filosofia del seicento

9
Filosofia del seicento dagli sforzi di: Parollo, Rovati, Fancelli, Bianchi, Popirda e Cofano.

Upload: matteo-parollo

Post on 07-Mar-2016

232 views

Category:

Documents


5 download

DESCRIPTION

Di Parollo, Rovati, Fancelli, Popirda, Bianchi e Cofano della 4a B del Liceo Scientifico F. Enriques di Livorno.

TRANSCRIPT

Page 1: Filosofia del Seicento

Filosofiadelseicento

dagli sforzi di: Parollo, Rovati, Fancelli,Bianchi, Popirda e Cofano.

Page 2: Filosofia del Seicento

Connaissant la force et les actions du feu, del'eau, de l'air, des astres, des cieux, et de tous lesautres corps qui nous environnent, aussi dis-tinctement que nous connaissons les diversmétiers de nos artisans, nous les pourrions em-ployer en même façon aux usages auxquels ilssont propres, et ainsi nous rendre commemaîtres et possesseurs de la nature.

René Descartes

france“

Page 3: Filosofia del Seicento

libertà di ricercaCartesio, le sue teorie ed un’analisi sulla situazione della libertà dipensiero, religione e studio nell’Olanda e nella Francia del Seicento.

Cartesio vive tra gli anni trenta e gli anni cinquanta in Olanda, una sceltaforzata e doverosa. Intrattiene forti rapporti sia con la madrepatria maanche con il resto dell’Europa; la sua corrispondenza non è solo di tipo epis-tolare ma anche trattatistico: le sue opere in latino ed in francese circolanoin tutta l’Europa. Alla fine del secolo in questione l’apporto di Cartesio allarivoluzione del Seicento è enorme; il cartesianesimo si diffonde in tutta Eu-ropa e diventa il centro del dibattito delle maggiori questioni filosofiche escientifiche. Cartesio pone le basi, perciò, al grande sviluppo scientifico efilosofico che ne segue e al quale molti filosofi, quali Spinoza, Leibniz e Pas-cal saranno sottoposti.

In quanto alla situazione storica la Francia si stabilizza dopo un lungo diperiodo di lotte e di attriti che la avevano caratterizzata per tutto il corsodel Cinquecento. A questi conflitti aveva posto fine Enrico IV, il quale si eraproclamato re dopo Enrico III e aveva promulgato nel 1598 l’Editto diNantes; con ciò si affermava la libertà di culto e pensiero ai riformati entroaree ben ristrette. A ciò seguì un rafforzamento delle cittadelle ugonotte alfine di fortificare le proprie difese. La prevenzione fu vana; dopo Enrico IVsi andarono a sviluppare forme sempre più radicate di assolutismo (ne è es-empio Luigi XIV), che limitarono drasticamente le possibilità esistenzialidei riformati. Partendo da Richelieu, passando da Mazarino e anche con ilgià rinomato Roi Soleil, gli ugonotti furono costretti a lasciare il paese, ilquale mantenne la sua forte identità nazionale e religiosa (cattolicesimo).

Nonostante un’intolleranza nei confronti dei riformati, non bisogna pen-sare che questa sia di natura religiosa, ma politica. La Francia gode di unagrande libertà religiosa e ideologica, in contrasto perciò con la morale deipaesi sotto stretto controllo religioso (Spagna e Italia). Le future intoller-anze nei confronti di singoli gruppi sono da registrare nel processo di for-mazione di una monarchia assolutistica molto forte, che vedeva in questipiccoli gruppi religiosi e filosofici la possibilità di formazione di un gruppoindipendente ed anti-assolutistico. Ne è un chiaro esempio la chiusura dellascuola giansenista. Il giansenismo nasce agli inizi del Seicento ed ha un suopunto di forza nel monastero di Port-Royal, poco distante da Versailles. Aquesta corrente, caratterizzata da un grande negativismo, apparteneva lostesso Pascal, che sarà fortemente influenzato da essa, interessato in ambitoreligioso. Ma la chiusura di questo ordine, come già detto, non è ricollegabilea causa ideologico-politche, quanto a cause prevalentemente politiche.

Page 4: Filosofia del Seicento

giansenismoLe caratteristiche, i perché e la storia di una scuola di pensiero che hacambiato un’epoca del nostro continente.

Il Giansenismo è una dottrina teologica elaborata nel XVII secolo da Gi-ansenio (1585-1638), il quale ritenne che l'uomo è corrotto e quindi desti-nato a fare il male, e che, senza la grazia di Dio, l'uomo non può far altro chepeccare e disobbedire alla sua volontà.

Con ciò, Giansenio intese ricondurre il cattolicesimo a quella che ritenevala dottrina originaria di Agostino d'Ippona, contrapponendosi alla moraleecclesiastica allora corrente, cioè quella gesuitica, che concepiva la salvezzacome sempre possibile per l'uomo dotato di buona volontà, così com'erastato fissato dal gesuita spagnolo Luis de Molina (1535-1600), padre delcosiddetto molinismo. La posizione molinista era rilevante anche nel con-testo della pratica di proselitismo gesuita, tesa a incoraggiare l'ingresso delmaggior numero di persone nel seno della Chiesa.

La dottrina giansenista, per il fatto che eliminava quasi del tutto il liberoarbitrio dell'uomo di fronte alla grazia divina, favorendo l'idea di unasalvezza predestinata, fu condannata come eretica dalla Chiesa cattolicaprima da un decreto del Sant'Uffizio del 1641, poi con molti documenti fracui la bolla In eminenti di papa Urbano VIII del 1642, con la bolla di papaInnocenzo X Cum Occasione, del 1653 in cui furono raccolte cinque propo-sizioni ritenute riassuntive del libro di Giansenio Augustinus, ma che i gi-ansenisti ritenevano non corrispondenti in realtà col suo pensiero, con lebolle Ad sanctam beati Petri sedem del 1656 e Regiminis Apostolici del 1664di Alessandro VII.

La risposta cattolica a tale dottrina e spiritualità venne anche con il cultodel Sacro Cuore di Gesù, il quale riportò l'attenzione dei cristiani sull'im-portanza dell'umanità di Cristo e sulla misericordia del Signore. Tale cultogiunse alla sua forma attuale grazie a santa Margherita Maria Alacoque,monaca di clausura francese del convento della Visitazione di Paray-le-Monial, negli anni a partire dal 1673 la quale supportò le proprie indicazionisu questa devozione testimoniando alcune apparizioni di Cristo. Tale cultofu inviso ai giansenisti, i quali si consideravano vicini allo spirito originariodel Cristianesimo, e in generale ai loro sostenitori, spesso colti ed eruditi,che la ritenevano una stravagante novità.

Page 5: Filosofia del Seicento

Conseguenze ed evoluzioni del cartesianesimo nel quadro filosofico estorico di un Europa che cresce.

Al cartesianesimo si ispirarono prevalentemente, oltre che Spinoza e Leib-niz, una schiera di pensatori e scienziati che spesso polemizzarono controCartesio sul campo delle dottrine particolari e specialmente sulla mecca-nicità dei corpi viventi, sul rapporto fra anima e corpo e tra Dio e il mondo.Talora questi pensatori e scienziati si proclamavano ''anticartesiani'' comeanticartesiani furono per molti aspetti Spinoza e Leibniz; ma l'eredità mag-giore di Cartesio non era andata per essi perduta. La vera reazione anti-cartesiana fu quella che vide la linea filosofica come punta avanzata delrazionalismo invadente e che pertanto oppose ad esso la tradizionale sco-lastica che rimase dominante ancora per molto tempo nelle università eu-ropee e nei collegi dei religiosi: inifatti, con l'eccezione delle universitàOlandesi, nelle quali Cartesio trovò frequentemente espositori e seguaci, leuniversità europee poco o nulla subirono l'influsso delle sue idee.

In Francia la Sorbona rimase chiusa ad esso perché l'insegnamento dinuove dottrine era stato proibito dal Parlamento di Parigi nel 1625. Talvolta,tuttavia, il cartesianesimo penetrava nelle roccaforti della vecchia scolas-tica come oggetto di confutazione; talvolta, anche, la confutazione furistretta ad alcune dottrine mentre altre venivano accolte. La minuta let-teratura anticartesiana della seconda metà del XVII secolo è ricca di confu-tazioni, di critiche, di rettifiche, e di accoglimenti parziali che, nel loroinsieme, dimostrano l'importanza crescente che il cartesianesimo as-sumeva nella cultura del tempo. Esso inoltre entrava a costituire un'altrofenomeno caratteristico di questo secolo, la scolastica occasionalistica; eveniva utilizzato dal giansenismo per una difesa della spiritualità religiosa,situata al di là della ragione cartesiana, in un dominio inaccessibile ad essa.

Dall'altro alto, il razionalismo non cartesiano dava luogo al altro fenomenocaratteristico del secolo, il libertinismo erudito, che utilizzava, per la criticadelle credenze religiose tradizionali, motivi desunti dal Rinascimento Ital-iano; e trovava nell'opera di Gassendi la sua maggiore esperessionefilosofica. L'opera di Hobbes può essere considerata, nel suo insieme, comela prima formulazione rigorosa del concetto della ragione finita: concettoche, ripreso da Locke, doveva costituire il fondamento dell'empirismo e del-l'illuminismo settecentesco.Relativamente indipendente da queste due alternative (contro le quali tut-tavia occasionalmente polemizzò) fu il neoplatonismo inglese che s'in-serisce nella lotta per la ragione con la sua difesa del razionalismo religioso;difesa di cui trova gli strumenti nel platonismo del Rinascimento italiano.

le reazioni

Page 6: Filosofia del Seicento

Un vapore, una goccia d’acqua...A parigi, negli anni di Mazarino e della giovinezza di Re Sole...

I filosofi del Seicento mirano a conoscere le leggi che governano l’universo.Ma nell’universo c’è l’uomo, e le leggi universali non possono nonriguardarlo. Ma si possono davvero applicare all’uomo senza andare oltre?Per introdurre l’argomento leggiamo Pascal.

“Su che cosa fonderà l’uomo l’economia del mondo che pretende di governare?Sul capriccio del singolo? Quale confusione! Sulla giustizia? La ignora. Se laconoscesse, l’uomo non avrebbe certo stabilita questa massima, la più gen-erale tra quante han corso tra gli uomini: ognuno si attenga alle costumanzedel proprio paese. Lo splendore della vera equità avrebbe conquistato tutti ipopoli, e i legislatori non avrebbero preso come modello, invece di quella gius-tizia immutabile, le fantasie e i capricci dei Persiani e dei Tedeschi. La ve-dremmo radicata in tutti gli Stati del mondo e in tutti i tempi, mentre perconverso nulla si vede di giusto e di ingiusto che non muti qualità col mutardi clima. Tre gradi di latitudine sovvertono tutta la giurisprudenza: unmeridiano decide della veirtà; nel giro di pochi anni le leggi fondamentalicambiano; il diritto ha le sue epoche; l’entrata di Saturno nel Leone segna l’o-rigine di questo o quel crimine. Singolare giustizia, che ha come confine unfiume! Verità di qua dei Pirenei, errore di là.”

Pascal, Pensieri, fr. 294.

“L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura: ma una canna che pensa.Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goc-cia d’acqua bastano per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse,l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che l’uccide, perché sa di morire,è la superiorità che l’universo ha su di lui, mentre l’universo non ne sa nulla.Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero. In esso dobbiamo cercare laragione per elevarci, e non nello spazio e nella durata, che non potremmoriempire. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale.”

Pascal, Pensieri, fr. 347.

citazioni

Page 7: Filosofia del Seicento

En zeker moet datgene moeijelijk zijn, wat zoozelden gevonden wordt. Want hoe zou het kunnengebeuren indien het behoud voor de hand lag enzonder grooten arbeid kon gevonden worden dathet schier door allen werd verwaarloosd? Maaral het voortreffelijke is even moeijelijk alszeldzaam.

Baruch Spinoza

nederland“

Page 8: Filosofia del Seicento

storia e culturaL’Olanda ed i paesi tedeschi rappresentavano un grande esempio diindipendenza e potenza economica.

Al termine della guerra dei trent’anni, conclusasi nel 1648, l’Olanda era diventatoun paese indipendente e riconosciuto come tale anche dagli altri stati europei dimaggior rilievo. Era ormai da decenni una potenza economica e mercantile diprimo piano. Fu proprio in questa repubblica di mercanti, che nacque Spinoza, dafamiglia ebraica.

L’Olanda di questo periodo era al centro di un sistema di relazioni internazionalidi prim’ordine. Amsterdam è una città tra le più cosmopolite d’Europa, croceviadi uomini e merci,quindi di idee,aperta e tollerante come nessun’altra città euro-pea. Spinoza visse quindi in un clima molto aperto ai contatti culturali,ma altempo stesso abituato al rischio mercantile e al confronto delle idee.Ad Amsterdam c’era una fiorente comunità ebraica, ancora oggi testimone dellaricchezza portata da mercanti internazionali che avevano trovato in città la pos-sibilità di vivere in pace e di coltivare i loro affari. Va sottolineato che erano co-munque stranieri, che provenivano dal Portogallo, un’altra nazione mercantilecon vasti interessi in oriente, da dove erano stati espulsi alla fine del ‘500 quandoFilippo II di Spagna si era impadronito del paese e delle sue dipendenze coloniali.Dal punto di vista filosofico i decenni precedenti la piena maturità di Spinoza –collocabile tra gli anni Sessanta e Settanta del 1600 – erano stati fortemente in-fluenzati dalla presenza in Olanda di Cartesio, che vi aveva soggiornato molto alungo e qui aveva scritto le sue opere.

L’Olanda era un piccolo paese,molto aperto sul piano culturale che si autogover-nava con criteri molto marcati di autonomia locale,in cui la nobiltà aveva scarsopeso e la struttura feudale era solo un antico ricordo.La  Germania invece era un grande paese, politicamente frammentato e strut-turato secondo logica feudale,la classe dominante non era un ceto borghese mer-cantile ma una grande nobiltà che controllava le terre e la vita sia economica chepolitica. Non che non fossero sviluppate importanti città mercantili ma tutto ilpaese era frammentato in piccoli Stati a capo dei quali vi era una famiglia nobil-iare,il cui modello di controllo si rifaceva all’assolutismo che la Francia, sotto laguida di Luigi XIV, stava in quegli anni vivendo.Dal punto di vista religioso il Paese era nettamente diviso in aree protestanti edaree cattoliche,avendo i trattati conclusivi della Guerra dei Trent’anni confermatoil Cuius regio eius religio.

Questo fu il paese in cui visse Leibniz, paese devastato e largamente spopolato.La Guerra de Trent’anni si era combattuta sul suolo tedesco e aveva portato dev-astazioni enormi,tra cui la perdita di quasi metà della popolazione totale.Era quindi in paese che si stava rialzando,seppur a fatica,materialmente e moral-mente,ancora molto arretrato.Uno stato di dimensioni più ampie, e soprattutto emergente, era la Prussia, i cuipossedimenti si univano ad altri della casata degli Hoenzollern.

Page 9: Filosofia del Seicento

metafisicaDeterminismo e finalismo: dalle origini alla metafisica modena del‘600.

Il finalismo è una dottrina filosofica e scientifica che considera ogni fenom-eno dell’universo necessariamente e meccanicamente causato da un altroche lo precede. La necessaria connessione di tutti i fenomeni secondo un rapporto di causa— effetto fu concepita già nel mondo antico. Democrito (460-370 a.C.) elaborò una concezione materialistica dellanatura. Secondo il filosofo greco, infatti, tutti gli elementi naturali, compresil’uomo e la sua anima, erano interamente regolati dal movimento degliatomi nello spazio vuoto.

Lucrezio (98-54 a.C.) applicò il alla morale, nella ricerca di un fondamentofisico al libero esercizio della volontà. Egli, dunque, ammise la possibilitàche gli atomi modificassero spontaneamente la loro direzione, inter-rompendo così la catena delle cause e degli effetti necessari. Ad ogni modo, il dominò soprattutto il pensiero dei secc. XVII-XIX.

Il moderno dovette affrontare il problema di conciliare la visione mecca-nicistica della natura, accolta dalla scienza, con i postulati della morale cris-tiana (esistenza e libertà dell’anima provvidenza divina). Cartesio, Leibnize Kant soprattutto tentarono tale conciliazione separando la realtà delmondo naturale (assoggettabile a leggi necessarie) dalla realtà del pensieroe della volontà (intesi come attività spontanee e libere dai condizionamentimateriali).

A tale orientamento si oppose nel Seicento il movimento culturale francesedei libertini i quali, unendo convinzioni scientifiche a motivazioni ideo-logiche di ostilità alla Chiesa, coltivarono posizioni materialiste, accolte inseguito da numerosi illuministi. Engels e Lenin elaborarono il concetto di sociale, affermando che nel lungotermine l’individuo non può opporre una propria volontà che contrasti conl’orientamento dominante del proprio gruppo sociale.