creando atmosfere. Per questo nelle strategie di branding si mira a coinvolgere il target puntando sulla immaginazione, sulle esperienze, sulle passioni e sulla sensorialità [fig.25]: mentre l’erogazione del servizio termina con il consumo, l’esperienza continua nel ricordo. [fig.26] L’esperienza d’acquisto viene paragonata ad una

Figura 21 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: soft area/contractor.

Figura 22 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: alcune schede tecniche inerenti ai materiali scelti.

Figura 23 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: alcune schede tecniche i nerenti alla soluzione illuminotecnica.

Figura 24 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: curtain experience.

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 9

rappresentazione teatrale: il consumatore viene visto come un ospite [Pine e Gilmore-1999], per il quale devono essere pensate opportune azioni di intrattenimento e coinvolgimento, cercando di far fronte a tutti i problemi che lo possono riguardare nel momento in cui interagisce con l’impresa[fig.28].

Figura 25 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: area relax [Pratone].

Figura 27 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: fitting room.

Figura 28 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margiel à: vip area.

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 1

0

Bisogna precisare che l’esperienza non si basa solo sull’intrattenimento, che pure ne rappresenta un aspetto fondamentale ma c’è esperienza ogni volta che le aziende coinvolgono i clienti, mettendosi in contatto con loro “in modo personale e degno di essere ricordato” [fig.29,30] .

L’impresa non offre più solo beni o servizi, ma l’esperienza che deriva dall’uso di beni o servizi, e l’individuo viene coinvolto a livello emotivo, fisico, intellettuale e spirituale. Nel caso di Margielà si tratta di un contratto basato sull’essere, con il quale l’azienda si rivolge a una clientela autonoma, informata, che è in grado di cogliere i diversi stimoli e ricondurli al mondo della marca. Prevale una logica del coinvolgimento sensoriale: non ci sono molti dettagli informativi perché si presuppone che il consumatore abbia già una competenza, una conoscenza del brand e delle sue caratteristiche principali. Ora il negozio si identifica come point of meeting ossia come punto di incontro aperto, costantemente ‘under costruction’; uno spazio fisico il cui design è in continua evoluzione per venire incontro alle nuove strategie di marketing. Da un punto di vista semiotico, possiamo dire che l’esperienza più rilevante ai fini dell’analisi è

quella in fase di acquisto. La direzione verso cui ci si sta dirigendo, dunque, è quella di un punto vendita post-commerciale: non un semplice contenitore di prodotti ma uno spazio da esplorare e condividere, nel quale sia possibile sperimentare i valori evocati dalla marca; un luogo nel quale “si compra, ma non si vende” [D’Andrea 2002, p. 61]. L’obiettivo è svincolare lo shopping dalla transazione commerciale [fig.31 ]. L’Istanbul Concept Store è privo di casse poiché il pagamento avviene solo previo l’utilizzo di assegni o carte di credito per non intaccare l’atmosfera del brand con il “volgare” scambio di banconote.

Figura 29 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: vip area.

Figura 30 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: bar contractor.

Figura 31 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: vista della purchase area da l fitting room.

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 1

1

Nei nuovi luoghi di vendita anche l’esposizione degli oggetti segue nuove strategie[fig.32, 33, 34 ]. I prodotti spariscono dagli scaffali per lasciare spazio ad isole promozionali ed informative: non vi sono più grandi ammassi di merci, ma oggetti estetizzati e valorizzati; non vi sono più commessi, casse e magazzini, ma comunicatori, scenografi, organizzatori di eventi. Da non dimenticare che gli individui vivono lo spazio e mettono in opera delle “pratiche” e che quindi, in sintesi, sarebbe importante analizzare tre fasi prima di approcciarne al design: (i) una fase preliminare di esplorazione e analisi della filosofia del brand in oggetto; (ii) una fase di osservazione etnografica del comportamento del consumatore, che riguarda

l’esperienza in fase di acquisto con lo scopo di analizzare il discorso “del” percorso; (iii) una fase di elaborazione e analisi semiotica del materiale raccolto, con l’obiettivo di comprendere se lo spazio, così come lo si vuole progettare ed organizzare possa comunicare l’immagine dell’azienda in maniera coerente rispetto ai valori profondi.

Analisi Maison Martin Margielà Heinz

DIS

CO

RS

I Spazi Aperti / Ordinati Aperti / Ordinati Materiali materiali poveri / ecosostenibili materiali arredi ecosostenibili Luci Calde / Accoglienti Calde / accoglienti Percorso polisensoriale regolare

Filosofia No-logo/decostruttivismo / no top-model/nessuna pubblicità/Centralità del consumatore/monomarca

trasparenza/ socialità /centralità consumatore/ plurimarca

Racconti Sofisticazione/Atmosfera/Relax Alimentazione sana/salute/benessere Valori Scoperta/Identità/Qualità/prodotto di nicchia Qualità/Integrità

Figura 32 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Margielà: oggetti esposti.

Figura 33 - Workshop "Spazi del consumo", Maison Martin Marg ielà: esposizione gioielli e complementi.

Figura 34 - Workshop "Spazi del lavoro", Heinz: espositori.

Architecture Interior Design

Shop fitting

Arch. Matteo Trogu ___________________________________________________ ____________________________________

___________________________________________________ ____________________________________ www.no-ds.com | [email protected] Via Giambellino, 39 – 20146 – Milano [IT] 1

2

Riferimenti bibliografici Boero, Marianna 2009 Sociosemiotica del consumo: esperienze, luoghi, pratiche, Corso di Semiotica della comunicazione d’impresa. a.a. 2009/2010 Università degli Studi di Teramo – Facoltà di Scienze della comunicazione – L.M. in Management e comunicazione d'impresa D’Andrea, Mario 2002 Marketrethinking, Milano, Franco Angeli. Gerosa, Giulia 2008 Il progetto dell’identità di marca nel punto vendita, FrancoAngeli, Milano. Pine, Joseph B. e Gilmore, James H. 1999 The Experience Economy. Work is Theatre & Every Business a Stage, Harvard Business School Press, Boston Massachusetts, USA (trad. it. L’economia delle esperienze, Etas, Milano, 2000). Semprini Andrea 2003a Lo sguardo sociosemiotico. Comunicazione, marche, media, pubblicità, Franco Angeli, Milano 2003b “Il linguaggio della marca”, in Semprini (2003a), pp.99-117. 2005 La marque, une puissance fragile, Vuibert, Paris (trad. it. La marca postmoderna. Potere e fragilità della marca nelle società contemporanee, Franco Angeli, Milano, 2006).