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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 227 (48.551) Città del Vaticano domenica 4 ottobre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!#!z!"!&! Presso la tomba di san Francesco ad Assisi Il Papa firma l’enciclica «Fratelli tutti» I pinguini, buoni genitori Il segretario di Stato al Pime di Milano Con la Cina un accordo cercato da tutti gli ultimi Papi L’ accordo provvisorio che la Santa Sede ha firmato con la Repubblica Popolare Ci- nese e che riguarda la nomina dei vescovi «è solo un punto di parten- za», che ha portato alcuni risultati: perché «il dialogo possa dare frutti più consistenti è necessario conti- nuarlo». Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, nella prolusione di apertura al con- vegno organizzato a Milano dal Centro missionario Pime sul tema «Un’altra Cina. Tempo di crisi, tempo di cambiamento». Il conve- gno celebra i 150 anni di presenza dei missionari del Pontificio Istitu- to missioni estere in Cina. Parolin ha ribadito quanto già scritto dal cardinale Giovanni Battista Re, e cioè che Benedetto XVI aveva ap- provato il progetto di accordo sulla nomina dei vescovi che soltanto nel 2018 è stato possibile firmare. Il tentativo di Pio XII La prolusione del cardinale si snoda attraverso la storia, a partire dall’indimenticata presenza del ge- suita Matteo Ricci in Cina alla fine del Cinquecento, per ricordare poi l’arrivo dei missionari del Pime un secolo e mezzo fa in Henan. Paro- lin ha quindi citato i tentativi di dialogo avvenuti dopo l’inizio della Repubblica Popolare Cinese con la salita al potere di Mao. «Il 17 gen- naio 1951 — ha detto il segretario di Stato — le autorità invitarono alcu- ni vescovi e sacerdoti cattolici ad un incontro cui partecipò anche il Primo Ministro e Ministro degli Esteri Zhou Enlai. Questi assicurò che i cattolici avrebbero potuto continuare a seguire l’autorità reli- giosa del Santo Padre ma doveva- no assicurare piena lealtà patriotti- ca nei confronti del loro Paese. Ini- ziò allora il tentativo di stendere un documento contenente questi due principi, cui parteciparono non solo vescovi e sacerdoti ma anche il segretario dell’internunzio Antonio Riberi: quest’ultimo lo inviò infatti a Pechino proprio perché parteci- passe a tale tentativo. Ciò mostra che fin dal tempo di Pio XII, la Santa Sede avvertì l’esigenza del dialogo, anche se le circostanze di allora lo rendevano molto diffici- le». Nei primi mesi del 1951, furono redatte ben quattro stesure di un possibile accordo, ma purtroppo non vennero considerate soddisfa- centi. «Credo che al fallimento di tale tentativo abbiano contribuito — oltre alle tensioni internazionali: erano gli anni della Guerra di Co- rea — anche le incomprensioni fra le due parti e la sfiducia reciproca. È un fallimento che ha segnato tut- ta la storia successiva». La riapertura del dialogo Dopo quel tentativo sono passati quasi trent’anni prima che si potes- se riaprire la strada del dialogo. «Ricordo in particolare il viaggio compiuto dal card. Echegaray nel 1980 — ha detto Parolin — quando la Cina aveva appena cominciato ad uscire dalla dolorosa esperienza della Rivoluzione culturale. Da al- lora ha avuto inizio un percorso che — tra alterne vicende — ha con- dotto fino ad oggi». Il cardinale ha spiegato che tutti i Pontefici da Paolo VI a Francesco hanno cercato quello che Benedetto XVI ha indi- cato come il superamento di una «pesante situazione di malintesi e di incomprensione» che «non gio- va né alle Autorità cinesi né alla Chiesa cattolica in Cina». Citando il suo predecessore Giovanni Paolo Vicinanza del Papa al popolo del Perú La pandemia fa crescere sofferenze e ingiustizie PAGINA 8 Trecento anni fa nasceva Piranesi Quando si incontrano perfezione e mistero MARIO SPINELLI A PAGINA 4 ALLINTERNO LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Conversazione con Sabino Cassese Lo Stato non è morto viva lo Stato SILVIA CAMISASCA A PAGINA 3 PUNTI DI RESISTENZA Libri silenziosi che fanno rumore ENRICA RIERA A PAGINA 5 A fianco dell’Azerbaigian nel conflitto con l’Armenia nel Nagorno-Karabakh La Turchia pronta a intervenire nel Caucaso ANKARA , 3. Sempre più teso il clima nella regione caucasica del Nagor- no-Karabakh, contesa tra Azerbai- gian e Armenia. Il ministro degli Esteri turco, Me- vlüt Çavuşoğlu, ha dichiarato che, finora, l’Azerbaigian non ha chiesto supporto alla Turchia per risolvere la crisi, ma — ha precisato — «se la situazione non si risolvesse noi da- remmo il nostro appoggio e nessuno potrebbe dire nulla». La Turchia vuole «risolvere la crisi sotto l’egida dell’Onu, ma nel rispetto dell’unità territoriale. L’Armenia deve ritirar- si», ha sottolineato il ministro turco. È intervenuto anche il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. «Questa lotta dell’Azer- baigian continuerà fino alla libera- zione del Nagorno Karabakh dall’occupazione armena», ha detto parlando all’inaugurazione di un’ospedale a Konya, in Anatolia. Baku e Yerevan sono stati a lungo in disaccordo sul Nagorno-Karaba- kh, che si è staccato dall'Azerbaigian in un conflitto scoppiato con il crol- lo dell'Unione sovietica. Sebbene nel 1994 sia stato concordato un ces- sate il fuoco, l'Azerbaigian e l'Arme- nia si accusano spesso a vicenda di attacchi nella regione contesa, ma pure lungo la frontiera azero-arme- na. Anche ieri il ministero della Di- fesa armeno ha denunciato nuovi at- tacchi delle truppe azere sia da nord che da sud. Secondo il ministero, sono stati abbattuti tre caccia dell’Azerbaigian, una notizia che non è stata sinora verificata in modo indipendente. Stando a fonti arme- ne, dall’inizio delle ostilità si conta- no più di 200 morti, mentre l’Azer- baigian parla di 19 civili uccisi e 60 feriti. Da parte sua, Hikmet Hajiyev, consigliere per gli Affari esteri del presidente azero Aliyev, ha detto che l’Armenia deve ritirare le proprie truppe dalla regione contesa del Na- gorno-Karabakh «se vuole la fine agli scontri armati». La polizia iraniana ha frattanto disperso alcune centinaia di manife- stanti nel nord-ovest del paese, scesi in piazza a sostegno dell’Azerbai- gian. L’intervento delle forze dell’or- dine, riferisce l’agenzia di stampa lo- cale Fars, è avvenuto a Tabriz, capo- luogo dell'Azerbaigian Orientale e dello shahrestān di Tabriz, dove ri- siede una significativa minoranza azera. Altri cortei sono stati dispersi nelle città di Zanjan e di Ardabil. In Iran si stima che vivano circa dieci milioni di cittadini di origine azera su oltre 80 milioni di abitanti, a fronte di 100.000 armeni. Nei giorni scorsi, anche Teheran si era offerta di mediare nel conflitto riesploso nel Caucaso, negando di aver fornito aiuti a Yerevan. Il conflitto nel Nagorno-Karaba- kh — regione a maggioranza armena all'interno dell'Azerbaigian, che ha dichiarato l'indipendenza nel 1991 — preoccupa i paesi occidentali e della regione perché potrebbe causare for- te instabilità nel Caucaso meridiona- le, che funge da corridoio per gli oleodotti che trasportano petrolio e gas verso i mercati mondiali. Tre n t ’anni fa la storica riunificazione della Germania Una scelta politica lungimirante FAUSTA SPERANZA E LUCA M. POSSATI A PAGINA 2 CONTINUA A PAGINA 8 PER LA CURA DELLA CASA COMUNE PAGINA 7 Il Papa è ad Assisi per firmare la sua nuova enci- clica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia socia- le. Nella cittadina umbra il Pontefice è giunto in auto nel primo pomeriggio di sabato 3 ottobre, vigilia della festa liturgica di san Francesco, dopo aver compiuto una sosta a Spello, in diocesi di Foligno, per far visita alla comunità delle Claris- se. Presso la tomba del Poverello, Francesco cele- bra la messa al termine della quale firma la terza lettera enciclica del suo pontificato — dopo la Lu- men fidei del 29 giugno 2013 e la Laudato si’ del 24 maggio 2015 — il cui testo viene poi diffuso dopo mezzogiorno di domenica 4 ottobre, al ter- mine dell’Angelus in piazza San Pietro. Nella stessa mattinata di domenica l’enciclica viene presentata nel corso di una conferenza che si tiene alle 10 nell’Aula nuova del Sinodo, in Va- ticano, alla presenza del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Intervengono il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pon- tificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario ge- nerale dell’Alto comitato per la Fratellanza uma- na, Anna Rowlands, docente di Catholic Social Thought & Practice all’Università di Durham, nel Regno Unito, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, docente di Storia Con- temporanea La pubblicazione dell’enciclica coinciderà con il ritorno alla stampa su carta de «L’Osservatore Romano», che domenica uscirà con un’edizione speciale con il testo integrale del documento pa- pale che sarà distribuita gratuitamente in piazza San Pietro subito dopo la preghiera dell’Angelus. Rinnovato nella grafica e nei contenuti, il gior- nale offrirà ogni giorno notizie e approfondimenti sull’attualità vaticana, religiosa, politica e cultura- le, integrate da quattro inserti tematici: il martedì pomeriggio “Quattropagine”, il settimanale cultu- rale; il mercoledì pomeriggio “Religio”, dedicato alla Chiesa ospedale da campo in cammino sulle vie del mondo; il giovedì pomeriggio “La settima- na di Papa Francesco”, per fissare parole e gesti del Pontefice; il venerdì pomeriggio “Atlante”, con le cronache di un mondo globalizzato. di CARLO MARIA POLVANI N el 2005, uscì al cinema il film «La Marcia dei pinguini» del regista Luc Jacquet, uno dei più bei documentari naturalistici mai realizzati; i protagonisti della pellicola sono proprio i tipici uccelli del Polo Sud, che non sanno volare e che si muovono tanto goffamente sulla terra quanto elegantemente nell’acqua. In aprile, i pinguini imperatori si ritrovano in colonie di migliaia di individui in località distanti più di 100 km della costa dell’Antartide. In questo luogo ino- spitale, i maschi corteggiamo le femmine con un rituale commovente e le coppie formatesi si promettono fedeltà, memoriz- zando reciprocamente il suono delle loro voci. Dalla loro unione, a giugno, le fem- mine producono un solo uovo. Nidificare in Antartide è però impossi- bile; le mamme, dunque, con una mano- vra piuttosto azzardata, passano l’uovo dalle loro zampe a quelle del babbo. Da quel momen- to, i papà dovranno tenerlo stretto, per accudirlo, pro- teggerlo e covarlo. Le madri, a quel punto, seppur pro- vate dalla gravidanza, si dirigono senza sosta verso la costa, avanzando come possono anche strisciando se necessario. Nel raggiungerla faticosamente perdono fino a 50 per cento del loro peso, che recuperano poi tuffan- dosi nelle acque gelide e ingoiando pesce e krill quanto più possibile. Una volta fatta scorta di cibo, ritornano il più velocemente possibile dai babbi, che nel frattempo sopravvivono, insieme ai cuccioli appena nati, a tempe- rature esterne fino a -60 gradi centigradi, stringendosi in cerchio, immobili, uno vicinissimo all’altro. Nella co- lonia le madri sono in grado di riconoscere la propria famiglia dal solo suono delle grida e, una volta ricon- giuntesi a loro, rigurgitano generosamente il bottino ipernutriente nella bocca del loro neonato pinguinetto. Tocca ora ai padri procurare una seconda razione di ci- bo; lasciano così il cucciolo alla mamma e affrontano a loro volta il viaggio verso il mare. Quando i piccoli so- no abbastanza cresciuti per sostenere il viaggio, la colonia intera si dirige lenta- mente verso la costa. Lì, i giovani parto- no, da soli, in mare aperto e non torne- ranno per tre anni, quando avranno completato la loro adolescenza. Il ciclo riproduttivo dei pinguini im- peratore è una storia emozionante per ogni genitore. Il matrimonio è un duro lavoro di squadra. A volte, tocca a uno il compito più arduo; a volte, all’altro. A volte, si è ben equipaggiati per la sfida; a volte, ben poco. Solo il coraggio e la fe- deltà sono le garanzie di un successo contro le aspetta- tive; ma — ci insegnano i pinguini — quando questo traguardo è raggiunto, spesso a costo di immensi sacri- fici, i genitori devono trovare la forza di lasciare anda- re i piccoli per la loro strada, in un oceano a loro ignoto e pieno di pericoli.

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    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

    Unicuique suum

    POLITICO RELIGIOSO

    Non praevalebunt

    Anno CLX n. 227 (48.551) Città del Vaticano domenica 4 ottobre 2020

    .

    y(7HA

    3J1*QS

    SKKM(

    +z!#!z!"

    !&!

    Presso la tomba di san Francesco ad Assisi

    Il Papa firma l’enciclica«Fratelli tutti»

    I pinguini, buoni genitori

    Il segretario di Stato al Pime di Milano

    Con la Cina un accordocercato da tutti gli ultimi Papi

    L’accordo provvisorio che laSanta Sede ha firmato conla Repubblica Popolare Ci-nese e che riguarda la nomina deivescovi «è solo un punto di parten-za», che ha portato alcuni risultati:perché «il dialogo possa dare fruttipiù consistenti è necessario conti-nuarlo». Lo ha detto il cardinalePietro Parolin, segretario di Stato,nella prolusione di apertura al con-vegno organizzato a Milano dalCentro missionario Pime sul tema«Un’altra Cina. Tempo di crisi,tempo di cambiamento». Il conve-gno celebra i 150 anni di presenzadei missionari del Pontificio Istitu-to missioni estere in Cina. Parolinha ribadito quanto già scritto dalcardinale Giovanni Battista Re, ecioè che Benedetto XVI aveva ap-provato il progetto di accordo sullanomina dei vescovi che soltanto nel2018 è stato possibile firmare.

    Il tentativo di Pio XIILa prolusione del cardinale si

    snoda attraverso la storia, a partiredall’indimenticata presenza del ge-suita Matteo Ricci in Cina alla finedel Cinquecento, per ricordare poil’arrivo dei missionari del Pime unsecolo e mezzo fa in Henan. Paro-lin ha quindi citato i tentativi didialogo avvenuti dopo l’inizio dellaRepubblica Popolare Cinese con lasalita al potere di Mao. «Il 17 gen-naio 1951 — ha detto il segretario diStato — le autorità invitarono alcu-ni vescovi e sacerdoti cattolici adun incontro cui partecipò anche ilPrimo Ministro e Ministro degliEsteri Zhou Enlai. Questi assicuròche i cattolici avrebbero potutocontinuare a seguire l’autorità reli-giosa del Santo Padre ma doveva-no assicurare piena lealtà patriotti-ca nei confronti del loro Paese. Ini-

    ziò allora il tentativo di stendereun documento contenente questidue principi, cui parteciparono nonsolo vescovi e sacerdoti ma anche ilsegretario dell’internunzio AntonioRiberi: quest’ultimo lo inviò infattia Pechino proprio perché parteci-passe a tale tentativo. Ciò mostrache fin dal tempo di Pio XII, laSanta Sede avvertì l’esigenza deldialogo, anche se le circostanze diallora lo rendevano molto diffici-le». Nei primi mesi del 1951, furonoredatte ben quattro stesure di unpossibile accordo, ma purtropponon vennero considerate soddisfa-centi. «Credo che al fallimento ditale tentativo abbiano contribuito— oltre alle tensioni internazionali:erano gli anni della Guerra di Co-rea — anche le incomprensioni frale due parti e la sfiducia reciproca.È un fallimento che ha segnato tut-ta la storia successiva».

    La riapertura del dialogoDopo quel tentativo sono passati

    quasi trent’anni prima che si potes-se riaprire la strada del dialogo.«Ricordo in particolare il viaggiocompiuto dal card. Echegaray nel1980 — ha detto Parolin — quandola Cina aveva appena cominciatoad uscire dalla dolorosa esperienzadella Rivoluzione culturale. Da al-lora ha avuto inizio un percorsoche — tra alterne vicende — ha con-dotto fino ad oggi». Il cardinale haspiegato che tutti i Pontefici daPaolo VI a Francesco hanno cercatoquello che Benedetto XVI ha indi-cato come il superamento di una«pesante situazione di malintesi edi incomprensione» che «non gio-va né alle Autorità cinesi né allaChiesa cattolica in Cina». Citandoil suo predecessore Giovanni Paolo

    Vicinanza del Papaal popolo del Perú

    La pandemia fa cresceresofferenze e ingiustizie

    PAGINA 8

    Trecento anni fa nasceva Piranesi

    Quando si incontranoperfezione e mistero

    MARIO SPINELLI A PA G I N A 4

    ALL’INTERNO

    LABORATORIODOPO LA PA N D E M I AConversazione con Sabino Cassese

    Lo Stato non è mortoviva lo Stato

    SI LV I A CAMISASCA A PA G I N A 3

    PUNTI DI RESISTENZA

    Libri silenziosiche fanno rumore

    ENRICA RIERA A PA G I N A 5

    A fianco dell’Azerbaigian nel conflitto con l’Armenia nel Nagorno-Karabakh

    La Turchia pronta a intervenire nel CaucasoAN KA R A , 3. Sempre più teso il climanella regione caucasica del Nagor-no-Karabakh, contesa tra Azerbai-gian e Armenia.

    Il ministro degli Esteri turco, Me-vlüt Çavuşoğlu, ha dichiarato che,finora, l’Azerbaigian non ha chiestosupporto alla Turchia per risolverela crisi, ma — ha precisato — «se lasituazione non si risolvesse noi da-remmo il nostro appoggio e nessunopotrebbe dire nulla». La Turchiavuole «risolvere la crisi sotto l’egidadell’Onu, ma nel rispetto dell’unitàterritoriale. L’Armenia deve ritirar-si», ha sottolineato il ministro turco.

    È intervenuto anche il presidentedella Turchia, Recep TayyipErdoğan. «Questa lotta dell’Azer-baigian continuerà fino alla libera-zione del Nagorno Karabakhdall’occupazione armena», ha detto

    parlando all’inaugurazione diun’ospedale a Konya, in Anatolia.

    Baku e Yerevan sono stati a lungoin disaccordo sul Nagorno-Karaba-kh, che si è staccato dall'Azerbaigianin un conflitto scoppiato con il crol-lo dell'Unione sovietica. Sebbenenel 1994 sia stato concordato un ces-sate il fuoco, l'Azerbaigian e l'Arme-nia si accusano spesso a vicenda diattacchi nella regione contesa, mapure lungo la frontiera azero-arme-na. Anche ieri il ministero della Di-fesa armeno ha denunciato nuovi at-tacchi delle truppe azere sia da nordche da sud. Secondo il ministero,sono stati abbattuti tre cacciadell’Azerbaigian, una notizia chenon è stata sinora verificata in modoindipendente. Stando a fonti arme-ne, dall’inizio delle ostilità si conta-no più di 200 morti, mentre l’Azer-

    baigian parla di 19 civili uccisi e 60feriti. Da parte sua, Hikmet Hajiyev,consigliere per gli Affari esteri delpresidente azero Aliyev, ha detto chel’Armenia deve ritirare le proprietruppe dalla regione contesa del Na-gorno-Karabakh «se vuole la fineagli scontri armati».

    La polizia iraniana ha frattantodisperso alcune centinaia di manife-stanti nel nord-ovest del paese, scesiin piazza a sostegno dell’Azerbai-gian. L’intervento delle forze dell’or-

    dine, riferisce l’agenzia di stampa lo-cale Fars, è avvenuto a Tabriz, capo-luogo dell'Azerbaigian Orientale edello shahrestān di Tabriz, dove ri-siede una significativa minoranzaazera. Altri cortei sono stati dispersinelle città di Zanjan e di Ardabil.

    In Iran si stima che vivano circadieci milioni di cittadini di origineazera su oltre 80 milioni di abitanti,a fronte di 100.000 armeni.

    Nei giorni scorsi, anche Teheransi era offerta di mediare nel conflitto

    riesploso nel Caucaso, negando diaver fornito aiuti a Yerevan.

    Il conflitto nel Nagorno-Karaba-kh — regione a maggioranza armenaall'interno dell'Azerbaigian, che hadichiarato l'indipendenza nel 1991 —preoccupa i paesi occidentali e dellaregione perché potrebbe causare for-te instabilità nel Caucaso meridiona-le, che funge da corridoio per glioleodotti che trasportano petrolio egas verso i mercati mondiali.

    Tre n t ’anni fa la storica riunificazione della Germania

    Una scelta politica lungimirante

    FAU S TA SPERANZA E LUCA M. PO S S AT I A PA G I N A 2

    CO N T I N UA A PA G I N A 8

    PER LA CURADELLA CASA COMUNE

    PAGINA 7

    Il Papa è ad Assisi per firmare la sua nuova enci-clica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia socia-le. Nella cittadina umbra il Pontefice è giunto inauto nel primo pomeriggio di sabato 3 ottobre,vigilia della festa liturgica di san Francesco, dopoaver compiuto una sosta a Spello, in diocesi diFoligno, per far visita alla comunità delle Claris-se.

    Presso la tomba del Poverello, Francesco cele-bra la messa al termine della quale firma la terzalettera enciclica del suo pontificato — dopo la Lu-men fidei del 29 giugno 2013 e la Laudato si’ del24 maggio 2015 — il cui testo viene poi diffusodopo mezzogiorno di domenica 4 ottobre, al ter-mine dell’Angelus in piazza San Pietro.

    Nella stessa mattinata di domenica l’enciclicaviene presentata nel corso di una conferenza chesi tiene alle 10 nell’Aula nuova del Sinodo, in Va-ticano, alla presenza del cardinale segretario diStato Pietro Parolin. Intervengono il cardinaleMiguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pon-tificio Consiglio per il dialogo interreligioso,Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario ge-nerale dell’Alto comitato per la Fratellanza uma-na, Anna Rowlands, docente di Catholic SocialThought & Practice all’Università di Durham, nelRegno Unito, e Andrea Riccardi, fondatore dellaComunità di Sant’Egidio, docente di Storia Con-temp oranea

    La pubblicazione dell’enciclica coinciderà con ilritorno alla stampa su carta de «L’O sservatore

    Romano», che domenica uscirà con un’edizionespeciale con il testo integrale del documento pa-pale che sarà distribuita gratuitamente in piazzaSan Pietro subito dopo la preghiera dell’Angelus.

    Rinnovato nella grafica e nei contenuti, il gior-nale offrirà ogni giorno notizie e approfondimentisull’attualità vaticana, religiosa, politica e cultura-le, integrate da quattro inserti tematici: il martedìpomeriggio “Q u a t t ro p a g i n e ”, il settimanale cultu-rale; il mercoledì pomeriggio “Religio”, dedicatoalla Chiesa ospedale da campo in cammino sullevie del mondo; il giovedì pomeriggio “La settima-na di Papa Francesco”, per fissare parole e gestidel Pontefice; il venerdì pomeriggio “Atlante”,con le cronache di un mondo globalizzato.

    di CARLO MARIA PO LVA N I

    Nel 2005, uscì al cinema il film «La Marcia deipinguini» del regista Luc Jacquet, uno dei piùbei documentari naturalistici mai realizzati; iprotagonisti della pellicola sono proprio i tipici uccellidel Polo Sud, che non sanno volare e che si muovonotanto goffamente sulla terra quanto elegantementenell’acqua. In aprile, i pinguini imperatori si ritrovano incolonie di migliaia di individui in località distanti più di100 km della costa dell’Antartide. In questo luogo ino-spitale, i maschi corteggiamo le femminecon un rituale commovente e le coppieformatesi si promettono fedeltà, memoriz-zando reciprocamente il suono delle lorovoci. Dalla loro unione, a giugno, le fem-mine producono un solo uovo.

    Nidificare in Antartide è però impossi-bile; le mamme, dunque, con una mano-vra piuttosto azzardata, passano l’uovodalle loro zampe a quelle del babbo. Da quel momen-to, i papà dovranno tenerlo stretto, per accudirlo, pro-teggerlo e covarlo. Le madri, a quel punto, seppur pro-vate dalla gravidanza, si dirigono senza sosta verso lacosta, avanzando come possono anche strisciando senecessario. Nel raggiungerla faticosamente perdono finoa 50 per cento del loro peso, che recuperano poi tuffan-dosi nelle acque gelide e ingoiando pesce e krill quantopiù possibile. Una volta fatta scorta di cibo, ritornano il

    più velocemente possibile dai babbi, che nel frattemposopravvivono, insieme ai cuccioli appena nati, a tempe-rature esterne fino a -60 gradi centigradi, stringendosiin cerchio, immobili, uno vicinissimo all’altro. Nella co-lonia le madri sono in grado di riconoscere la propriafamiglia dal solo suono delle grida e, una volta ricon-giuntesi a loro, rigurgitano generosamente il bottinoipernutriente nella bocca del loro neonato pinguinetto.Tocca ora ai padri procurare una seconda razione di ci-bo; lasciano così il cucciolo alla mamma e affrontano aloro volta il viaggio verso il mare. Quando i piccoli so-

    no abbastanza cresciuti per sostenere ilviaggio, la colonia intera si dirige lenta-mente verso la costa. Lì, i giovani parto-no, da soli, in mare aperto e non torne-ranno per tre anni, quando avrannocompletato la loro adolescenza.

    Il ciclo riproduttivo dei pinguini im-peratore è una storia emozionante perogni genitore. Il matrimonio è un duro

    lavoro di squadra. A volte, tocca a uno il compito piùarduo; a volte, all’altro. A volte, si è ben equipaggiatiper la sfida; a volte, ben poco. Solo il coraggio e la fe-deltà sono le garanzie di un successo contro le aspetta-tive; ma — ci insegnano i pinguini — quando questotraguardo è raggiunto, spesso a costo di immensi sacri-fici, i genitori devono trovare la forza di lasciare anda-re i piccoli per la loro strada, in un oceano a loroignoto e pieno di pericoli.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 4 ottobre 2020

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    La cerimoniaufficiale

    a Posdam

    BE R L I N O, 3. La riunificazione te-desca è «un momento di gloriache resterà per l’eternità nella sto-ria della democrazia tedesca».Queste le parole pronunciate oggidal presidente tedesco Frank-Wal-ter Steinmeier celebrando i 30 an-ni della riunificazione con un di-scorso a Potsdam. «Non siamo af-fatto ancora dove dovremmo esse-re, ma siamo più avanti di quelloche pensiamo» ha aggiunto.Steinmeier ha poi ricordato i par-tner internazionali che resero pos-sibile l’unità in Germania: «Senzal’Ue non avremmo potuto avere lariunficazione. E anche senza Mi-chael Gorbaciov che fra pococompirà 90 anni e al quale dicia-mo grazie».

    La cerimonia si è tenuta in for-mato ridotto, a causa del corona-virus: erano soltanto 230 gli ospitisul posto. Presenti fra gli altri ilcancelliere Angela Merkel, il vice-cacelliere Olaf Scholz e il presi-dente del Bundestag WolfgangSchäuble.

    «La riunificazione della Germa-nia 30 anni fa ha segnato l’iniziodi una nuova e più forte Europa»ha dichiarato il presidente del Par-lamento Ue, David Sassoli. «Do-vremmo ricordare le lezioni dellastoria. Uniti possiamo vincerequalsiasi sfida».

    Libia: rinnovatal’autorizzazionea ispezionare

    le navi in alto mare

    Un modello di impegno concretoper l’integrazione

    NEW YORK, 3. Lotta al contrab-bando di migranti. Il Consiglio diSicurezza dell’Onu ha adottatoall’unanimità una risoluzione cherinnova per dodici mesi l’autoriz-zazione agli Stati membri e alleorganizzazioni regionali a ispezio-nare le navi al largo delle costedella Libia sospettate di traffico dimigranti. I Quindici, inoltre,«condannano il traffico di migran-ti e di esseri umani verso, attraver-so e dal territorio libico e al largodelle coste libiche, atti che mina-no ulteriormente il processo distabilizzazione del Paese e metto-no in pericolo la vita di centinaiadi migliaia di persone».

    È iniziata intanto, a porte chiu-se, nel Palazzo di Giustizia di Ca-tania l’udienza preliminare per larichiesta di rinvio a giudizio persequestro di persona dell’ex mini-stro dell’Interno, Matteo Salvini,per la gestione dello sbarco dellanave Gregoretti nel luglio 2019 aSiracusa. Il leader della Lega è ac-cusato di abuso in atti di ufficio edi sequestro aggravato dei 131 mi-granti bloccati a bordo della navedal 27 al 31 luglio dello scorso an-no, quando fu disposta l’autoriz-zazione allo sbarco nel porto diAugusta, nell’ambito di un accor-do per la distribuzione dei mi-granti in altri cinque Paesi Ue.

    di FAU S TA SPERANZA

    Ancora alla metà degli anniOttanta, sembrava un sognocancellare la spartizione delterritorio tedesco decisa in tempi diguerra fredda dalle potenze alleatenella seconda guerra mondiale. Ep-pure il 3 ottobre del 1990, la Germa-nia tornava unita dopo i drammaticianni del Muro di Berlino. Sono sta-te diverse le tappe e diverse le stra-tegie per rendere possibile la riunifi-cazione. Si sono distinti protagonistidel mondo della politica e dell'eco-nomia tedeschi ed europei, ma an-che intellettuali. Non mancavano fe-rite profonde per la drammatica pa-gina di storia da cui si usciva, seriinterrogativi e timori concreti, vociallarmistiche su flussi migratori inso-stenibili, ma su tutto ha prevalsouna visione del futuro dettata dauno slancio ideale.

    I problemi non sono mancati enon tutte le scelte sono state le mi-gliori, ma, 30 anni dopo, resta l'e-sempio di quella prospettiva di fer-ma volontà e di lungimiranza, diver-sa dall'attitudine a ragionare in fun-zione di “ora e subito”, spendibilein termini di consenso immediato,che oggi riconosciamo come “p re -sentismo”.

    All’inizio degli anni Novanta, iLänder che uscivano dalla dissoltaRepubblica Democratica Tedesca(Ddr) erano arretrati di decenni ri-spetto a quelli che li accoglievanonella Repubblica Federale Tedesca(Rft). Non c'era paragone per stan-dard di vita, infrastrutture, capacitàproduttive, libertà di ricerca, innova-zione, imprese capaci di stare suimercati. Alla promessa dell'alloracancelliere Helmut Kohl di elevaregli standard di vita al livello di quel-li dell’Occidente non si può dire chenon seguirono i fatti. Non è manca-to il business: nel giugno 1990, èstata fondata la Treuhandstalt, allaquale è stato dato il compito di ri-strutturare 8.500 imprese di Statodella Ddr, con oltre quattro milionidi dipendenti. Sono state privatizza-te le caserme, le proprietà dei partiti,le case popolari, 2,4 milioni di ettaridi terreni agricoli e foreste. In paral-lelo, è partito un grande piano diinfrastrutture che ha portato neiLänder orientali strade, ferrovie,ponti, parchi, e che ha permesso di

    rinnovare il 65 per cento del patri-monio abitativo e di eliminare il 95per cento delle emissioni di anidridesolforosa, delle quali la Ddr era ilprimo emettitore europeo. Ma non èstata solo una questione di affari.

    Con atto di generosità tutta poli-tica, Kohl decide, contro il parere diquasi tutti gli economisti, di trasfor-mare i marchi dell’Est in marchidell’Ovest alla parità, quando i pri-mi avevano un valore inferiore. E'possibile con l'entrata in vigore, il 1luglio 1990, del Trattato sull'unionemonetaria, economica e sociale(Währungs-, Wirtschafts- und Sozia-lunion) tra i due Stati. E nel 1991viene introdotta la Solidaritätszu-schlag, una tassa del 5,5 per centosul reddito di tutti i cittadini tede-schi per finanziare la ricostruzionedell’Est. Di recente è stata ridotta,ma nel trentennio ha finanziato unospostamento di risorse da Ovest aEst per migliaia e migliaia di miliar-di.

    Nessun leader europeo ha messoin discussione le scelte di Kohl,piuttosto si è colta l'occasione per

    dare impulso al progetto di monetaunica europea, passo decisivo, anchese non l'unico ovviamente da fare,verso una maggiore integrazione.

    Le cancellerie europee in realtàerano anche timorose della forza chesarebbe andata acquisendo la Ger-mania unita e, in sostanza, avevanodato il via libera alla riunificazioneproprio in cambio della rinuncia, daparte della Germania, alla sovranitàmonetaria.

    Era stato previsto anche il fattoremigrazione e infatti un milione enovecentomila persone sono passatein poco tempo da Est a Ovest, tan-tissimi piccoli centri e le campagnesi sono spopolati, soprattutto le ra-gazze se ne sono andate. Alcune zo-ne sono indubbiamente rimaste aimargini. Ma ci sono state anche al-cune città, come Lipsia e Dresda inSassonia, che hanno riscoperto emesso in campo forte spirito im-prenditoriale: sono nate imprese adalta tecnologia.

    La storia di questi trent’anni è an-che una storia di diseguaglianze e dicrescenti insofferenze sociali. In

    di LUCA M. PO S S AT I

    Con il crollo del Muro delBerlino finiva il mondo dellaguerra fredda e della con-trapposizione dei blocchi. L’imma-gine dei manifestanti in festa allaPorta di Brandeburgo era solo ilprologo di una stagione di rivolu-zioni inimmaginabili pochi anni pri-ma, in primis il crollo dell’Unionesovietica. Capolavoro politico delcancelliere Helmut Kohl, la riunifi-cazione tedesca è stata uno degliesiti di quella stagione e uno deiprincipali banchi di prova del pro-cesso di integrazione europea. At re n t ’anni di distanza il bilancio èperò ancora controverso e comples-so, soprattutto dal punto di vistaeconomico. Ne abbiamo parlato conCarlo Altomonte, senior researchfellow dell’Ispi (Istituto per gli stu-di di politica internazionale) e pro-fessore all’università Bocconi, esper-to in politica economica e commer-ciale.

    Da un punto di vista economico, lariunificazione tedesca è stata un bene oun male per l’E u ro p a ?

    L’Europa ha avuto sicuramentedei vantaggi. La riunificazione, poli-ticamente, ha aperto la via alla mo-neta unica e al processo di unifica-zione monetaria. Senza la riunifica-zione tedesca probabilmente nonavremmo avuto l’accordo tedesco amettere in comune la loro moneta

    del tempo, il marco, a disposizionedi tutti gli altri. C’è stato uno scam-bio tra Francia e Germania. Inoltre,la riunificazione ha aperto la via allaintegrazione dei Paesi dell’Est Euro-pa e questo ha permesso di ampliareil mercato e di creare quella struttu-ra produttiva continentale che oggirappresenta il nostro punto di forzarispetto ai giganti come Cina e StatiUniti.

    E per la Germania che cosa ha com-portato?

    La riunificazione all’inizio è co-stata molto alla Germania perchél’aggiustamento non è stato banale.Pensiamo anzitutto ai trasferimentiche la Germania dell’Ovest ha do-vuto fare per alzare il tenore di vitadei cittadini dell’Est e ridurre dispa-rità regionali che peraltro persistonoancora oggi. È stata molto pesanteanche per l’Europa perché ovvia-mente ha dovuto aprirsi ad econo-mie molto più povere. Oltre ai tra-sferimenti dai bilanci comunitariverso questi Stati, c’è stata tutta unaserie di rilocalizzazioni industriali diproduzioni a basso valore aggiuntoche usavano tecnologie avanzate ita-liane, francesi e tedesche sfruttandosalari di questi Paesi. Sicuramente,quindi, l’Europa ha avuto unoshock nei primi anni Novanta, che èstato il primo vero shock da globa-lizzazione. Dalla metà degli anniNovanta in poi, grazie all’aumentodel tenore di vita nei Paesi dell’Est e

    alla nostra capacità di esportare ver-so questi Paesi, e anche alle riformerealizzate dai governi tedeschi so-prattutto nel mercato del lavoro, laGermania è riuscita a diventare unPaese molto forte, soprattutto sulpiano delle esportazioni.

    La leadership europea del tempo fu ingrado di gestire lo scenario che si apri-va dopo la caduta del Muro e quindila riunificazione? In realtà, fu una de-cisione politica sofferta: Thatcher eMitterand, ma non solo loro, temevanouna Germania unita.

    Al di là delle tensioni, credo cheda un punto di vista politico la lea-dership del tempo seppe gestire inmodo positivo la situazione, ancheperché non c’era un altro modo dirispondere alla domanda di demo-crazia e di libertà che arrivavadall’Oriente. L’Europa nasceva comeprogetto di pace e di prosperità, de-mocrazia e benessere. Questo pro-getto sarebbe stato messo in discus-sione dalle radici se si fosse chiusoin se stesso e non fosse riuscito aportare i suoi benefici ad altre per-sone meno fortunate, in fondo ap-partenenti a Paesi che da sempre so-no culturalmente europei. Una chiu-sura avrebbe minato alle basi il pro-cesso politico di integrazione. Il pro-blema sono stati i costi di questaoperazione e le diseguaglianze cheha creato. L’apertura al commerciointernazionale genera in media bene-fici, che sono in media superiori ai

    costi, e quindi fa crescere l’econo-mia, ma possono anche crearsi sac-che di disuguaglianza e sofferenza.Va detto che nel momento in cui laGermania ha dovuto gestire la riuni-ficazione e l’apertura a Est ha sfrut-tato molto bene l’Europa e le istitu-zioni europee; insomma ha puntatomolto sull’integrazione. In una fasesuccessiva, purtroppo, Berlino haabbandonato il suo europeismo con-centrandosi su se stessa, e la rispostaalla crisi del 2008 ce lo ricorda. Lacrisi covid-19 invece, secondo me, ri-balta ancora una volta la situazione:Berlino sta capendo che da sola nonpuò farcela e che il suo futuro devepassare attraverso una ricentraturadella sua economia in linea conl’Unione.

    L’unificazione tedesca può essere unmodello per costruire il nostro futuro aldi là dei contrasti e delle tensioni at-tuali?

    Più che la riunificazione, che èinevitabilmente connessa a un deter-minato scenario storico, un modellopuò venire dallo spirito politico deltempo, ovvero l’impegno solidale deitedeschi dell’Ovest nei confronti deitedeschi dell’Est. Cittadini colpiti daun destino avverso che avevano ne-cessità di agganciarsi ai Paesi piùforti hanno ricevuto un sostegno.Questo è l’aspetto di quella vicendastorica che oggi dobbiamo riscopri-re .

    LONDRA, 3. Spetterà al primo mi-nistro britannico, Boris Johnson, eal presidente della Commissioneeuropea, Ursula von der Leyen,tentare di rilanciare la partita ne-goziale fra Regno Unito e Bruxel-les sulle relazioni future post-Bre-xit, dopo lo stallo degli ultimigiorni causato dalla nuove leggedi Londra sul mercato interno,che viola parte dell’accordo di riti-ro dall’Ue. Lo ha fatto sapere unportavoce di Downing Street, an-nunciando una conversazione fra idue, il primo colloquio diretto dagiugno scorso, per sabato sera.

    L’obiettivo è di fare il puntodella situazione e provare a deli-neare i prossimi passi per tentaredi arrivare a una svolta, dopo icontinui nulla di fatto su alcunipunti cruciali: la pesca, gli aiuti diStato e, soprattutto, l’allineamentonormativo (level playing field)preteso dall’Ue contro ipotetici ri-schi di concorrenza sleale.

    Sul negoziato, come detto, pesaanche la polemica sulla nuova leg-ge nazionale (Internal MarketBill) messa in cantiere da Johnsonper riservare al Regno Unito il di-ritto di violare parte delle intesedi divorzio già firmate con Bru-xelles (in particolare sullo statusdoganale dell’Irlanda del Nord) incaso di no deal c o m m e rc i a l e . Unamossa che minaccia di aggirare ildiritto internazionale e contro cuil’Ue ha formalizzato ieri un’azio-ne legale, pur senza interromperei colloqui. Colloqui una cui con-clusione positiva — vista con mi-nore pessimismo negli ultimi gior-ni a Londra, ma «non ancora aportata di mano», secondo fontieuropee citate da «The Guardian»— potrebbe del resto tagliare la te-sta al toro: consentendo al gabi-netto britannico d’accantonare ipunti controversi dell’InternalMarket Bill prima dei processi diratifica.

    Con il Regno Unito, ha dettovon der Leyen, «vogliamo un ac-cordo, perché crediamo che siameglio averlo come vicini: soprat-tutto in questi tempi segnati dalcororavirus è meglio avere un ac-cordo, ma non ad ogni prezzo».

    Da Londra, Johnson ha replica-to che un accordo post-Brexit dilibero scambio fra Londra e Bru-xelles può essere raggiunto, matutto dipende dall’Unione euro-p ea.

    realtà è la stessa storia che si è vissu-to e si vive in altri territori europei.Il divario tra Länder occidentali eLänder orientali oggi è minore diquello che si registra in Italia tra re-gioni come Lombardia e la Calabria.In Germania, però, si è creata unaforte tensione politica: nelle elezionidel 2019, rispetto a quelle del 2014,l'estrema destra ha raddoppiato iconsensi in Brandeburgo raggiun-gendo il 23.7 per cento dei voti, e liha quasi triplicati in Sassonia otte-nendo il 27.8 per cento. Dunque,nell'Est la media è del 25 per centodi elettori dell'estrema destra. È' evi-dente la sfida a livello sociale che diquesti tempi Berlino e in realtà l'in-tera Unione europea devono affron-tare insieme con le incognite dellacrisi sanitaria ed economica. Al di làdelle possibili soluzioni concrete,aiuterebbe una visione non “p re s e n -tista”, cioè non schiacciata sul pre-sente, ma di grado di ricordare ilpassato e di pensare il futuro.

    Oggi il pensiero va al giorno dellaDeutsche Wiedervereinigung, la ri-conquista dell'unità nazionale tede-

    sca, in relazione al più antico proces-so di Deutsche Einigung, l'unifica-zione che portò alla costituzione del-lo Stato tedesco nel 1871.

    Dopo la fine della seconda guerramondiale in Europa, la Germaniaera stata divisa in quattro zone dioccupazione. La vecchia capitaleBerlino, in quanto sede del Consi-glio di controllo alleato, era statasuddivisa in quattro zone di occupa-zione. Benché l'intento delle quattropotenze occupanti fosse di governareinsieme una Germania con i confinidel 1947, l'avvento delle tensioni del-la guerra fredda fece sì che le zonefrancese, britannica e statunitenseformassero nel 1949 la RepubblicaFederale Tedesca (e Berlino Ovest),escludendo la zona di occupazionerussa, che divenne nello stesso annola Repubblica Democratica Tedesca(comprendente Berlino Est). Oltre aciò, diverse parti dell'ex Reich tede-sco vennero annesse alla Polonia eall'Unione Sovietica.

    Si è arrivati alla Wiedervereini-gung grazie ai negoziati tra i dueStati culminati in un Trattato diUnificazione, mentre i negoziati trale due “Germanie” e le quattro po-tenze occupanti — Francia, RegnoUnito, Stati Uniti d'America e Unio-ne Sovietica — avevano prodotto ilcosiddetto Trattato due + quattro,che garantiva la piena indipendenzaa uno Stato tedesco riunificato.

    Legalmente non si trattò di unariunificazione tra i due Stati tede-schi, ma dell'annessione da partedella Germania Ovest dei cinqueLänder della Germania Est e di Ber-lino Est: una scelta che ha velocizza-to il processo evitando la creazionedi una nuova costituzione e la sotto-scrizione di nuovi trattati internazio-nali. Le prime elezioni libere nellaGermania Est, si sono tenute il 18marzo 1990.

    A livello simbolico, la tappa fon-damentale è stata e rimane la cadutadel Muro di Berlino, avvenuta il 9novembre 1989. Le emozioni tornanoa quel tardo pomeriggio quando labarriera di mattoni, filo spinato e ni-di di mitragliatrice, che dal 13 agosto1961 aveva spezzato la città, si sgre-tolava. Nessuno pensava alla produt-tività, alla disoccupazione, alla cre-scita dell’economia. Il pensiero deiberlinesi e di tutto il mondo era perla vittoria della democrazia.

    Helmut Kohl, cancelliere della Repubblica Federale Tedesca all’epoca della riunificazione

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 4 ottobre 2020 pagina 3

    LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

    «Per chi è responsabile la domanda ultima non è:come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vitadella generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

    Conversazione con il giurista Sabino Cassese

    Lo Stato non è mortoviva lo Stato

    di SI LV I A CAMISASCA

    Con la globalizzazione il con-cetto e la funzione di Statopassano attraverso una tra-sformazione profonda e, forse, in-controllata. Quanto questo sia av-venuto nella consapevolezza delleleadership internazionali non è fa-cile dirsi. Come non lo è stabilirese e come il fenomeno sia governa-bile. «Con la globalizzazione gliStati hanno dovuto conquistarsiuna legittimazione dall’alto: certo,erano già legittimati dai cittadini,ma ora, a differenza dell’epoca pre-globalizzazione, lo sono anche dal-la comunità internazionale, restia atessere e mantenere relazioni conPaesi irrispettosi di alcuni princìpiuniversalmente riconosciuti», riflet-te Sabino Cassese, giudice emeritodella Corte Costituzionale e profes-sore presso la School of Gover-nment della LUISS, in questa inter-vista rilsciata a «L’Osservatore Ro-mano».

    Gli Stati poi hanno accettato di rico-noscersi in una rete, che costituisceparte integrante stessa della globalizza-zione...

    Esatto. Inoltre, nella "rete", com-posta da circa due mila regimi re-golatori globali, gli Stati giocanoun duplice ruolo: da un lato, la le-gittimano, dal momento che i rego-latori internazionali non hanno unabase democratica diretta, dall'altro,sottostanno alle sue regole, derivan-ti da una condivisione di responsa-bilità e poteri a livello globale. Lagovernabilità di questo sistema di-pende dagli interessi che i protago-nisti nutrono nella cooperazione.Per esempio, gli Stati Uniti attual-mente sono a favore del bilaterali-smo, non del multilateralismo: unatteggiamento di fondo che, però,non può essere spinto oltre misura,poiché si ritorcerebbe contro glistessi interessi di alcuni loro sog-getti: colpirebbero, ad esempio, leBig Tech, società americane, maoperanti in tutto il mondo.

    Esiste dunque un duplice rapporto traStato e globalizzazione?

    Lo Stato è oggi, in primo luogo,un terminale operativo della rete

    globale. L’Onu, per esempio, si av-vale degli Stati: li appoggia e pro-muove. E persegue i propri scopiavvalendosi di forze armate nazio-nali. Questo per sottolineare quan-to inizialmente detto, ovvero che isingoli Stati poggiano sulla legitti-mazione popolare, ma anche daquella sovranazionale non possonofare a meno. Non solo, in questofrangente, gli Stati sono anche ga-ranti della rete dei poteri infrastata-li, quali federazioni, regioni, comu-nità autonome, territori: in un certoqual modo si pongono come garan-ti della loro stessa frammentazione.Questo perché un solo livello didemocrazia non basta: a tutela delmantenimento della stessa è postaun'architettura di molteplici potericon investiture popolari o democra-tiche. A fianco dei tradizionalicompiti previsti per gli organisminazionali si aggiungono altre fun-zioni, in quanto occorre risponderedella sicurezza nazionale, difenderei diritti dei cittadini, erogare i servi-zi essenziali in modo indiscrimina-to e universale.

    Quale sorte si può prevedere per gliStati, così come si presentano e agisco-no in questo delicato passaggio storico?

    Al loro interno la frammentazio-ne è aumentata, con il decentra-mento di funzioni e compiti alleperiferie, d'altra parte, però, hannoacquisito peso e si sono evolute al-tre dinamiche, prima marginali: adesempio, ora la politica estera èparte di quella interna, hanno presocorpo le politiche regionali e quellaeuropea è molto più definita. Inol-tre, emerge sempre più il bisognodi maggiore efficienza e di più ga-ranzie in termini di “checks and ba-lances”: anzi, nel prossimo decen-nio, saranno determinanti nel con-testo della rete dei poteri globali.Insomma, nonostante la globalizza-zione, non intravedo affatto il de-clino dello Stato.

    Secondo lei, i populismi interpretanouna richiesta di maggior efficienza del-lo Stato? Come una governance avve-duta e lungimirante dovrebbe reagire atali tendenze?

    I populismi nascono sulla basedi esigenze diverse, tra cui noncompare quella di efficienza. Sonoil prodotto della crisi dei partiti edella diffusione di vaghe aspirazio-ni a una impossibile democrazia di-retta. La storia mostra che le forzepopuliste, una volta chiamateall’esercizio del potere, si sonoscontrate con la complessità dellamacchina statale, e qui si sono are-nate. Persiste poi un secondo sco-glio, concettuale e strutturale: lademocrazia non si esaurisce nel vo-to, ma consiste di altri strumenti,tesi ad attenuare l'impronta autori-taria dell'esercizio del potere: sepa-razione di cariche e funzioni, siste-mi incrociati di reciproco controllo,pluralità di istituzioni democratichea livelli diversi (comuni, regioni,Stati, organismi sovranazionali), ri-spetto delle regole meritocratiche.Tutto questo implica l'acquisizionedi maturità e consapevolezza inmerito al principio della competen-za nell’esercizio di molte funzioni,quali istruzione, sanità e ammini-strazione pubblica.

    Nelle sue lezioni si riferisce spesso allescienze politiche: chi sono i cultori dellescienze dello Stato? Come hanno influi-to e influiscono sul processo della glo-balizzazione?

    La politica ha sempre avuto pro-pri cultori, specialmente a partire

    dal XIX secolo, chiamati politologio scienziati politici. Si dedicano al-la branca delle scienze sociali relati-va a partiti, parlamenti, governi, as-sociazionismo. Contigua a questabranca del sapere è la teoria delloStato, prevalentemente coltivate daigiuristi nell’ambito del diritto pub-blico. Le attenzioni dell’una edell’altra disciplina, da circa ventianni, sono rivolte alla globalizza-zione, ne esaminano le interazionicon la società e con le strutture am-ministrative. L’intreccio tra le due èaddirittura uno strumento essenzia-le allo sviluppo degli studi sullaglobalizzazione. I cultori dellescienze dello Stato debbono ren-dersi conto che il loro studio nonpuò che essere multidisciplinare,padroneggiando, oltre al diritto, lastatistica, l’economia, la sociologia,la scienza politica.

    Come immagina il potere pubblicopost-pandemia e quanto conterrà diquesta?

    Il passaggio fondamentale èquello dalla piramide alla rete. Ipoteri pubblici si sono retti sulprincipio di gerarchia, sul modellopiramidale. Ora, invece, sono arti-colati anche a rete, secondo unprincipio di equiordinazione. Il ca-po di un governo è, infatti, al verti-ce di una piramide, all'interno deiconfini nazionali, ma, rispetto aisuoi omologhi, nel Consiglio euro-peo e in tutti gli altri organismi so-vranazionali opera nel contesto diuna rete, che si sottrae al principiodi gerarchia e il cui ecosistema nonè piramidale.

    Quali implicazioni comporta sullo statodi salute degli Stati?

    Mai come ora emerge la naturadinamica di quel soggetto, in conti-nua evoluzione, che definiamo Sta-to. Stanno cambiando rispetto a séstessi e nelle relazioni esterne, per-tanto non è da escludere che si af-fermino altri e diversi poteri pub-blici. Non bisogna attribuire, comeè nella cultura occidentale, naturadi Stato a qualunque potere pub-blico, sulla scia, ad esempio, diquanto inteso per le “città-Stato”dell’antica Grecia. Tra Stato e glo-balizzazione c'è un rapporto di di-pendenza (perché gli Stati sono de-stinatari di standards fissati dagliorganismi globali), ma anche di co-mando, in quanto gli Stati, nonsingolarmente, ma nel loro insieme,governano le organizzazioni inter-nazionali e i sistemi regolatori glo-bali.

    L’onda della globalizzazione è ancorain crescita o sta arretrando?

    Le analisi sulla storia di questicomplessi fenomeni hanno messoin luce diversi cicli: in certi periodila globalizzazione avanza più rapi-damente, in altri più lentamente.Gli stessi “sovranisti” si posiziona-no rispetto ad essa in modo con-tradditorio, respingendone alcuniaspetti e sposandone altri. Ma ilnodo è che dobbiamo conviverecon poteri pubblici “multitasking”o, volendo, multistrati: in ogni ca-so, più complessi. Quanto alla de-mocrazia, se è vero che emergonotendenze autoritarie o antidemocra-tiche, è altresì vero che vi sono in-teressi che spingono a maggiori li-bertà, se non altro perché un“vicino” democratico e liberale hail vantaggio di porsi in maniera piùpacifica. E comporta minorip ericoli.

    Avrebbe contratto il covid alla presentazione del nuovo giudice della Corte suprema

    Trump ricoveratoin via precauzionale

    WASHINGTON, 3. Il presidente statu-nitense, Donald Trump, risultatopositivo al nuovo coronavirus, è sta-to ricoverato in via precauzionaleper alcuni giorni su consiglio deimedici. Dall’ospedale militare Wal-ter Reed, è tornato a comunicare sulproprio stato di salute tramite il suosocial preferito. «Sta andando tuttobene, credo. Grazie a tutti. Con af-

    fetto!» ha dichiarato su Twitter a di-stanza di una ventina di ore dai pre-cedenti tweet in cui annunciava lasua positività al covid insieme aquella della moglie Melania.

    «Il presidente Trump rimane inbuone condizioni, ha sintomi lievi eha lavorato per tutto il giorno»,aveva detto il portavoce della CasaBianca, Kayleigh McEnany, prean-nunciandone il ricovero. Al suo arri-vo in ospedale, Trump aveva pub-blicato un video nel quale ribadivaottimismo e invitava alla cautela:«Penso che andrà bene, ma dobbia-mo assicurarci che tutto vada per ilmeglio». Il primo bollettino medicopost ricovero consegnato ai mediariferiva di un presidente «stanco madi buon umore». Il medico persona-le di Trump, Sean P. Conley, ha di-chiarato che il presidente ha iniziatoil suo trattamento con un farmacoantivirale e non ha bisogno di una

    fornitura aggiuntiva di ossigeno. Se-condo poi quanto reso noto dalla«Cnn» l’inquilino della Casa Biancaha avuto una febbre persistente ed èanche affaticato.

    Nel frattempo nell’entourage dipersone che gravitano intorno aTrump diverse sono state quelle ri-sultate positive al covid. Tra questeBill Stepien, il nuovo manager dellacampagna presidenziale di DonaldTrump e stretto collaboratore delpresidente Usa, il presidente delpartito repubblicano Ronna McDa-niel e i senatori Mike Lee e ThomTillis, oltre a Kellyanne Conway al-tra stretta collaboratrice del presi-dente Usa. Secondo i media localil’evento che avrebbe potuto scatena-re l’ondata di contagi nel team ditrump e nel partito repubblicanopotrebbe essere stata la presentazio-ne di Amy Coney Barrett comenuovo giudice della Corte suprema,sabato scorso nel "Giardino delle ro-se", alla Casa Bianca.

    La campagna elettorale di Trumpha dovuto subire una riorganizza-zione totale. «Tutti gli eventi dellacampagna precedentemente annun-ciati che coinvolgono la partecipa-zione del presidente sono attual-mente trasformati in eventi virtualio sono temporaneamente rinviati»,ha scritto in una dichiarazione il ilteam della campagna elettorale delpresidente, specificando che glieventi che riguardano il vicepresi-dente Mike Pence, risultato negativoal covid-19 venerdì mattina 2 otto-bre, sono confermati, compreso ildibattito tv con la candidata alla vi-ce presidenza per il partito demo-cratico, Kamala Harris.

    Intanto il candidato democraticoJoe Biden, sottopostosi al test e ri-sultato negativo, prosegue il suotour elettorale e viaggia per il Paese.Ieri è stato in Michigan. Ha inviatoauguri di pronta guarigione al suorivale e ha deciso di cancellare glispot negativi preparati controTru m p .

    Manifestazione di condanna a New Delhi

    Lo sdegno dell’Indiaper i continui stupri

    L’Onu chiedeaccesso alla terraper gli ex Farc

    BO GOTÁ, 3. È urgente e continuaa essere una priorità fornire l’ac-cesso alla terra agli ex combat-tenti delle Forze armate rivolu-zionarie della Colombia (Farc).Questo quanto ribadito nell’ulti-mo rapporto trimestrale dellaMissione di verifica delle NazioniUnite per informare il Consigliodi sicurezza Onu sui progressicompiuti nell’attuazione dell’ac-cordo di pace in Colombia sigla-to il 24 novembre di quattro annifa a Bogotá. La missione ha sot-tolineato che in questo momento,è essenziale garantire l’acquistodi terreni da parte del governoper assegnarli agli ex Farc per ilconsolidamento dei vecchi “SpaziTerritoriali di Formazione e Rein-corp orazione” derivati propriodall’accordo di pace. Nel periodotra il 27 giugno e il 25 settembre,il rapporto ha confermato 19omicidi di ex membri delle Farc,per un totale di 50 omicidi di excombattenti nel 2020.

    Cresce la tensionein Bolivia

    a 15 giorni dal voto

    LA PAZ, 3. A quindici giorni dalleelezioni generali in Bolivia, ilpartito Unidad nacional (Un) hadeciso di sostenere Carlos Mesa,candidato alla presidenza delpartito Comunidad ciudadana(Cc). La mossa politica, spiegataattraverso un video trasmesso suisocial network da Doria Medina,leader di Un, è legata all’inten-zione di «non dare alcun vantag-gio al passato che vuole tornare»,in riferimento al Movimento peril socialismo (Mas), il partitodell’ex presidente Evo Morales.Al momento il candidato delMas, Luis Arce, è il favorito allavittoria, secondo la maggior partedei sondaggi. Non ci sarebbe al-cun articolo politico alle spalleha poi spiegato Medina, che hachiesto ad altri candidati che nonhanno la possibilità di battere ilMas alle prossime elezioni di se-guire la stessa strada di Un.

    Intanto, sempre ieri, di frontea una crescita della tensione poli-tica, il presidente ad interim, Jea-nine Áñez, ha assicurato che ilsuo governo garantirà il rispettoper i risultati del voto.

    Nuova Caledoniaverso il voto

    per l’indip endenza

    NUMEA, 3. La Nuova Caledonia,territorio nel Pacifico sotto sovra-nità francese dal 1853, torna do-mani alle urne per il referendumsull’indip endenza.

    Per gli abitanti dell’arcip elagosi tratta della seconda consulta-zione negli ultimi due anni. Nel2018, con una partecipazionestraordinaria dell’80,63 per cento,il 56,7 per cento degli elettori si èespresso contro l’indip endenza.Sebbene lo scarto di voti sia sta-to decisamente inferiore a quantoprevisto dai sondaggi, gli indi-pendentisti si sono detti comun-que soddisfatti. L’esito di questonuovo referendum resta inveceincerto, visto che non sono statirealizzati sondaggi. Gli osservato-ri però ritengono plausibile unanuova conferma del “no”.

    I principali partiti politici fran-cesi si sono schierati per il man-tenimento dello status quo. Nelcaso in cui dovesse vincere il “sì”,la collettività francese d’o l t re m a rediventerebbe uno Stato indipen-dente, recuperando così quelleprerogative statali di pertinenzadi Parigi: difesa, diplomazia e si-curezza interna.

    Dopo i duri scontri del passatofra i lealisti d’origine europea egli indipendentisti kanaki, culmi-nati nel 1988 con una serie diepisodi sanguinosi, fra cui il notosequestro della grotta di Ouvea,la Nuova Caledonia si è avviatagrazie agli Accordi di Matignonverso un pacifico e graduale per-corso di decolonizzazione e diauto determinazione.

    NEW DELHI, 3. Una massiccia mani-festazione ha avuto luogo ieri sera aNew Delhi, capitale dell’India, conmigliaia di donne e uomini che han-no chiesto giustizia per la ragazzadi 19 anni del villaggio di Hathras,nello Stato dell’Uttar Pradesh, pic-chiata, stuprata e lasciata poi morirein un campo.

    La protesta era stata convocata,inizialmente, nell’area dell’India Ga-te, il monumento simbolo della ca-pitale, ma la polizia ha circondatola zona e bloccato gli accessi dellefermate della metropolitana. Il ra-duno si è quindi spostato al JantarMantar, nei pressi del Parlamento.

    Anche Arvind Kejriwal, il gover-natore di New Delhi, si è unito aimanifestanti e ha chiesto una puni-zione esemplare per i responsabilidel crimine. Chandrashekhar Azad,il leader del Bhim Army, il movi-mento politico che rappresenta i da-lit, la casta della vittima, ha avviatoun presidio notturno accendendomigliaia di candele.

    Da ieri la polizia ha circondato ilvillaggio della ragazza, dove vive lasua famiglia, e impedisce a chiun-que di raggiungerlo, con la motiva-zione di accertamenti ancora in cor-so. Cinque funzionari delle forzedell’ordine locali sono stati nel frat-tempo sospesi dalle loro funzioni.Secondo l’accusa, dopo l’arresto diquattro uomini, tutti di casta eleva-ta, avrebbero poi fatto cremare ilcorpo della ragazza, contro la vo-lontà della famiglia, portando anchedi persona la benzina. Ha suscitatoanche sdegno il parere della poliziascientifica, secondo la quale la ra-gazza non sarebbe stata stuprata,ma “solo” picchiata a morte.

    Nella tempesta di indignazioneche scuote tutta l’India da giorni,per il ripetersi di violenze e stupricontro giovani donne, Yogi Aditya-nath, governatore dell’Uttar Prade-sh, ha twittato: «Il governo proteg-gerà ogni madre e sorella. Lo pro-metto: chiunque osi anche solo pen-sare di mancare di rispetto a unadonna, sarà severamente punito».

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 4 ottobre 2020

    Trecento anni fa nasceva Piranesi, il maggiore incisore e vedutista italiano del XVIII secolo

    Quando si incontranoperfezione e mistero

    Le «Vedute di Roma» sono il più palpitante album della cittàche le arti figurative ci abbiano lasciatoLe sue rappresentazioni di antichità, monumenti e rovine romanesono ammirate e celebratenon solo perché impeccabili sul piano tecnicoma anche e soprattutto in quanto sono concepite come espressionedi un religioso culto di Roma e del suo fermo convincimentocirca la superiorità del genio romano su quello greco

    Ha saputo seguire un’ispirazione e dare vita a una creativitàche preannunciano nel segno di un’articolata sintesiil romanticismo, il gotico e persino i film horror del NovecentoLa scrittrice francese Marguerite Yourcenar lo ha amatospecialmente per questo motivotanto che da definirlo «l’autore più segreto del XVIII secolo»

    Le figure di Monica e Agostino nell’opera di Venanzio Reali

    Come la punta di un fiammifero

    Fernando Álvarez de Sotomayor«Agostino e Monica» (1917)

    di MARIO SPINELLI

    Trecento anni fa, il 4 otto-bre 1720, nasceva il mag-gior incisore e vedutistaitaliano del XVIII secolo,Giovanni Battista Pirane-si. Un’altra figura mitica del Sette-cento veneziano di Tiepolo, Guardi,Canaletto e altri geni del pennello edel bulino. Ma con una differenza,non solo tecnica. Se figlio di S.Marco era di certo per nascita e for-mazione (aveva visto la luce a Mo-gliano Veneto e studiato architetturae antiquaria a Venezia), il decisivostage svolto a Roma nel 1740 e il suotrasferimento otto anni dopo nellaCittà Eterna, dove resterà fino allamorte nel 1778, fanno di Piranesi

    Il rapporto di questo insigne im-migrato veneto con Roma (ma all’ar-rivo è solo un disegnatore al serviziodell’ambasciatore della Serenissima)è in effetti profondo e continuo, alpunto che quasi quasi il percorsoabitativo-produttivo di Piranesi peril centro storico capitolino potrebbediventare oggi una bella passeggiataturistico-culturale (ad onta ahimédel calo di visitatori, che confidiamotemporaneo). Prima tappa, piazzaVenezia, dove il ventenne di bellesperanze trova alloggio nel palazzoomonimo. Sono anni di apprendista-to, in cui egli impara i rudimentidell’acquaforte e delle altre tecnichecalcografiche, con maestri che sichiamano Giambattista Nolli e Giu-seppe Vasi, per ricordare i più titola-

    lavoro. Nasce (e mai finirà, anzicontinuerà con i figli Francesco eLaura) il Piranesi produttore oceani-co di incisioni, acqueforti, vedute,schizzi, immagini che girano per lacittà e il mondo, ma pure di un arti-gianato e un’oggettistica che vannoa ruba, contando fra le tante squisi-tezze mobili esclusivi, soprammobilie oggetti i più vari d’ornamento earredamento (ricercatissimi i caminidi Piranesi).

    Così siamo alla terza statio, via Si-stina, allora Strada Felice, perchéaperta da Sisto IV, al secolo Fe l i c ePeretti, per l’anno santo 1600. L’arti-sta, ormai consacrato e no stop co-me lavoratore, si piazza all’attuale ci-vico 48, palazzo Tomati, dov’è tito-lare di un’impresa quasi industriale,che stampa e vende in proprio e haperfino un catalogo di produzione,con tanto di illustrazioni e prezzi,che viene regolarmente aggiornato.È il 1761. Ancora diciassette anni colvento in poppa e poi la morte permalattia, il 9 novembre 1778, sazio senon di giorni certo di fama e di ric-chezza. Il che ci porta all’ultima tap-pa del nostro iter. La piazza più eso-terica e misteriosa di Roma, sullospigolo est dell’Aventino, intitolataai Cavalieri di Malta e disegnata daPiranesi in persona. Una delle po-che opere architettonico-urbanistichedel grande incisore, che non potérealizzare fra i vari progetti a sua fir-ma — nonostante l’appoggio di Cle-mente XIII, che lo ammirava e percui lavorò — l’a l l a rg a m e n t o - r i f a c i -mento dell’abside di San Giovanniin Laterano. Ma, ancor più dellastraordinaria piazza, ciò che fa diquest’angolo di Roma la meta ulti-ma ideale del tour piranesiano è in

    primis la tomba stessa dell’artista, se-polto per volontà del suo potenteamico ed estimatore cardinale Rez-zonico nella chiesa di S. Maria delPriorato, inclusa nell’attiguo Priora-to di Malta e progettata questa sìdal grande veneziano. È un arrivoemozionante, anche se l’imp ortantesepolcro, a destra entrando, non èpiù affiancato dal candelabro mar-moreo realizzato da Piranesi stesso,“p re l e v a t o ” a suo tempo da Napo-leone e ora conservato al Louvre. Incompenso, accanto alla tomba c’è lastatua dell’artista, molto realistica efisionomica (con un Giambattistastempiato, accigliato, in età matura eun po’ sovrappeso), scolpita da Giu-seppe Angelini per incarico dei fami-liari del defunto.

    A Roma dunque nacque e da Ro-ma partì per i cinque continentil’opera grafico-artistica più impo-nente e sofisticata concepita da uncultore del rame e del bulino. Congli acquarelli di Roesler Franz, leVedute di Roma di Piranesi sono ilpiù palpitante album della CittàEterna che le arti figurative ci ab-biano lasciato: i suoi due volti, po-polare e nobile, entrambi millenarie contemporanei. Le rappresenta-zioni piranesiane di antichità, mo-numenti e rovine romane sono am-mirate e celebri non solo perchéperfette sul piano tecnico ma forsespecialmente come espressione diuno spirito profondo, di un religio-so culto di Roma e del fermo con-vincimento dell’autore — contro cor-rente allora dopo gli scavi a Pom-pei, Ercolano e Paestum — circa lasuperiorità del genio romano sulgreco, per via della grandiosità, so-lennità e sacralità del costruire ro-mano, inarrivabili per Piranesi. Econ questo culto e quest’amore diRoma, nelle Vedute l’autore ci tra-smette anche il suo senso del miste-ro, dell’ignoto, la sua originalità efantasia creatrice. Una stampa ro-mana di Piranesi (un rame ne pro-duceva migliaia) non è mai banale,scontata, ha quasi sempre qualcosadi più, d’inatteso, occulto, a volteinquietante, con quelle figuretteumane impiccolite per rendere gliarchi, le volte, le mura e le colonne

    più maestose e degne dell’O limp oro m a n o .

    E su quest’aspetto un po’ enigma -tico, visionario e quasi protoromanti-co di Piranesi — collocato dai criticipure tra i fondatori del neoclassici-smo, polemici col rococò al tramon-to — va precisato che le oltre duemi-la tavole incise dall’artista non sonodedicate tutte a vestigia, chiese e mo-

    e dell’emozione. Sono immaginisplendidamente impressionanti, consiti e stabilimenti di dolore pieni discale, finestrelle, sbarre, catene (sem-bra di sentirle scorrere), cavalletti,corde, flagelli e altri arnesi di tortu-ra. L’urlo di Munch ne parrebbe qua-si il controcampo perfetto. Un inci-sore settecentesco ha saputo seguireun’ispirazione ed esprimere una crea-

    uno degli artisti più forti e originali,e anche più noti e celebrati, che ab-biano fissato l’Urbe antica e cristia-no-pontificia al centro del propriointeresse e della propria ispirazione.Veneziano di formazione, insomma,e per giunta nell’età raffinata e d’o rodell’arte veneta, ma romanoquant’altri mai nella sua visione epro duzione.

    ti. E quando i risultati arrivano, conla stima degli esperti e il plauso delpubblico, Giovanni Battista traslocanel cardo di Roma, via del Corso,nell’edificio davanti palazzo Manci-ni, allora sede dell’Accademia diFrancia, che con Napoleone salirà alPincio. Qui l’artista mette su sia casache bottega, perché l’onore del suc-cesso gli porta l’onere di un insonne

    numenti romani. Una parte, fruttoproprio del Piranesi più “t e n e b ro s o ”,consiste nelle Carceri d’invenzione, pertaluno il suo capolavoro, dove il dot-tor Jekyll del classicismo si consegnatutto al mister Hyde dell’esoterismo

    tività che preannunciano il romanti-cismo, il gotico e persino i film hor-ror del Novecento. Marguerite Your-cenar lo ha amato specialmente perquesto, chiamandolo «l’autore piùsegreto del XVIII secolo».

    «L’interno del Pantheon» (1756)

    Le ancore mordevano l’abisso

    di ANNA MARIA TAMBURINI

    Come può la poesia rappresentarel’indicibile di un incontro con ladivinità o una sua visita? Tra lefigurazioni di cui si avvale l’im-maginazione di un poeta quelladi una veste interamente infiammabile comela capocchia di un fiammifero («tuta solfi-na») sembra tradurre quanto più compiuta-mente all’esperienza sensibile i termini diuna contemplazione suscitata dall’aver medi-tato un episodio del genere.

    Si tratta del celebre brano delle Confessioniin cui Agostino, facendo memoria degli ulti-mi giorni della madre, tramanda l’evento mi-stico di un’estasi condivisa. Un evento in-consueto, poiché della mistica si tramandanodi solito esperienze solitarie. Sant’Agostino ela madre si trovavano sul lido di Ostia, allafoce del Tevere, in prossimità del viaggioche li avrebbe riportati a casa, oltremare. Lapoesia in cui si rievoca questo episodio èMonica e Agostino, edita nel volume Ve t ra t ed’alabastro. Confessioni e preghiere (Forlì Fo-rum/Quinta generazione, 1987).

    L’autore, padre Agostino Venanzio Reali(nato a Montetiffi di Sogliano al Rubiconeil 27 agosto 1931, morto a Bologna 15 marzo1994) ne fa oggetto di contemplazione e pre-ghiera: contemplazione nel mentre pone losguardo interiore su quel singolare contestointerrogandosi intorno a quella esperienza,chiedendosi cosa i santi possano avere pro-vato e come poterlo esprimere.

    Aveva letto quel capitolo dell’autobiogra-fia di Agostino verosimilmente durante uncampeggio estivo («lessi un’estate remota»)da giovane seminarista. La sorgente del Te-vere si trova a Balze di Verghereto, localitàvicina sia alla casa d’origine che al seminarioche l’aveva accolto, undicenne, a Cesena.Più tardi, dopo tanti anni da quella primalettura e verosimilmente quando, giovane sa-cerdote, per motivi di studio risiede a Roma,nell’occasione di una visita a Ostia Tiberinaproprio là dove Agostino e Monica hannovissuto anche sensibilmente quella esperien-za, il pensiero di una corrispondenza trafonte e foce offre l’intuizione di una più alta

    corrispondenza, e non semplicemente meta-forica, tra inizio e fine.

    Si tratta di un argomentare analogico pervia di metafore, di metafora in metafora, chemagari non si coglie immediatamente a unaprima lettura, ma che implicitamente va nel-la direzione dell’infinito mare da cui si pro-viene e a cui si è richiamati, per cui il nostroesserci qui e ora, proiettati nell’essere, si puòpensare quasi àncora che morde l’abisso lacui profondità rimane inattingibile alla men-te («senza che mai la mente / approdasseall’identico eterno»).

    Reali aveva letto quel brano al principiodella sua formazione francescana; nel mo-

    mento in cui scrive si trova non più alla sor-gente ma alla foce del fiume, là dove i santihanno vissuto quella vicenda e dove si con-clude la vita terrena di Monica.

    Ma, con sentire propriamente bonaventu-riano, alle vette del pensiero non si giungeper le vie della speculazione razionale. Cosìla poesia, come quella “contemplazione”, vi-ra verso la preghiera, poiché a un certo pun-to, delineato il contesto, dalla sorgente delfiume al mare, l’autore introduce un Tu concui interloquire, intorno a quel flusso reale emetaforico al contempo (ma più che reale):«Esulavano le celesti onde / della tua sor-gente / fonte della vita». Tre versi con i qua-li padre Agostino Venanzio Reali traduce dapoeta un passaggio fondamentale di queldecimo capitolo del libro IX delle Confessio-ni («sed inhiabamus ore cordis in supernafluenta fontis tui, fontis vitae, qui est apud te,ut inde pro captu nostro aspersi quoquo modorem tantam cogitaremus») del quale le celestionde sembrano la resa più congrua di quelsuperna fluenta.

    Nella dolcissima loro intima conversazio-ne i santi si chiedevano quale potesse essere,quale possa essere, la vita eterna dei beati.Agostino Venanzio Reali vede come un mo-vimento inverso nella beatitudine di quellaestasi: non tanto i santi si inoltrano, nel loroargomentare, nell’alto fluire della Fonte cuianelano; ma contemplando il fiume dellagrazia che li investe, essi, fatto vuoto di tuttele cose del mondo, spalancano la bocca delcuore. Su questo fiume di grazia il poeta siconcentra, sul celeste nutrimento: esulavanole onde del cielo. Era quel flusso di vita ce-leste che veniva a inondarli, oltre i limiti deldivino nascondimento.

    E quel Tu cui si rivolge il poeta come giài santi nel contesto di quel giardino sotto uncielo stellato, in questo nodo di fisico e me-tafisico intorno all’elemento mare, quel Tu,in perfetto accordo con Agostino si ricono-sce come il Verbo: «Il tuo verbo fiammeg-giando sulla guglia del pensiero».

    Monica e Agostino avevano passato inrassegna tutta l’opera della creazione, dalgrande libro della natura erano passati aconsiderare il pensiero umano e si erano

    spinti oltre, più in alto, «per raggiungere glispazi della inesauribile ubertà ove Tu pascieternamente Israele con il cibo della verità,dove vita è la sapienza che dà l’essere a tuttele cose, alle passate e alle future: ed essa nonha successione, ma è come fu, come sarà,sempre. Anzi, meglio, non esiste in lei un“fu”, un “sarà”, ma solo l’“è”, perché è eter-na: il fu e il sarà non appartengono all’eter-nità. Parliamo, aneliamo ad essa, ed ecco, lasfiorammo un poco in uno slancio del cuore;e con un sospiro vi lasciammo avvinte le“primizie dello spirito” per ridiscendere alsuono delle nostre voci, dove la parola hainizio e dove si esaurisce. Quale possibilitàdi confronto tra essa e il tuo Verbo, che per-

    mane in se stesso, e non invecchia e rinnovatutto?» (traduzione di Carlo Vitali). ConAgostino Reali inneggia al Verbo che arded’amore sulle più alte vette del pensieroumano.

    Ed ecco, capitolando la mente, ma decli-nando le più alte e più armoniose forme delpensiero (sulla guglia del pensiero) — p oichénon la speculazione razionale soccorre inquesto ambito, più fecondo il pensiero delcuore — ecco come si chiude la preghiera:«Lo spirito più non ascolti / che il suo lenesussurro / oltre quello inesausto / del tuouniverso. Il nostro spirito ascolti solo la vocesottile, sussurro soave del Suo Spirito».

    Pubblichiamo integralmente il testo dellapoesia di Agostino Venanzio Reali, «Monicae Agostino», edita nel volume «Vetrated’alabastro. Confessioni e preghiere» (ForlìForum/Quinta generazione, 1987).

    Porta il mare le vocidi chi non ritornae trema la tuta zolfinasul lido tra limpida ghiaia,presso la foce del Teverealla cui sorgiva alpestrelessi un’estate remotal’estremo colloquiodi Monica e Agostino.Esulavano le celesti ondedella tua sorgente,fonte della vita!Nel giardino i fiori,nel cielo le stelle;sul vento venivaun sussurro di mare.Le ancore mordevano l’abisso,senza che mai la menteapprodasse all’identico eterno,

    sfacendosi le paroleall’usura del tempoe il tuo verbo fiammeggiandosulla guglia del pensiero.Lo spirito più non ascoltiche il suo lene sussurrooltre quello inesaustodel tuo universo.

    «La Fontana di Trevi» (1747-1748)

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 4 ottobre 2020 pagina 5

    Il progetto «Books on board» promosso dalla Biblioteca Ibby di Lampedusa

    Libri silenziosiche fanno rumore

    di ENRICA RIERA

    «A ndavo in biblioteca.Sfogliavo le riviste,guardavo le figure.Un giorno mi avvi-cinai agli scaffali deilibri e ne tirai fuori uno (…). Mi sedettia un lungo tavolo di mogano e cominciaia leggere. All’improvviso il mio mondo sicapovolse. Il cielo precipitò. Il libro miinchiodava. Mi vennero le lacrime agliocchi. Il cuore mi batteva forte (…).Leggevo e leggevo, ed ero (…) innamo-rato di un libro, di molti libri». In Sognidi Bunker Hill (1982), Arturo Bandini, al-ter ego di John Fante nonché protagoni-sta dei suoi romanzi, scopre l’atto dellalettura. E con lui anche noi, che, indaffa-rati e distratti, rivalutiamo il piacere disfogliare un libro, insieme alla sua forzaimmaginifica, creativa, civile, comunicati-va e resiliente. Qualcun altro dice pureche i libri permettano ai vivi di dialogarecon i morti, ed è vero. Rappresentano,nondimeno, lo strumento affinché glistessi vivi parlino tra loro, si avvicinino,si comprendano, si confrontino.

    Questa idea del libro e della bellezzadella lettura come potente mezzo di in-contro, di mediazione, di inclusione cul-turale e sociale e, soprattutto, di acco-glienza è alla base di Books on Board, ilprogetto — presentato il primo ottobre aPalermo e promosso dalla Biblioteca Ib-by di Lampedusa in collaborazione conIbby Italia e l’azienda speciale Palaexpodi Roma — che si basa sulla consegna(avvenuta per l’appunto lo scorso giove-dì) di tre valigie rosse, ricolme di libri,agli equipaggi delle navi Sea Watch, Me-diterranea e Open Arms.

    In mezzo al mare, tra forti raffiche divento e incerti orizzonti che si aprono,

    arrivano, dunque, testi e volumi partico-lari: sono pronti a salvare chi migra daun luogo a un altro.

    A far luce su dettagli e peculiarità diBooks on Board è la sua referente, la li-braia romana Deborah Soria. «Le valigiedestinate alle tre ong sono studiate appo-sitamente per stare sulle navi. Sono facil-mente trasportabili, sono impermeabili e,al loro interno — spiega — vi è tutto l’o c-corrente per realizzare, in totale sicurez-za, un vero e proprio punto letturasull’imbarcazione: ogni bagaglio contie-ne, infatti, ventidue libri, un tappeto,carta da disegno, colori, cartelli per se-gnalare la presenza della biblioteca dibordo e le istruzioni per il relativo utiliz-zo». Ciò che va principalmente sottoli-neato è, inoltre, il tipo di libri che, come

    un tesoro, queste valigie custodiscono.Sono i libri senza parole, i cosiddetti si-lent books, pensati per abbattere qualsiasibarriera linguistica e dal grande poten-ziale. Libri specialissimi. «I libri senzaparole non hanno una specifica fasciad’età a cui rivolgersi — continua Soria —,sono libri illustrati che raccontano unastoria e chi li legge, tramite il proprio vo-

    cabolario e le proprie attitudini, può tro-varvi una personale narrazione, delle sto-rie, insomma, che, a seconda del lettore,possono essere differenti. Sono adatti achiunque voglia trascorrere un po’ ditempo fuori da una data situazione, rap-presentano un momento d’evasione, lapossibilità di far passare giorni e settima-ne dimenticando quei pensieri che, incerte condizioni, possono essere predo-minanti. Motivo per cui — dice — nonabbiamo scelto quei testi che parlano dimigrazioni o tematiche analoghe. I libriall’interno delle valigie riguardano, alcontrario, storie d’osservazione, ci sonoimmagini della natura e la qualità per laquale sono stati selezionati è lo svago, lapossibilità di sognare e riflettere. Adesempio, tra i libri senza parole inseriti

    c’è Et pourquoi pas toi? (Éditions Notari2011) della portoghese Madalena Matosoche parla di uguaglianza tra uomini edonne e dimostra che tutti possono faretutto».

    Libri silenziosi, destinati, pertanto, afare rumore. E ad accogliere, con umani-tà e dignità, naufraghe e naufraghi, adul-ti e bambini, di qualsivoglia provenienza,attutendone paure e preoccupazioni,coinvolgendoli nelle ore d’attesa e di so-spensione a cui vanno inesorabilmentei n c o n t ro .

    «I libri senza parole di Books on Board— afferma ancora Deborah Soria — sonostati scelti dalla Biblioteca Ibby di Lam-pedusa tra i numerosi titoli proposti dal-le sezioni Ibby di tutto il mondo. In pra-tica, nell’ambito dell’originario progettoSilent Books. Destinazione Lampedusa(2012), ogni due anni, in collaborazionecon Ibby International, organizzazionepresente in settanta Paesi del mondo perdifendere il diritto di bambini e ragazzi,soprattutto nelle aree disagiate e remote,ad accedere alla lettura, diamo vita a unaselezione dei migliori libri senza parole. Ititoli per cui si opta — aggiunge — vannoa costituire, rispettivamente, il fondo distudio presso lo Scaffale d’arte del Palaz-zo delle esposizioni di Roma, una mostraitinerante all’estero e in Italia e, ancora,il fondo della Biblioteca Ibby a Lampe-dusa».

    Biblioteca, quest’ultima, sorta semprein seno al citato progetto Silent Books.Destinazione Lampedusa — promosso daIbby Italia e di cui responsabile è non acaso Deborah Soria —, con lo scopo dicoinvolgere bambini, ragazzi, genitori,educatori, insegnanti, italiani e stranieri,dell’isola e di promuovere la lettura,quella che allena il pensiero critico e aprele porte della percezione, insieme ad al-tre, svariate, attività. «La Ibby di Lampe-dusa, gestita da volontarie e volontariche risiedono sull’isola — racconta Debo-

    rah —, è una biblioteca comunale, è aper-ta a tutti. Accoglie bambini e ragazzi,studenti, famiglie, migranti, turisti; vi sitengono presentazioni, incontri con gliautori, si realizzano i prestiti librari comein qualsiasi biblioteca e si sostiene l’edu-cazione e la libertà, libertà di accederealla cultura in generale. È davvero moltofrequentata». Uno spazio, in altre parole,di frontiera, a sud dei mondi, che, a par-tire dal 2012 e nel corso del tempo, si èvisto dislocare in molteplici sedi provvi-sorie e poi, nel 2017, si è spostato defini-tivamente in una struttura messa a dispo-sizione dal Comune. Attualmente la bi-blioteca (le referenti sull’isola sono PaolaLa Rosa e Anna Sardone) conta tantissi-

    mi volumi — i soli libri catalogati sonomolto più di duemila, tra cui oltre tre-cento albi illustrati — e, durante il lock-down causato dalla pandemia, ha attivatol’importante servizio di prestito a domici-lio.

    Ora, per ogni altra nave in mare pron-ta ad aderire a Books on Board, grazie al-la biblioteca dell’isola al centro del Me-diterraneo, può partire una grande vali-gia di libri. «Non sappiamo che evolu-zione avrà il progetto che è alla sua pri-ma fase — conclude Soria — Di certo, gliequipaggi si sono dimostrati assai dispo-nibili ed entusiasti relativamente al pren-dere con loro i libri senza parole e a rea-lizzare letture condivise degli stessi. Mo-nitoreremo la situazione e, quando saràpossibile, organizzeremo anche dei corsidi formazione online, per chi sta sullenavi, sui silent books».

    Dialogare coi vivi e coi morti, si è det-to. Dialogare tra i vivi, dialogare con sestessi e, quindi, rinascere. Sulle navi disalvataggio, da adesso in poi, immergersiin pagine e immagini può essere epifani-co. Segna l’inizio di un’esistenza nuova,

    l’avvenire di molte altre esistenze, pro-prio come succede ad Arturo Bandiniquando prende in mano un testo, a chilegge una storia per la prima volta, a chilo fa dopo tanto tempo. Molti libri, mol-te vite.

    Questi libri sono destinati ad accogliere,con umanità e dignità, naufraghi e naufragheadulti e bambini,coinvolgendoli nelle ore di attesa e di sospensionecui vanno inesorabilmente incontro

    Un pesante fardelloIl documentario «Sunless Shadows - Ombre senza Sole» del regista Mehrdad Oskouei girato in un centro di detenzione minorile

    Una scena del documentario

    La biblioteca di Lampedusa

    Tre valige rosse, ricolme di libri, sono state consegnateagli equipaggi delle navi Sea Watch, Mediterranea e Open Armsimpegnati a salvare chi migra da un luogo all’a l t roIn questo modo sull’i m b a rc a z i o n esi viene a creare un vero e proprio centro di letturaOgni bagaglio contiene infatti ventidue testiun tappeto, carta da disegno, colori, cartelliper segnare la presenza della biblioteca di bordoe le istruzioni per il relativo utilizzo

    Un momento della consegna

    di SUSANNA PA PA R AT T I

    Le inquadrature si alternano fra mo-menti di ordinaria condivisione digiornate e spazi: l’a p p a re c c h i a t u r adella tavola, una festa di compleanno,piccole intimità con i loro bimbi, giochie persino risate e, se non fosse per i mo-menti di spiegazioni e lacrime, non siavrebbe la percezione di essere nel vorti-ce di uno spaccato reale e drammaticoche loro, le giovani detenute, vivono ap-parentemente senza prendere coscienzatrovando, all’omicidio commesso che leha portate in carcere, motivazione e giu-sta reazione verso una società aggressiva.

    Omicidi compiuti talvolta assieme allemadri delle quali sono state complici eche sono detenute in un’altra ala dell’isti-tuto. Così la cinepresa del registaMehrdad Oskouei, nato a Teheran nel1969, è stata testimone della quotidianitàdi un gruppo di ragazze rinchiuse in uncentro di detenzione minorile per averucciso il padre, il marito o un altro com-ponente maschile della famiglia.

    Il documentario intitolato Sunless Sha-dows — Ombre senza Sole — aprirà la se-zione dedicata al cinema dell’XI edizionedi Middle East Now 2020 festival di ci-nema arte e cultura medio orientale incalendario a Firenze dal 6 all’11 ottobre.Ideato e organizzato dall’asso ciazione

    culturale Map of Creation, si svolgerà indiversi luoghi fra i quali il Cinema LaCompagnia, MAD Murate Art District.La manifestazione è sempre stata sensibi-le alle tematiche sociali attuali, al raccon-to di esse, all’essere interprete di culturedel Medio Oriente che gli organizzatoriritengono dover essere meglio conosciutee approfondite in ogni ambito: cinema,documentari, mostre, musica, cibo, in-contri ed eventi speciali.

    Una rassegna che rispetterà ovviamen-te le precauzioni sanitarie in vigore, conproiezioni fisiche, ovvero tornando in sa-la, e proiezioni online sulla speciale salavirtuale Più Compagnia in collaborazio-ne con MyMovies che garantirà ad unapiù vasta platea di spettatori la visionedei film in anteprima. Visual Voices è iltema di questa edizione del festival e maicome oggi immagini e narrazioni si pos-sono rivelare strumento efficace per ren-dere tangibili messaggi di cambiamento,culturale e sociale. «Faccio riprese neiCentri di correzione e riabilitazione dadodici anni — ha spiegato il registaOskouei — ho visto tante carceri e prigio-nieri che mi hanno sempre affascinato. Il

    mio film si concentra sull’atto dell’omici-dio. Non tanto il “come” ma più sul“p erché”. Le donne che uccidono i loromariti mostrano pochissimo rimorso, an-che dopo anni di prigione ma perchéuna madre dovrebbe uccidere con l’aiutodi sua figlia? Cosa è successo nella suavita per portarla a un tale atto? Volevoesaminare il loro gesto da varie prospetti-ve, capire le loro “ragioni” e capire comeportano il fardello delle loro azioni peranni e anni».

    Fotografo e ricercatore, laureato in re-gia cinematografica all’Università delleArti ha all’attivo numerosi film apprezza-ti dalla critica durante festival in patria eall’estero. Nel 2010 ha ricevuto l’olandesePrince Claus Award, è membro fondatoredell’Istituto di antropologia e culturanonché ambasciatore culturale per il Co-mitato umanitario delle Nazioni UniteUcha.

    L’elenco delle pellicole è dunque cor-poso, con trentasette titoli in programma— già premiati nei migliori festival inter-nazionali — fra i quali tredici cortome-traggi, ventuno anteprime italiane, 10 in-ternazionali e due mondiali. Un viaggio

    in Paesi molto diversi dal nostro che pro-prio per questo necessitano essere cono-sciuti anche oltre i pregiudizi e le convin-zioni, oltre la politica che non sempre ri-specchia la volontà della gente, anchenelle piaghe culturali e sociali delle qualisono vittime e carnefici le adolescenti diSunless Shadow. Uno spaccato illustratoviaggiando in Iran, Iraq, Israele, Palesti-na, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Af-ghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tuni-sia. Particolare attenzione sarà dedicataal Libano e a Beirut.

    In calendario fra i progetti speciali«7X7. Seven by Seven. Transcultural Nar-ratives from The Middle East and NorthAfrica» che riunisce gli scatti di sette gio-vani fotografi mediorientali chiamati a il-lustrare le loro città — Baghdad, Beirut,Marrakesh, Teheran, Dubai, Istanbul eAlgeri — ognuno in un giorno precisodella settimana. E ancora tra le iniziativespeciali «Medio Oriente a fumetti»: sto-rie a colori e in bianco e nero che si pre-figgono di narrare in chiave alternativa lavita e la cronaca delle città, accompagna-te da una serie di talk con gli autori.

    PUNTI DI RESISTENZA

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 4 ottobre 2020

    Un libro ricorda le relazioni tra cristiani e buddisti dal primo messaggio per la festa di Vesakh nel 1995 fino a oggi

    Pe rc o r s odi amicizia e di dialogo

    Il programma missionario di padre Juliawan nuovo provinciale della Compagnia di Gesù in Indonesia

    Con lo spirito di Francesco Saverio

    di CHARLES DE PECHPEYROU

    «D imostrare e comunicare che il dialogotra cristiani e buddisti è possibile»,un dialogo che da seme che era du-rante il Concilio Vaticano II è diventato oggi unalbero, permettendo di passare dalla pauraall’amicizia, dalla diffidenza alla fiducia: questo èl’intento del libro intitolato Costruire una culturadi compassione (Città del Vaticano, Urbanianauniversity press, 2020, pagine 375, euro 18), unaraccolta di saggi pubblicati dal Pontificio consi-glio per il dialogo interreligioso in occasione delventicinquesimo anniversario del primo messag-gio indirizzato da Giovanni Paolo II ai buddistidi tutto il mondo per la festa di Vesakh, durantela quale si commemorano i principali avvenimentidella vita di Buddha. Lo spiega a «L’O sservatoreRomano» il segretario del dicastero, monsignorIndunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanama-lage, che è stato incaricato dell’elaborazione delvolume il cui titolo riprende un’espressione usatada Papa Francesco durante il suo viaggio aposto-lico in Thailandia e in Giappone, rivolgendosi alpatriarca supremo dei buddisti nel Wat Ratcha-bophit Sathit Maha Simaram Temple, a Bang-kok, il 21 novembre 2019.

    A produrre i contenuti del libro sono stati di-versi rappresentanti delle due religioni, monaci emonache, sacerdoti, vescovi e laici, tutti con unavasta esperienza, arricchita per alcuni dalla parte-

    cipazione alle conferenze organizzate dal Pontifi-cio consiglio per il dialogo interreligioso o agliincontri con i Pontefici.

    Diviso in tre parti — storia del dialogo cristia-no-buddista, questioni tematiche, sfide contempo-ranee — il libro riprende tutti i messaggi pubbli-cati dalla Santa Sede in occasione di Vesakh tra il1995 e il 2020. Ed è proprio sull’origine di questatradizione che si sofferma il presidente del Ponti-ficio consiglio per il dialogo interreligioso, cardi-nale Miguel Ángel Ayuso Guixot, nella sua prefa-zione. «Venticinque anni fa — racconta — il miopredecessore, il cardinale Francis Arinze, ha ini-ziato a inviare una lettera per la festa di Vesakhai nostri amici buddisti in tutto il mondo, con leparole “Pace e benedizioni per tutti voi”, (…)precisando che questa festività annuale era“un’occasione per voi buddisti e per noi cristiani— perché vogliamo condividere la vostra gioia —di meditare su insegnamenti che riguardano tuttinoi”».

    Da allora, si sono verificati «numerosi scambidi gioia e di buona volontà tra di noi», prosegueil porporato, ad esempio tutte le volte in cui «imonaci delle nostre due tradizioni (…) si sonoradunati nel corso di conferenze, scambi e ritiriper condividere intuizioni, preoccupazioni e ri-flessioni, sulla base delle loro profonde saggezzeed esperienze spirituali». Sulla scia del «dialogodi fraternità e di rispetto di Papa Francesco», ag-giunge il cardinale Ayuso Guixot, buddisti e cri-

    stiani di tutto il mondo «sono stati in grado ditrovare cammini creativi per condividere le gioie ei misteri della vita e collaborare per il bene co-mune e la sopravvivenza della nostra casa comu-ne».

    Con la diversità dei suoi contenuti, questonuovo libro, afferma monsignor KodithuwakkuKankanamalage, «è destinato ad aiutare le Chieselocali a promuovere il dialogo con i buddisti, va-lutare il percorso già compiuto, e ispirarle in vistadi ulteriori iniziative». Sono tante le priorità con-divise dalle due religioni, nonostante la diversitàdelle fedi, ricorda il sacerdote sri-lankese: «Oggiper esempio parliamo dell’importanza della non-violenza, dell’ecologia, dei migranti, tutte temati-che sulle quali il buddismo propone un grandeinsegnamento». Cristiani e buddisti devono an-che affrontare numerose sfide comuni: i matrimo-ni misti, la libertà religiosa, l’educazione dei gio-vani alla fede, il fondamentalismo e la strumenta-lizzazione della religione a scopi politici, ma an-che il pericolo del proselitismo.

    Per migliorare ancora di più l’intesa cristiano-buddista, osserva altresì il segretario del Pontifi-cio consiglio per il dialogo interreligioso, «occor-re un’educazione aperta, che permetta di insegna-re una buona convivenza tra credenti». Mentrealcuni gruppi seminano odio e discriminazione,conclude, bisogna insistere più che mai sulla ne-cessaria fratellanza e riconciliazione tra tutti i cre-denti.

    di PAOLO AF FATAT O

    I l modello è sempre lui, il primogesuita arrivato nelle isole indo-nesiane Molucche, che sarebbediventato anche il più famoso: Fran-cesco Saverio, sbarcato a Goa, in In-dia, nel 1542, proseguì per Malaccanel 1545 e infine raggiunse il portodi Ambon, oggi capoluogo delleMolucche, il 14 febbraio 1546. Lì ini-ziò a sostenere la piccola comunitàcattolica che era stata fondata dacommercianti e sacerdoti portoghesi,cominciando così la missione gesuitanell’Indonesia orientale.

    Padre Benedictus Hari Juliawan,che ha appena iniziato la sua mis-sione come provinciale della Com-pagnia di Gesù in Indonesia, ha benpresente la storia e l’opera del santomissionario spagnolo, pioniere delladiffusione del cristianesimo in Asia.A causa della pandemia di covid-19,padre Benny, come lo chiamanoamichevolmente i confratelli, ha ini-ziato il suo servizio dopo un forumprovinciale che non si è tenuto “inp re s e n z a ” ma online, mettendo inrete i religiosi sparsi nell’arcip elagodelle 18.000 isole, steso su un’a re ache — per offrire una comparazione— è maggiore della distanza tra Li-sbona e Atene. Oltre trecento gesuitidispersi in varie parti dell’Indonesiahanno partecipato all’assemblea vir-

    tuale seguendo l’insediamento uffi-ciale di padre Benny in una celebra-zione eucaristica trasmessa online.

    Il “nuovo corso” dei religiosi inIndonesia inizia, dunque, in conco-mitanza con “il tempo della pande-mia” che, ha rimarcato il provincia-le, ha bisogno di «persone oranti einteriormente libere» che, con lagrazia di Cristo, «possano avviare icambiamenti con spirito di obbe-dienza e generosità». Un primo se-gno tangibile del nuovo modo di af-frontare il futuro è la moratoriaemessa da padre Juliawan sulla co-struzione di nuovi edifici in tutte leopere apostoliche della provincia.Più che una «Chiesa di mattoni»,ha detto, si punterà sulla «Chiesa dipersone» che, come ha più volte au-spicato Papa Francesco, intende sestessa e opera come un «ospedaleda campo». Per questa ragione le ri-sorse economiche risparmiate saran-no dirottate «verso quanti sono pro-fondamente colpiti dalla crisi econo-mica causata dalla pandemia». Lacostruzione di nuovi edifici, infatti,non è urgente, ha spiegato il provin-ciale, mentre «come membri dellacomunità cattolica indonesiana, vo-gliamo manifestare tutta la nostrasolidarietà e vicinanza alle vittime diquesta crisi e fare il possibile per al-leviare la loro sofferenza».

    Proprio per far fronte alle esigen-ze crescenti di persone, cattoliche enon, colpite duramente dalla crisi, igesuiti indonesiani hanno lanciatouna speciale raccolta fondi promossaattraverso un’iniziativa sportiva: unamaratona compiuta con una staffettavirtuale. Ognuno dei partecipantisceglie un tratto da percorrere e ca-rica il suo tempo di arrivo su un sitoweb o un’app. Il criterio è «una ru-pia per ogni passo». I religiosi, in-fatti, hanno percorso una distanzacorrispondente all’importo di ognidonazione ricevuta. E dopo oltre unmese di corsa comune — che hacoinvolto religiosi, alunni e allievi discuole maschili e femminili, inclusopadre Benny Juliawan — il LembagaDaya Dharma, istituto socialedell’arcidiocesi di Jakarta ammini-strato dal gesuita Christoforus Kri-stiono Puspo, ha potuto beneficiaredell’inattesa somma raggiunta grazieal c ro w d f u n d i n g : se l’obiettivo eraraccogliere 500 milioni di rupie (cir-ca 30.000 dollari statunitensi), il ri-sultato complessivo, monitorato suisocial media, è stato di 1,4 miliardidi rupie (quasi 100.000 dollari).

    Per i gesuiti indonesiani impe-gnarsi in questo progetto è stato unmodo per realizzare l’impegno dellaCompagnia a «camminare con gliesclusi e gli scartati». Più che il de-naro raccolto, tuttavia, l’iniziativa hadimostrato che, in assenza di radunidi massa, in un tempo di crisi eco-nomica e sociale, si può promuoverela solidarietà grazie alla creatività ealla collaborazione di molti.

    È lo spirito che oggi l’intera co-munità cattolica indonesiana vive epromuove come «pienamente ri-spondente all’identità stessa dell’In-donesia», ritrovando la piena comu-nione con ampi settori della societàcivile e di istituzioni educative nelPaese musulmano più popoloso almondo.

    Il riferimento comune per i cre-denti, cristiani e musulmani, è laPancasila, la Carta dei cinque princi-pi alla base della convivenza civile:

    «La Pancasila stabilisce come com-portarci verso gli altri, dando priori-tà all’interesse nazionale e alla giu-stizia sociale», ha sottolineato YennyWahid, leader della Whaid Founda-tion, organizzazione creata nel 2004da suo padre, Abdurrahman Wahid,indimenticato presidente del nuovocorso democratico dell’Indonesia.L’ideologia della Pancasila svolgetutt’oggi nel Paese asiatico un ruolodi promozione a tutti i livelli di coe-sione sociale e anche di convivenzainterreligiosa, tanto più necessaria intempo di pandemia. Tra i “cinquepilastri”, promulgati nella Costitu-zione del 1945 durante la proclama-zione dell’indipendenza, al primoposto fu messo il diritto di praticarela propria fede: «Il principio affer-ma che dobbiamo credere in un Diosupremo, non chi dobbiamo venera-re», specifica Yenny Wahid. È la ga-ranzia della libertà religiosa. Seguo-no civiltà, unità nazionale, consensoe giustizia sociale.

    Nel 1945, il presidente Sukarnopresentò ufficialmente la dottrinadella Pancasila, appunto la carta deicinque pilastri su cui poggia la filo-sofia di convivenza multietnica emultireligiosa del vasto arcipelago.Proprio riferendosi a quella Cartafondamentale, l’attuale presidentedella Repubblica, Joko Widodo, hachiesto ai rappresentanti delle mag-giori comunità religiose piena colla-borazione e sostegno per costruirearmonia e fraternità in un momentodifficile della nazione, toccata dalcovid-19 e dalla crisi socio-economi-ca. La Pancasila, ha esortato, resti il«faro guida» per rilanciare lo spiritodella nazione indonesiana, «la cura,la cooperazione reciproche e la fra-tellanza». Ha accolto con favorel’invito della comunità dei battezza-ti, in una nazione che, su 263 milio-ni di persone, vede la presenza dicirca 30 milioni di cristiani di tuttele confessioni, trai quali 8 milioni dicattolici. Al riguardo monsignor Pa-skalis Bruno Syukur, vescovo di Bo-gor e vicepresidente della Conferen-za episcopale indonesiana, ha affer-mato che «leader religiosi e funzio-nari governativi sono chiamati a la-vorare insieme per promuovere lapace, l’amore e la solidarietà tra lediverse comunità».

    È compito di ogni comunità e diogni credente, a qualsiasi comunitàappartenga, ha aggiunto GomarGultom, leader della Central Chur-ch Fellowship in Indonesia, «trovarestrade perché la pratica di culto pos-sa contribuire agli ideali di pace eprosperità del Paese, aprendo lastrada al progresso delle persone eal bene comun