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Buone previsioni dai fondi di caffèRicerca applicata alla coltivazione di funghi dai fondi di caffè.2007–2009 — Torino
Progetto finanziato da Lavazza
responsabile scientificoLuigi Bistagnino
team PoliTOSimona PatronoKatia PozzatoDario Toso
responsabile unità PoliTOSilvia Barbero
partnerLavazza
responsabile scientificoPaolo Tamborrini
team PoliTOMatilde ArgenteroMilena BarbalinardoMiriam BicoccaEleonora Fiore
responsabile unità PoliTOSilvia Barbero
partnerLavazza
The flavours of coffee groundsIl caffè come catalizzatore di nuove attività locali.2012–2014 — Torino
Progetto finanziato da Lavazza
relazioni
sviluppo
identità
equilibriointerazionecomponentiqualità sistemica
nuovi modelli di sviluppo processiautopoiesisviluppo sostenibile
consapevolezzacomunitàcomportamentinuovi modelli culturali
territorio
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Rimettiamo in ordine i suoni.
Cuoio e gomma ritmici sull'asfalto, una raganella di metallo spesso, un respiro affannato poi subito dentro.
Un cantato sommerso, ceramica e metallo che sbattono con forza, le sillabe assonnate e poi quei due colpi sordi.
Come due martellate gratuite su un bordo.
Due colpi sordi e due unghiate di plastica.
Stop.
Ho ascoltato quella registrazione fino alla nausea, pochi secondi trovati sulla mia segreteria. È lui che entra in un bar, il suo solito bar, e quel posto lo conosco bene, si sentono ben più di 400 rintocchi al giorno, 200 caffè. Quando lo abbiamo setacciato, dopo la sua sparizione, era immacolato, troppo perfetto, avremmo dovuto trovare almeno un sacco, 6 chili e mezzo di fondi non spariscono nel nulla.
E invece?
Niente.
Un bar produce da 5 a 10 kg di scarti di fondi di caffè ogni giorno. Si tratta di un tipo di rifiuto che contiene molte sostanze ancora utilizzabili.
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Un bar che improvvisamente fa meno caffè? Forse volevano far soldi con qualcos'altro? Non se ne parla nemmeno, non in quel bar. Forse qualcuno aveva trovato un modo per riutilizzare i fondi? Ma quella gente ha uno stile di vita sconnesso, non ne avrebbe avuto il tempo. E se avessero trovato un modo per inventarsi un altro lavoro, fare soldi? Con i fondi di caffè, ma via, andiamo, toglitelo dalla testa. Saliamo di un livello.
Ridurre, riutilizzare, oppure? La terza ipotesi non è ancora chiara. Ridurre è semplice ma ha il gusto della rinuncia, e anche di fronte a prescrizioni tassative la reazione di Plinio è stata quella di abbassare la testa, grugnire e di cambiare medico.
Come atteggiamento poi non lo avrebbe convinto, amava decidere e risolvere, non si sarebbe di certo limitato a diminuire l'entità del problema.
È arrivato il momento di dare un'occhiata a casa sua.
Appena apro la porta mi raggiunge un odore intenso ma ancora non so cosa aspettarmi. Avanzo di pochi passi e mi ritrovo in una specie di laboratorio.
Su un tavolaccio intrugli stravaganti per mascherare viso e capelli, roba da professionista per ripulire
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scarichi e superfici senza lasciare tracce, per non parlare del metodo per concimare, quello dall'etichetta vermicompost; decisamente non era tipo da lasciare questioni in sospeso.
Sembrerebbe un trasformista, un vero professionista, uno sperimentatore. Pile di appunti e riviste delle solite università dal nome impronunciabile. A fianco un sacchetto di paglia da cui spuntano timidamente dei funghi, una latta di inchiostro, una risma di fogli, uno di quei tazzoni di vetro graduato con del liquido che non promette nulla di buono.
E tutto quel profumo di caffè.
Ma cosa diavolo stava architettando?
Molte volte ci aveva mostrato con entusiasmo qualche sua invenzione, costruita con pezzi trovati chissà dove, al grido di: «Certo non è come quello che puoi comprare da Harrods, ma l'ho costruita tutta io.» A noi tutti sembrava fosse troppo da improvvisati, anche se la sua soddisfazione per aver creato qualcosa era convincente e genuina.
Che con i fondi di caffè sia possibile ricavare un'infinità di altri prodotti non è certo una novità, mia madre riusciva a tenere lontane le formiche e
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una delle mie fidanzate faceva degli strani impacchi sul viso ma questo era decisamente troppo per una persona sola.
Ammettiamo anche che riuscisse a fare tutto raccattando qualche sacco di fondi al bar, cosa contava di fare? Non ho mai nutrito troppa fiducia nelle cosiddette idee geniali, da quelli che volevano inventare autovetture alimentate a rifiuti a quelli che trasformavano frigoriferi vecchi in librerie. Mi è sempre sembrato tutto troppo semplice, troppo lineare, monodirezionale direi. Però di fronte a quel tavolo ancora non riuscivo a trovare alcun indizio sulla sua sparizione.
Alla fine del tavolo però vedo qualcosa di strano, una specie di ingarbugliato domino tridimensionale.
Su ogni tessera un elemento e una freccia. Tutte le tessere sono collegate tra loro, assomiglia a una di quelle ricostruzioni dei movimenti di denaro viste in qualche telefilm.
Ma lui non stava risalendo, ricostruendo, ripercorrendo; non era di certo lo schema della favola di Pollicino. Era un progetto vero e proprio, con quell'arroganza di poter quantomeno immaginare la gran parte delle sue conseguenze.
Funghi, olio, carta, inchiostro sono alcuni dei prodotti che possono essere realizzati a partire dai fondi di caffè.
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Era dunque questa la terza ipotesi, un sistema in cui ogni scarto potesse trasformarsi in un'occasione di guadagno? Il problema non era più quindi quello di far sparire il sacco nel nulla il più in fretta possibile, ma trasformare tutto continuamente senza scarti e “robaccia inquinante” come diceva ultimamente.
Ma possibile che nessuno ci avesse pensato prima di lui? Mi pare assurdo, il suo bar no di certo ma i grandi produttori o le grandi catene di distribuzione, quelle coi soldi per intenderci, non avevano ancora messo a punto nulla di simile? Ora che ci penso un mio vecchio amico conservava le capsule ma credo sperasse in qualche sconto–premio.
Riguardo lo schema ingarbugliato. Nella parte inferiore non è completo, manca una tessera subito dopo le due ravvicinate chiamate BP1 e BP2, proprio dove sembra essere l'inizio del domino. Poco distante, su una agenda, vedo appoggiate alcune tessere vuote. Faccio ancora un passo a destra e lì, per terra, coperta dall'ennesimo cilindretto sbriciolato di caffè, un'altra ancora. Questa però ha una scritta e un simbolo.
11:30, il disegno di una valigetta.
Mi rialzo e agguanto l'agenda, corrisponde,
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l'appuntamento è oggi, fra pochi minuti. Cerco di memorizzare l'indirizzo e mi catapulto in macchina.
Provo a ragionare, ma per me laboratorio da piccolo chimico e valigia possono voler dire solo riscatto o scambio di materiale pericoloso. Mancano pochi isolati e la mia macchina comincia a sussultare, inutile guardare la spia del diesel, non funziona da anni. Poco importa, sto già correndo e imprecando in direzione di quello che sembra un immenso ufficio vetrato.
Entro e lo vedo in lontananza, in giacca e cravatta con la valigetta aperta davanti ad altri personaggi eleganti.
Mi dirigo verso di lui ma vengo intercettato da un energumeno vestito da funerale e allora comincio ad urlare. Plinio si volta e imbarazzato cerca di far finta di nulla mentre vengo fatto ruzzolare fuori.
Non mi rimane che aspettarlo, esigo delle risposte.
Esce anche lui dopo mezz'ora e la prima cosa che lo vedo fare è inspirare profondamente, sembra averla scampata.
Ma ha ancora la sua valigetta.
IL F
ONDO
17%lipidi
13%proteine
7%melanoidine
2%tannini
1% caffeina
biodieseltransesterificazione
estrazione
cosmesi/farmacia
sapone
integratore alimentare
estrazione e saponificazione
proprietà antiossidanti
34% emicellulosa
6% ceneri
17% cellulosa
3%lignina
compostpurificazione
acquacarta
biopolimeri
pellet
mattoni
bioetanolo
funghi
fermentazione
pellettizzazione
estrazionexilosio
proprietà adsorbenti
IL F
ONDO
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Mi vede e mi viene incontro. «Sai che speravo di coinvolgere anche te in questo progetto?» mi dice seccato. «Voglio una spiegazione, adesso».
Senza parlare apre la valigetta.
Ci sono campioni di tutti quegli intrugli trovati a casa sua ben confezionati e una lista di possibili acquirenti. «Tutto col caffè. Tutto fattibile. Tutto pulito. Ero andato in cerca di finanziatori e possibili soci per aprire un'azienda. A momenti facevi fallire tutto. Invece, se tutto va per il verso giusto, fra poco si comincia. Ma che diavolo ci fai qui?»
Non riesco a capire, non riesco a parlare, guardo solo la valigetta. «Potresti regalarmi del biodiesel?»
Fine
Note · BP potrebbe significare British Petrol, in questo caso però sta per Business Plan.
· Tutti i prodotti citati in ordine sparso sono realmente ottenibili lavorando i fondi di caffè
· La difficoltà maggiore di un progetto sistemico è forse mettere in moto le relazioni dopo averle create. E gli schemi sono realmente ingarbugliati, molto più del domino.
Carta riciclata con aggiunta di fondi di caffè stampata a caratteri mobili presso l'Archivio Tipografico.
L'olio estratto dai fondi di caffè può essere utilizzato per applicazioni cosmetiche, farmaceutiche o per biocarburanti.
Il fungo Pleurotus Ostreatus prodotto a partire dai fondi di caffè, cucinato presso il Lavazza Training Center.
Conferenze
11 giugno 2014 — Bol, Brac (Croazia)titolo dell’interventoThe flavours of coffee grounds relatore Eleonora Fioreconvegno MOTSP 2014 – Management of Technology Step to Sustainable Production
13 novembre 2013 — Porto Alegre (Brasile)titolo dell’intervento Design for sustainable coffee (post)consumptionrelatore Miriam Bicoccaconvegno ISSD 2013 – International Symposium in Sustainable Design
Mostre
23–27 ottobre 2008— Torino (Italia)Salone del Gustoe Terra Madre
Pubblicazioni
Barbero S. & Toso D. (2009)Buone previsioni daifondi di caffèTime&Mind, Torinopp. 1–48ISBN: 9788890339264
Barbero S. & Toso D. (2010)Systemic design of a productive chain: Reusing coffee waste as an input to agricultural productionin Environmental Quality ManagementVol 19, n. 3, pp. 67–77ISSN: 10881913
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www.polito.it/designstories
a cura diSilvia BarberoFederica BertotMiriam BicoccaAndrea Di SalvoEleonora Fiore
Gabriele FumeroAndrea GaiardoAmina PerenoChiara RemondinoPaolo Tamborrini
stampa e confezioneAgit MariogrosViale Risorgimento 11, 10092 Beinasco — TO
Si ringraziano per questo numero: · Andrea Mazza, Marcello Arcangeli, Francesco Viarizzo e il Training Centre Lavazza;
· Paolo Richiardone, Marco Scellato e il team Sericraft; · Archivio Tipografico; · Silvia Bodoardo, Francesco Geobaldo e il DISAT –Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia;
· Michele Posocco e Favini; · Franco Lo Giudice e Quasar Ink;
per i materiali, la disponibilità e il supporto fornito.
testiAndrea Di Salvo
fotografieFederica Bertot
progetto graficoGabriele Fumero
coordinamentoEleonora Fiore
Torino, febbraio 2015