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raffinata e coerente la moda italiana 1957 Gonne di paglia e tacchi di cristallo signore e le signorine potranno am- piamente scegliere secondo i loro gusti e i loro “capricci”. Le “stranezze” sono piaciute spe- cialmente ai compratori d’oltre Oce- ano. Fra queste bisogna elencare le gonne di paglia e le elegantissime scarpette con alti tacchi di cristallo di Murano (7/8 cm.). La Dodicesima Mostra di Alta Moda Italiana è iniziata il 21 luglio 1956 con l’esposizione, nelle sale del Grand Hotel (l’odierno The St. Regis Hotel) in piazza Ognissanti, di quanto e di meglio possono offrire i nostri crea- tori: oggetti di paglia, borse, scarpe, cinture, sciarpe e gioielli presentati da oltre cinquanta ditte. «I compratori stranieri − riferisce la stampa specializzata − adorano le “piccole cose” italiane che solamen- te i nostri creatori hanno il gusto di saper cucire, i nostri accessori ele- ganti, i nostri allegri ricami, ogni or- namento applicato a ogni modello “boutique”». Ovviamente non sono mancati i mo- delli dalla linea semplice, elegante e segnata: tanto negli abiti di alto livello, come nei modelli per la “bou- tique”. I modelli più “commerciali”, sono i più comprati. Nel prossimo inverno prevale il tipo “a tuta”, cioè l’abito molto stretto e aderente, con le spalle spioventi, l’abito tutto lungo e liscio fino ai pol- pacci, senza cintura alla vita, aderen- te ai fianchi, ma non troppo, e molto stretto ai ginocchi. Per gli abiti da passeggio trionfa sempre il tailleur, con gonne che arri- vano al massimo ai polpacci e molto strette. La sera prevalgono le gonne ampie a corolla di fiore rovesciato, i soprabiti leggermente debordanti, le scollature meno ampie. A l termine della Dodicesima sfi- lata di Alta Moda Italiana nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, è stato chiesto a un giornalista di defi- nire in sintesi come saranno gli abiti delle donne nel prossimo autunno- inverno secondo i modelli visti a Pa- lazzo Pitti. Risposta: «Non vi è dub- bio: saranno sconcertanti». È una risposta a effetto, un po’ esa- gerata forse, perché nella Sala Bianca sono stati tali e tanti i modelli presen- tati (da splendide indossatrici) che le Nel pomeriggio del giorno inaugu- rale sono stati presentati i cappelli realizzati con feltri prodotti dal cap- pellificio La Familiare di Montevarchi. Nell’insieme rappresentano un mi- glioramento di quelli proposti nella passata stagione: completano l’ele- ganza femminile, dando equilibrio alla linea dei vestiti, tendenzialmente diritta. I modisti sono Pina Cerrato, il fiorentino Biancalani, Fontana, Leo- nella, Canessa, Venturi, Cartoni. Nel pomeriggio sfilano le Giovani Fir- me: Giuliano di Milano, Likis (le mila- nesi sorelle Steiner) e Sarli di Napoli: quest’ultimo è stato un po’ la rivela- zione della passata edizione. I protagonisti dell’Alta Moda sono ormai nomi famosi: Luisa Spagnoli, Bertoli, Capucci (invitato a presenta- re la sua collezione negli Stati Uniti), Marucelli, Mirsa (che ci fa vedere la maglieria più bella), Avolio, Carosa, Antonelli, Emilio di Firenze, Venezia- ni, Schuberth e Cesare Guidi. Cesare Guidi di Firenze è un creatore che in pochi anni si è affermato per la costruzione perfetta e il taglio im- peccabile dei suoi mantelli e dei suoi tailleurs. Quest’anno la sua linea, pur mantenendosi classica e non perden- do nessuno dei requisiti tecnici che lo distinguono - informano i giornalisti - è molto più fantasiosa. Alcuni suoi motivi nuovi, apparentemente “az- zardati”, sono veramente un’idea. La linea di Guidi si chiama “Temeraria”: un movimento avvolgente, come quello di una spirale allungata, che appare nei mantelli e nei vestiti. Sempre di Guidi è una serie di impec- cabili tailleurs di Shetland e di Tweed, completati da mantelli di linea svasa- ta verso l’orlo e sorprendenti per la squisita semplicità. Tuttavia impiegati con gusto e fantasia. Fodera interna di una giacca da uomo Brioni, ove compare l'etichetta cucita con il particolare e peculiare sistema del punto a croce, realizzato a mano, in genere con filo rosso di seta. 70 Roberto Mascagni R MODA

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raffinata e coerente la moda italiana 1957

Gonne di paglia e tacchi di cristallo

signore e le signorine potranno am-piamente scegliere secondo i loro gusti e i loro “capricci”.Le “stranezze” sono piaciute spe-cialmente ai compratori d’oltre Oce-ano. Fra queste bisogna elencare le gonne di paglia e le elegantissime scarpette con alti tacchi di cristallo di Murano (7/8 cm.).La Dodicesima Mostra di Alta Moda Italiana è iniziata il 21 luglio 1956 con l’esposizione, nelle sale del Grand Hotel (l’odierno The St. Regis Hotel) in piazza Ognissanti, di quanto e di meglio possono offrire i nostri crea-tori: oggetti di paglia, borse, scarpe, cinture, sciarpe e gioielli presentati da oltre cinquanta ditte. «I compratori stranieri − riferisce la stampa specializzata − adorano le “piccole cose” italiane che solamen-te i nostri creatori hanno il gusto di saper cucire, i nostri accessori ele-ganti, i nostri allegri ricami, ogni or-namento applicato a ogni modello “boutique”».Ovviamente non sono mancati i mo-delli dalla linea semplice, elegante e segnata: tanto negli abiti di alto livello, come nei modelli per la “bou-tique”. I modelli più “commerciali”, sono i più comprati. Nel prossimo inverno prevale il tipo “a tuta”, cioè l’abito molto stretto e aderente, con le spalle spioventi, l’abito tutto lungo e liscio fino ai pol-pacci, senza cintura alla vita, aderen-te ai fianchi, ma non troppo, e molto stretto ai ginocchi. Per gli abiti da passeggio trionfa sempre il tailleur, con gonne che arri-vano al massimo ai polpacci e molto strette. La sera prevalgono le gonne ampie a corolla di fiore rovesciato, i soprabiti leggermente debordanti, le scollature meno ampie.

Al termine della Dodicesima sfi-lata di Alta Moda Italiana nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, è

stato chiesto a un giornalista di defi-nire in sintesi come saranno gli abiti delle donne nel prossimo autunno-inverno secondo i modelli visti a Pa-lazzo Pitti. Risposta: «Non vi è dub-bio: saranno sconcertanti». È una risposta a effetto, un po’ esa-gerata forse, perché nella Sala Bianca sono stati tali e tanti i modelli presen-tati (da splendide indossatrici) che le

Nel pomeriggio del giorno inaugu-rale sono stati presentati i cappelli realizzati con feltri prodotti dal cap-pellificio La Familiare di Montevarchi. Nell’insieme rappresentano un mi-glioramento di quelli proposti nella passata stagione: completano l’ele-ganza femminile, dando equilibrio alla linea dei vestiti, tendenzialmente diritta. I modisti sono Pina Cerrato, il fiorentino Biancalani, Fontana, Leo-nella, Canessa, Venturi, Cartoni.Nel pomeriggio sfilano le Giovani Fir-me: Giuliano di Milano, Likis (le mila-nesi sorelle Steiner) e Sarli di Napoli: quest’ultimo è stato un po’ la rivela-zione della passata edizione. I protagonisti dell’Alta Moda sono ormai nomi famosi: Luisa Spagnoli, Bertoli, Capucci (invitato a presenta-re la sua collezione negli Stati Uniti), Marucelli, Mirsa (che ci fa vedere la maglieria più bella), Avolio, Carosa, Antonelli, Emilio di Firenze, Venezia-ni, Schuberth e Cesare Guidi. Cesare Guidi di Firenze è un creatore che in pochi anni si è affermato per la costruzione perfetta e il taglio im-peccabile dei suoi mantelli e dei suoi tailleurs. Quest’anno la sua linea, pur mantenendosi classica e non perden-do nessuno dei requisiti tecnici che lo distinguono - informano i giornalisti - è molto più fantasiosa. Alcuni suoi motivi nuovi, apparentemente “az-zardati”, sono veramente un’idea. La linea di Guidi si chiama “Temeraria”: un movimento avvolgente, come quello di una spirale allungata, che appare nei mantelli e nei vestiti. Sempre di Guidi è una serie di impec-cabili tailleurs di Shetland e di Tweed, completati da mantelli di linea svasa-ta verso l’orlo e sorprendenti per la squisita semplicità. Tuttavia impiegati con gusto e fantasia.

Fodera interna di una giacca da uomo Brioni,ove compare l'etichetta cucita con il particolare e peculiare sistema del punto a croce, realizzato a mano, in genere con filo rosso di seta.

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Roberto Mascagni

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Sempre nella Sala Bianca, il 25 luglio del 1956, la sfilata si è aperta con i modelli di Antonelli; come al solito sono apparse alcune creazioni ma-schili di Gaetano Savini Brioni. La coppia è formata da lei in abito di broccatello e da “lui”, impersona-to da Angelo Vittucci, in smoking di Brioni realizzato in seta rosso-nera, senza panciotto con alta cintura di raso nero a pieghe (approvata a pieni voti dagli esperti di moda maschile). Ormai l’uomo è parte integrante del-la rappresentazione benché la scena avrebbe dovuto essere solo delle in-dossatrici che propongono a turno le creazioni.Il loro apparire ha dato allo spetta-colo una certa vivacità. Dopo aver visto sfilare per ore e ore solo belle ragazze, quei quattro o cinque uo-mini che hanno affrontato la pedana hanno suscitato molto interesse. «I modelli presentati sono stati giudi-cati un po’ eccentrici ma, tanto per dare un’idea anche agli uomini, li informiamo che per il prossimo in-verno essi potranno portare camicie vistose di stoffe a grosse righe multi-colori, oppure con un rigato stile Im-pero, con stampati cavallini, invece delle solite roselline».È in questo periodo “storico” che Gaetano Savini intuì che era giunto il momento di proporre agli uomini un “indumento” completamente nuovo sia nel taglio dell’abito che nella scel-ta dei tessuti e dei relativi colori mai pensati per loro come il viola, il rosso lucifero, il verde malachite. In quell’epoca, l’idea della moda ma-schile era solo all’inizio e la stampa specializzata si dedicava esclusiva-mente a quella femminile le cui sar-torie di Alta Moda proponevano due volte l’anno le nuove tendenze relati-ve a stile, tessuti e colori. Partendo da questa realtà Gaetano Savini Brioni ha applicato lo stesso percorso della moda femminile a quello maschile.Tuttavia, con le prime partecipazioni alle sfilate, non fu tutto semplice per Mister Brioni, come fu definito da B. Altman & Co. di New York nel 1952, perché l’idea della vanità maschile trovava ancora resistenza presso la stampa e il pubblico. Ma una par-te della stampa intuì questo atto di coraggio di Gaetano Savini premian-dolo con articoli redazionali che lo convinsero a proseguire, e in pochi anni da ogni parte del mondo innu-merevoli furono i riconoscimenti attri-buiti al “marchio” Brioni dalla stampa internazionale e dal pubblico.

Cesare Guidi Giovanni Guidi nacque a Bagno di Romagna il 23 agosto del 1908 e fu sempre chiamato col suo secondo nome, Cesare, perché così si chiama-va il nonno materno.Nel 1911, a seguito di un disastroso terremoto che distrusse tutti i loro beni, tutti i componenti della fami-glia, madre e sette figli, si trasferirono a Firenze.Cesare, fin da bambino, manifestò interessi artistici soprattutto orien-tati verso il disegno e la pittura che, appena gli fu possibile, approfondì studiando disegno e nudo sotto la guida del maestro Landi. In seguito, interessatosi al teatro, frequentò un corso di sartoria teatrale in via Laura e negli anni precedenti la Prima guer-ra mondiale, collaborò con Gino Sen-sani alla realizzazione dei costumi per diversi spettacoli. In questo periodo collaborò anche, trasferitosi per un periodo a Roma, alla costumistica a Cinecittà.A Firenze Cesare aveva già imparato tutte le tecniche sartoriali facendo-si le ossa nel laboratorio del fratello maggiore che, fatto prigioniero da-gli Austriaci durante la Prima guerra mondiale, era stato adibito alla con-fezione delle divise militari e che, tor-nato in Italia, aveva aperto una sar-toria da uomo in piazza Santa Maria Novella. Verso la metà degli anni Trenta Guidi era un figurinista già molto apprezza-to e collaborava con case di tessuti e sartorie, in particolare con la casa di mode Italia Bernardini. Va detto che all’epoca le case di moda si oc-cupavano principalmente di copiare i modelli francesi e solo in seguito, per merito di creatori locali, nascerà la Moda italiana.Nel 1940 Guidi apre in proprio una piccola sartoria in Borgo Ognissan-ti che subito avrà successo: gli anni della guerra, impedendo gli scambi con la Francia, favoriranno il nascere di uno stile tutto italiano di cui Guidi insieme con altri fu precursore. Va no-tato che egli fu uno dei pochi creatori totali, visto che partecipava ad ogni fase della creazione e della realizza-zione dei suoi modelli.All’inizio degli anni ’50, già molto conosciuto, trasferisce la sede dell’a-telier in via Tornabuoni nel palazzo Spini Feroni e partecipa alle sfilate della nascente Moda italiana, voluta e creata dal grande Giovanni Batti-sta Giorgini, sulla pedana della Sala Bianca di palazzo Pitti, di cui sarà pro-tagonista in tutte le sue edizioni.

Creazione da gran sera di Cesare Guidi, metà anni ’50, composta da corpetto

e gonna ampia e lunga fino a terra in raso a motivi floreali, una fascia passante sul corpetto scende lungo

un fianco, creando un gran fiocco decorativo.

Completano l’insieme guanti lunghi con colore

a contrasto.

Nel 1960 è con Simonetta, Fabiani, Schuberth, Antonelli, Marucelli e Ve-neziani fra i fondatori della Camera Sindacale della Moda Italiana, orga-nizzazione promossa da Giorgini per la necessità di tutelare i modelli ita-liani dallo spionaggio dei copisti sia italiani che stranieri.Nel 1970 la Regione Toscana lo chia-ma a tenere un corso di taglio per sarti e questo perché Guidi non ri-mase mai prigioniero di uno stile, ma ebbe sempre l’estro e il coraggio di cercare un gusto nuovo e al passo con i tempi.Negli ultimi anni della sua attività, continuando a sperimentare nuove tecniche e soluzioni, si dedicherà an-che alla moda in pelle collaborando con delle concerie di Santa Croce sull’Arno.Nei primi anni 70, a causa di gravi problemi di salute, si ritirerà dalle va-rie sfilate e manifestazioni e nel 1975 lascerà l’atelier di Palazzo Spini Fe-roni per dedicarsi, nel suo studio di via Tornabuoni 5, esclusivamente alla pittura.