buon natale 2015 felice anno 2016 - albertine di lanzo · maria immacolata l’8 dicembre, data...

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Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2015 - Anno XLII - 2° sem. 2015 Per mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale per la restituzione al cliente, che pagherà la tariffa dovuta. VINCENZINE DI MARIA IMMACOLATA DEL BEATO FEDERICO ALBERT 10074 LANZO TORINESE • TEL. 0123.28.105 • C.C.P. 13113105 Buon Natale 2015 Felice Anno 2016

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Page 1: Buon Natale 2015 Felice Anno 2016 - Albertine di Lanzo · Maria Immacolata l’8 dicembre, data nel-la quale avrà anche inizio il Giubileo straordinario della Misericordia, indetto

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Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - N. 2/2015 - Anno XLII - 2° sem. 2015

Per mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale per la restituzione al cliente, che pagherà la tariffa dovuta.

VINCENZINE DI MARIA IMMACOLATA DEL BEATO FEDERICO ALBERT10074 LANZO TORINESE • TEL. 0123.28.105 • C.C.P. 13113105

Buon Natale 2015Felice Anno 2016

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tuale. Sarà un modo per risvegliare la no-stra coscienza spesso assopita davanti aldramma della povertà e per entrare sem-pre più nel cuore del Vangelo, dove i po-veri sono i privilegiati della misericordiadivina. La predicazione di Gesù ci presen-ta queste opere di misericordia perchépossiamo capire se viviamo o no comesuoi discepoli. Riscopriamo le opere dimisericordia corporale: dare da mangiareagli affamati, dare da bere agli assetati,vestire gli ignudi, accogliere i forestieri,assistere gli ammalati, visitare i carcerati,seppellire i morti. E non dimentichiamo leopere di misericordia spirituale: consi-gliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti,ammonire i peccatori, consolare gli afflit-ti, perdonare le offese, sopportare pazien-temente le persone moleste, pregare Dioper i vivi e per i morti”. Ritengo che le ri-flessioni suggerite dal Santo Padre costi-tuiscano la migliore preparazione al S. Na-tale, evento memoriale di Dio che in GesùCristo si fa uomo e nasce bambino nellapovertà, assumendo tutta la limitatezzadella nostra condizione umana, per redi-merla e per presentarci così come suoi fra-telli davanti al Padre Misericordioso.Giunga a ciascuno di voi e alle vostre fa-miglie il nostro affettuoso augurio per unsereno e santo Natale!

La Madre suor Alda

Carissimi amicisi avvicina la gioiosa solennità del San-

to Natale del Signore e noi vogliamo at-tendere la venuta del nostro Salvatore vi-vendo intensamente le ricorrenze che laprecedono. In particolare, ci prepariamofesteggiando la solennità della VergineMaria Immacolata l’8 dicembre, data nel-la quale avrà anche inizio il Giubileostraordinario della Misericordia, indettoda Papa Francesco, che si concluderà il 20novembre 2016, festa liturgica di GesùCristo Signore dell’universo. Il Papa, nel-la sua lettera di indizione di questo AnnoSanto, scrive: “Abbiamo sempre bisognodi contemplare il mistero della misericor-dia. È fonte di gioia, di serenità e di pa-ce”. Ed aggiunge: “La Misericordia è lavia che unisce Dio e l’uomo, perché apreil cuore alla speranza di essere amati persempre nonostante il limite del nostro pec-cato”. Questo avvenimento però ci inter-pella non soltanto ad accogliere la miseri-cordia di Dio come prova del suo amoregratuito ed eterno verso ciascuno di noi,ma il motto medesimo del Giubileo “Mi-sericordiosi come il Padre” ci indica cheanche noi dobbiamo fare la nostra partenell’esercitare la misericordia. Infatti, Pa-pa Francesco nella medesima lettera scri-ve: “È mio vivo desiderio che il popolocristiano rifletta durante il Giubileo sulleopere di misericordia corporale e spiri-

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suo Figlio Gesù.Un Anno Santo straordinario, per vi-

vere nella vita di ogni giorno la miseri-cordia che da sempre il Padre estendeverso di noi. In questo Giubileo lascia-moci sorprendere da Dio. Lui non si stan-ca mai di spalancare la porta del suo cuo-re per ripetere che ci ama e vuole condi-videre con noi la sua vita. La Chiesa sen-te in maniera forte l’urgenza di annuncia-re la misericordia di Dio. La sua vita èautentica e credibile quando fa della mi-sericordia il suo annuncio convinto. Essasa che il suo primo compito, soprattuttoin un momento come il nostro colmo digrandi speranze e forti contraddizioni, èquello di introdurre tutti nel grande mi-stero della misericordia di Dio, contem-plando il volto di Cristo. La Chiesa èchiamata per prima ed essere testimoneveritiera della misericordia professandolae vivendola come il centro della Rivela-zione di Gesù Cristo. Dal cuore della Tri-nità, dall’intimo più profondo del misterodi Dio, sgorga e scorre senza sosta ilgrande fiume della misericordia. Questafonte non potrà mai esaurirsi, per quantisiano quelli che vi si accostano. Ognivolta che ognuno ne avrà bisogno, potràaccedere ad essa, perché la misericordiadi Dio è senza fine. Tanto è imperscruta-bile la profondità del mistero che rac-chiude, tanto è inesauribile la ricchezzache da essa proviene. Maria, Madre dellaMisericordia interceda per noi.

(da Misericordiae vultus – nr. 24-25)

Maria, madre della misericordia

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Nessuno come Maria ha conosciuto laprofondità del mistero di Dio fatto uomo.Tutto nella sua vita è stato plasmato dallapresenza della misericordia fatta carne.La Madre del Crocifisso Risorto è entratanel santuario della misericordia divinaperché ha partecipato intimamente al mi-stero del suo amore.Scelta per essere la Madre del Figlio

di Dio, Maria è stata sempre preparatadall’amore del Padre per essere Arca del-l’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custo-dito nel suo cuore la divina misericordiain perfetta sintonia con il suo Figlio Ge-sù. Il suo canto di lode, sulla soglia dellacasa di Elisabetta, fu dedicato alla miseri-cordia che si estende “di generazione ingenerazione” (Lc 1,50). Anche noi erava-mo presenti in quelle parole profetichedella Vergine Maria. Questo ci sarà diconforto e di sostegno mentre attraverse-remo la Porta Santa per sperimentare ifrutti della misericordia divina.Presso la croce, Maria, insieme a Gio-

vanni, il discepolo dell’amore, è testimo-ne delle parole di perdono che esconodalle labbra di Gesù. Il perdono supremoofferto a chi lo ha crocifisso ci mostra findove può arrivare la misericordia di Dio.Maria attesta che la misericordia del Fi-glio di Dio non conosce confini e rag-giunge tutti senza escludere nessuno. Ri-volgiamo a lei la preghiera antica e sem-pre nuova della Salve Regina, perché nonsi stanchi mai di rivolgere a noi i suoi oc-chi misericordiosi e ci renda degni dicontemplare il volto della misericordia,

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Preghiera a Maria, donna dell’ascoltoMaria, donna dell’ascolto,rendi aperti i nostri orecchi,fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesùtra le mille parole di questo mondo;fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,ogni persona che incontriamo,specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà.

Maria, donna della decisione,illumina la nostra mente e il nostro cuore,perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù,senza tentennamenti;donaci il coraggio della decisione,di non lasciarci trascinareperché altri orientino la nostra vita.

Maria, donna dell’azionefa’che le nostre mani e i nostri piedisi muovano “in fretta” verso gli altri,per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù,per portare, come te, nel mondo la luce del Vangelo.Amen.

Papa Francesco

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“Coraggio, Majinot, siamo in cimaalla salita, la gerla pesa, ma fra pococi riposeremo!”. A quelle amorevoliparole di Federico Albert che richia-mavano a lei, morente, tutta una tra-

ASCOLTANDO FEDERICO

scorsa durissima vita di stenti, di rinun-zie, ma anche tutta la carità che il Vica-rio le aveva usata, la povera Maria sor-rise ed accennò di sì, con un ultimoblando assenso del capo. Per non umi-liarla con l’elemosina l’Albert, consquisita delicatezza, l’aveva impiegataa raccogliere le pietre ingombranti sulpodere della Parrocchia, pietre che es-sa andava riponendo in una gerla, perpoi portarle alla discarica. Lavoro inu-tile per la Parrocchia, ma lavoro impor-tantissimo per Majinot per il compensoche ne riceveva. Il ricordo di quellagerla, occasione di tanti sacrifici, ritor-nava ora consolante, a diffondere suquelle pallide labbra un compiaciutosorriso. Non era più ricolma di pietre,ma di meriti che l’umiltà, l’amore, ildolore e la fatica avevano in essa accu-mulato e coi quali, ricchezza spiritualeimmensa pur nella sua grande materia-le povertà, l’umile donna s’avviava aquel Dio che l’avrebbe consolata ditanto patire (dalle note biografiche cu-rate da don G. Ponchia).Con questo episodio Pierfortunato

Raimondo, professore di religioneguida degli Esercizi Spirituali, davainizio alla riflessione sulla Speranza,che con la Fede e la Carità hanno fat-to da sfondo nei tre giorni, dal 24 al27 agosto 2015 a Sant’Ignazio, orga-nizzati dai Volontari delle Associazio-ni S. Vincenzo e Avuls della zona.Ne diamo qualche accenno, ripor-

tando alcuni pensieri, sulla Speranzadi fronte alla morte, oggetto di predi-cazione di Federico Albert, attintidalla sua biografia.

ESERCIZI SPIRITUALI per laiciguidati da Pierfortunato RaimondoSANTUARIO DI SANT’IGNAZIO

24-27 AGOSTO 2015

FEDE, CARITÀ, SPERANZAnelle parole

del Beato FEDERICO ALBERT

Ascoltando Federico

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“Il pensiero della morte è un consi-gliere che non sbaglia nei suoi consi-gli: è un lume che ci fa vedere la ve-rità spoglia d’errore: è una guida checi dirige a meta sicura. Il pensiero del-la morte è amaro, ma esso è un rime-dio per tutti i mali spirituali”.

“Saggezza vuole si che, fintanto sia-mo costretti ad andare pellegrinandoquaggiù, siamo solleciti di quanto puòmigliorare il nostro stato qui in terra;ma saggezza vuole ancora, che non per-diamo mai di vista il nostro ultimo fine eche ci assicuriamo un luogo fra i Santi,dove si gode l’immortalità”.

Federico ha una certezza incrollabi-le: questo tempo, di vita terrena è unpellegrinaggio: a volte gioioso e affa-scinante, a volte faticoso e sconquas-sante. Ma la meta è il Cielo. Su cosa sifonda questa certezza? Sulla giustizia?Sulle esperienze di qualcuno? Perl’Albert è questione di fede nella risur-rezione di Cristo.

“Ringraziamo il Signore che ha vo-luto farci conoscere per mezzo dellarivelazione l’importantissima veritàdella risurrezione della carne. Chi maiper se medesimo avrebbe potuto im-maginare che i corpi nostri ridotti inpolvere, dalla terra sarebbero risorti?L’ignorarono questa verità tanti sa-pienti del mondo e l’avremmo ignora-ta anche noi se Dio per sua bontà nonavesse voluto farci conoscere questonostro eterno destino. A noi lo fece co-noscere perché intendessimo che lasorte nostra non è comune con la sor-te degli animali: a noi lo fece conosce-re perché intendessimo che fra tutte lecreature siamo le privilegiate createper vivere sempre. Questo vuole danoi riconoscenza e gratitudine eterna:questo vuole da noi rassegnazione alla

volontà del Signore quando ci chiedeil sacrificio di una persona a noi cara.Dato libero sfogo alla voce della natu-ra che non può a meno di sentire l’a-marezza della separazione che è por-tata dalla morte, noi dobbiamo rispet-tare i decreti di Dio dobbiamo calmar-ci,dobbiamo confortarci al pensieroche vedremo di nuovo un giorno quel-la persona a noi cara senza timore disepararci mai più”.

La Psicologia di oggi ci dice, (G.Margarino Edi.S.I.) a proposito delVangelo della Trasfigurazione (Mt17, 1-9) che sul monte Tabor “GliApostoli si trovarono dinanzi ad unascena inattesa: quello che vedononon è più un corpo carnale, bensìuna luce che assume comunque unaforma capace di comunicare e rela-zionarsi con altre forme incorporee,ma vive”.

A cura di sr M. Fernanda

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La domenica 18 ottobre siamo state invitatea partecipare alla festa dei 100 anni dellaScuola Materna di Lozza (Va), dove le no-stre suore hanno prestato il loro servizio perben 52 anni: dal 1934 al 1986.Per l’occasione è stato pubblicato un opu-scolo, del quale riportiamo la copertina ed al-cuni articoli.

LA CONVENZIONE ASILO - SUORE ALBERTINEI rapporti fra la Congregazione delle suoreAlbertine e l’Asilo, a partire dall’ottobre1972 furono regolate da una convenzione fir-mata dai due responsabili del tempo (per laCongregazione la superiora generale madreAgostina Crestani, per l’Asilo il presidenteFranco Mazzucchelli) in considerazione chela precedente convenzione risaliva al no-vembre 1934. La Convenzione era precedu-

ta da una premessa molto interessante percomprendere lo “spirito” che animava i rap-porti fra i due Enti. Infatti così si diceva: “Peril funzionamento dell’Asilo Infantile, l’Am-ministrazione intende avvalersi della fattivacollaborazione di personale religioso; dal1934 tale collaborazione è stata prestata dal-le Suore Vincenzine di Lanzo Torinese conspirito di umiltà e di carità che l’Ammini-strazione e le famiglie hanno apprezzato”.

LE SUORE ALBERTINENATIVE DI LOZZANel contesto delle vicende storiche dell’Asi-lo non si possono non ricordare le quattrosuore native di Lozza che la comunità par-rocchiale ha donato alla Congregazione delBeato Albert e alla Chiesa.Sono Suor Fernanda Brianza, suor Vincen-zina Brianza, suor Franca Maroni e suor Ir-ma Maroni. Le due ultime, tra l’altro, eranocugine tra loro e pronipoti del fondatore del-l’Asilo, Carlo Brianza. Suor Fernanda Brian-za era la figlia della prima cuoca dell’Asilostesso, Teresa Brianza.

LA PREZIOSA PRESENZA DELLE SUOREE, parlando di suore, non si può non sotto-lineare l’abnegazione, la generosità ed an-che la competenza con cui le suore Alberti-ne operarono nell’Asilo.Presentare una breve biografia di tutte è im-possibile e ciascun lozzese nutrirà un affettoparticolare per le suore che l’hanno aiutato acrescere, a socializzare, a imparare le primenozioni di lingua o di aritmetica.Qui si vorrebbe ricordare la figura di una suo-ra che ha lasciato una non lieve improntanella vita della comunità lozzese: suor Pa-squalina Tozzi.

Da Lozza (Va) A cura di Sr Alda

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La casa delle suore

Sullo sfondo il laboratorio

Dalla sinistra: Sr. Léontine, Laetitia, Josiane, Sylvie.

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Una nuova comunitàÈ giunto il tempo di traslocare

dal BENI

N

Più che parlare di una nuova comunità èesatto dire come, in seguito all’ingrandirsidella comunità già esistente e il sorgere dinuove esigenze, si è riscontrata la necessitàche la comunità delle giovani suore, situatanella medesima casa del Noviziato in Parakou,potesse trovare una collocazione più idoneaalla sua missione. Per questo motivo la Congregazione ha decisodi costruire una nuova sede. L’attuale Casasi trova all'entrata della città di Parakou, nellaparrocchia di San Francesco di Sales, dovele nostre suore prestano già da alcuni anni unservizio pastorale. Poiché la suddettaparrocchia si trova dalla parte opposta dellacittà in riferimento alla Casa del Noviziato,abbiamo pensato di costruire la Casa per lacomunità vicino alla parrocchia, così le suorepotranno evitare di attraversare la pericolosacircolazione del centro e soprattuttopermetterà loro di essere più presenti allavita della comunità e più vicine alle persone,per scoprirne le necessità e cercare di esseredi aiuto, soprattutto dei più bisognosi.La nuova fraternità è composta da cinquesuore. Due suore, oltre a partecipare alle varieattività pastorali, si dedicheranno allaaccoglienza e all’ascolto delle persone che sipresentano ogni giorno. Due altre suore,impegnate soprattutto nello studio, par-teciperanno alle varie attività secondo le loropossibilità e una suora continuerà ad occuparsidel laboratorio per la confezione di paramentiliturgici, attività che permetterà anche uninizio di auto-finanziamento.Contiamo sulle vostre preghiere affinché,come figlie di F. Albert sappiamo incarnareil suo carisma in questo piccolo angolo delBenin.

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Carissimi amici,dalla redazione del nostro Notiziario ci han-no fatto un po’ di fretta, e giustamente, per-ché le bozze devono essere inviate per tem-po in tipografia, affinché le notizie e gli au-guri possano giungere alle vostre case primadel 25 dicembre.Peró, per noi è un po’ presto in questo mo-mento parlarvi delle feste natalizie!Se andiamo al supermercato della cittá si in-caminciano a vedere decorazioni e addobbinatalizi, ma qui in Olopa non si respira an-cora aria di Natale, neppure in lontananza;infatti non è ancora iniziato l’Avvento!... Oggi qui è una bellissima giornata di sole , ilcielo é limpido, non pare proprio di esserenel mese di novembre se non fosse che ab-biamo già celebrato la festa di Tutti i Santi;nelle prossime settimane ci saranno le primecomunioni nelle singole aldee... piú tardi lecresime in tre comunitá diverse... e, come fi-nale, ci sarà anche il cambio del Parroco.Un’altra volta! Solo l’anno scorso, in otto-bre, avevamo avuto il “cambio di guardia”tra padre Angel e padre Elder... Mistero!!! Ilfatto é che domenica 29 di novembre, in unacelebrazione solenne, è ora di dire il nostrograzie al parroco uscente e accogliere il nuo-vo pastore della nostra Parrocchia.Vi pare sufficiente per capire perché non sia-mo ancora entrati nell’atmosfera natalizia?

Però, non vogliamo lasciare passare questaoccasione senza porgere a ciascuno di voi,cari amici, un saluto cordialissimo, un sin-cero GRAZIE per tutto il bene che ci voletee ci dimostrate in tanti modi e per augurarvidi cuore un felice e sereno Natale. Abbiamo scelto questa immagine di un pre-sepio guatemalteco, son piccoli personaggiin terra cotta, vestiti con un tessuto tradizio-nale del nostro paese. A me piace, mi fa pen-sare che Gesú, pur essendo nato storicamen-te nell’anno che poi si chiamó anno zero, inBetlemme di Giudea, ha scelto di incarnarsinella nostra umanita, questa umanitá tantovariopinta, tanto diversa, che vive sotto ognicielo e in ogni tempo...Gesú si incarna ancora oggi, anche qui inqueste povere montagne del Guatemala, inquesta gente semplice e umile che cerca e a-ma, a suo modo, il Signore. Gesú si incarnanel cuore di ciascuno di noi se vogliamo ac-coglierlo e in lui accogliamo l’amore del Pa-dre, un amore tanto folle da volersi fare unodi noi.L’augurio è che sappiamo far spazio a Gesúnel nostro cuore affiché sia luce, pace e gioianel nostro cammino, forza nella stanchezza,consolazione nei momenti di pena.Per il momento, BUON NATALE!, carissi-mi amici. In seguito, quando già saremo piùvicini alle sante feste, credo che potremo far-ci vive un’altra volta, peró utilizzando la po-sta elettronica.Per cui invito coloro che desiderano riceve-re la lettera annuale (o semestrale) che in-viamo a tutti gli amici, dalla missione di O-lopa, a farmi giungere il proprio indirizzomail, o quello di un figlio o un nipotino (lo-ro sono i piú esperti nelle nuove tecnologie!) Il mio é il seguente: [email protected] salutiamo dunque con un caro abbraccioe vi diciamo: A presto!Con amicizia

suor Alfonsina e suor Maria Luisa

Da Olopa ci scrivonoda O

LOPA

GUATEM

ALA

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Settimana di Paradiso Sr Maria FernandaDal 26 luglio 2015 nella Casa Madre a Lanzo

si sono svolti gli Esercizi spirituali annuali. Conla guida di Padre Giovanni Dutto - Missionariodella Consolata - abbiamo fatto un cammino diconoscenza e di esperienza della LECTIO DIVI-NA davvero singolari. In un testo di p. Dutto leggiamo: Matteo, 9 an-

ni, sentendo i genitori nominare la Lectio Divinami domandò: “Che cos’è la Lectio Divina?” Glirisposi così: “Significa ascoltare la Parola di Ge-sù e diventare quella Parola. Ad esempio?“Ti amo” (Isaia 43,4), e credo all’amore.“Non temere” (Isaia 43,1), e non ho più paura.“Beati i puri di cuore” (Mt 5,8), e vivo puro.“Beati quelli che non sono violenti” (Mt 5,5),e mi comporto con mitezza.“Perdona” (Mt 6,14), e non ho più nemici.

Come Maria che ascoltò la Parola, l’accolse: “Sifaccia in me come hai detto”(Lc 1,38). E Gesù,la Parola eterna si incarnò in lei.Guigo il certosino chiamò “scala” il cammino

di accoglienza della Parola: proprio come unascala con cinque gradini, convenzionalmentechiamati in latino: Lectio, Meditatio, Oratio, Con-templatio, Communicatio. Tutti insieme formanola Lectio Divina. “Divina” dice l’origine celestedella Parola ed anche l’effetto in chi l’ascolta.

Questi gradini sono il lavoro che spetta a chi vuo-le veramente lasciarsi evangelizzare.

LECTIO (che cosa dice la Parola in sé)ascolta la Parola della Bibbiacerca di comprenderla con la Chiesa, comestoria della salvezza.

“Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato permezzo di uomini alla maniera umana, l’interpre-te della sacra Scrittura, per vedere bene ciò cheEgli ha voluto comunicarci, deve cercare con at-tenzione che cosa gli agiografi hanno inteso si-gnificare e che cosa a Dio è piaciuto manifestarecon le loro parole. (Dei Verbum”, 12).

MEDITATIO (che cosa dice la Parola oggi e a me)La Meditatio applica la Rivelazione alla perso-na che ha ascoltatoesamina la vita precedente: fino ad oraorganizza la vita secondo la Parola c’è tanta decisione e novità: da ora in poi.

“La storia di Dio con il popolo ebraico è il mo-dello della storia di Dio con ciascuno di noi, co-me individui e come popoli, tra la chiamata allasantità e il perdono sempre rinnovato da partesua, e il peccato e il pentimento da parte nostra”(M. Sabbah, Leggere e vivere la Bibbia oggi).

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ORATIO (che cosa mi fa dire la Parola)Riparazione L’Oratio chiede perdono

per la Parola non vissuta.Kyrie eleison!

Ringraziamento Soprattutto esprime donoe proclama la mia dignità.Magnificat!

Richiesta dello Spirito È infatti lo Spirito che “faconoscere, fa ricordare, infonde fortezza”.

Padre, nel nome di Gesù, donaci lo Spirito Santo

CONTEMPLATIO (“Il Signore parla e tutto èfatto, comanda e tutto esiste”) (Salmo 32, 9)La Parola viene ad abitare in me.Lectio Divina è ascoltare e diventare la Parola.Si diventa Parola conoscendola ed amandola.Soprattutto perché Dio quando parla compie quel-

lo che dice: “dabar”Come nell’incarnazione!“Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rive-lare se stesso e manifestare il mistero della suavolontà, mediante il quale gli uomini per mezzodi Cristo Verbo fatto carne, hanno accesso al Pa-dre e sono resi partecipi della divina natura” (DeiVerbum, 2).

COMMUNICATIO (destinatario della Parola èil popolo di Dio)

La Communicatio è: condivisione e fraternitsantità missione

“La vita è sospesa tra due vertici: La Parola diDio e l’Eucarestia.È la Parola di Dio il punto di partenza, una Pa-rola che chiama, che invita, che personalmenteinterpella, come accadde agli apostoli. Quandouna persona è raggiunta dalla Parola, nasce l’ob-bedienza, cioè l’ascolto che cambia la vita.Al culmine di questa esperienza orante sta l’Eu-carestia, l’altro vertice indissolubilmente legatoalla Parola, in quanto luogo nel quale La Paro-la si fa carne e sangue” (Orientale Lumen”, 10)

Una settimana a contatto con le Beatitudini (Mt 5,1-12)Un’esperienza per cui ringraziare il Cielo e da au-gurare a tutti gli amici.E da queste pagine un grazie sincero anche a Pa-dre Giovanni Dutto.

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A sr Gesualda, sr M. Cristina, sr Elisabetta,sr M. Federica, sr Serafina. sr Concetta esr Edda, che hanno festeggiato i 60 e 50 annidi Professione religiosa il 1°agosto 2015, di-ciamo il nostro più affettuoso grazie e un fe-stoso augurio di Bene con le parole così ras-sicuranti e incoraggianti di Papa Francesco.

“…abbiamo un tesoro in vasi di creta (2 Cor4,7). Questa certezza è quello che si chiama“senso del mistero”. È sapere con certezzache chi si offre e si dona a Dio per amore si-curamente sarà fecondo (cfr Gv 15,5). Talefecondità molte volte è invisibile. Inafferra-bile, non può essere contabilizzata. Uno è benconsapevole che la sua vita darà frutto, masenza pretendere di sapere come, né dove, néquando.Ha la sicurezza che non va perduta nessunadelle sue opere svolte con amore, non va per-duta nessuna delle sue sincere preoccupa-zioni per gli altri, non va perduto nessun at-to di amore per Dio, non va perduta nessunagenerosa fatica, non va perduta nessuna do-lorosa pazienza. Tutto ciò circola attraversoil mondo come una forza di vita. A volte cisembra di non aver ottenuto con i nostri sfor-zi alcun risultato, ma la missione non è un af-fare o un progetto aziendale, non è neppureun’organizzazione umanitaria, non è unospettacolo per contare quanta gente vi ha par-tecipato grazie alla nostra propaganda; èqualcosa di molto più profondo, che sfuggead ogni misura. Forse il Signore si avvale delnostro impegno per riversare benedizioni inun altro luogo del mondo dove non andremomai.Lo Spirito Santo opera come vuole, quandovuole e dove vuole; noi ci spendiamo con de-dizione, ma senza pretendere di vedere ri-sultati appariscenti. Sappiamo soltanto che ildono di noi stessi è necessario.

Impariamo a riposare nella tenerezza dellebraccia del Padre in mezzo alla nostra dedi-zione creativa e generosa. Andiamo avanti,mettendocela tutta, ma lasciamo che sia Luia rendere fecondi i nostri sforzi come pare aLui .“ (Evangelii Gaudium n.279)

Le vostre sorelledell’Italia, del Benin e del Guatemala

Grazie Sorelle!

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“LA TUA UNIVERSITÀ È LA STRADA”

Hope (nome inventato) è arrivata in Europain aereo, con un passaporto valido e permessodi soggiorno per motivi di studio in tasca. Pri-ma ha fatto scala in Olanda, dove insieme adun gruppo di coetanee, ha seguito una setti-mana di corso di orientamento preliminare al-l’inizio degli studi. Poi le Ragazze sono statedivise a seconda della destinazione finale. AHope è toccata l’Italia, paese raggiunto nuo-vamente in aereo. Una volta arrivata, è stataaccompagnata a casa di una sua connazionaleche l’avrebbe ospitata durante il periodo distudio. “Domani andrò all’università ad iscri-vermi ai corsi” ha detto Hope alla padrona dicasa. “Non uscirai di qui finché non lo diròio” le ha risposto la padrona di casa. “La tuauniversità è la strada”. È cominciato così l’incubo di una ventennenigeriana convinta di venire in Italia per fre-quentare l’università e che ha rischiato di di-ventare l’ennesima vittima dello sfruttamentosessuale. “Per fortuna lei ha reagito subito”,spiega la missionaria della Consolata sr Eu-genia Bonetti, coordinatrice dell’Ufficio trattadonne e minori dell’Unione Superiore Mag-giori d’Italia e presidente dell’AssociazioneSlaves No More (Mai più schiave) che assistele donne vittime di tratta.“Ha reagito prima che le botte e il terrore an-nientassero la sua volontà; ha approfittato diuna distrazione dei suoi carcerieri ed è scap-pata, si è messa a camminare lungo i binaridella ferrovia ed è arrivata ad una stazionedove ha chiesto aiuto alla Polizia. Da lì, gra-zie alla collaborazione della moglie del sinda-co locale, che parla inglese, la rete che coor-dina è riuscita ad intercettarla e ad assisterlanel realizzare l’unico desiderio che, a quelpunto, le era rimasto: tornare a casa”.Ma la storia di Hope non è così comune: mol-te di più sono invece le nigeriane vittime del-

la tratta, incapaci di sottrarsi alla catena diviolenza che le annichilisce, ai riti vudù chele terrorizzano e ai debiti che le inchiodano aduna esistenza in cui l’esperienza di sottomis-sione le devasta fisicamente e moralmente, alpunto da non riuscire più a riprendersi. Nonsolo, anche quando le donne riescono ad usci-re dal “giro” e a regolarizzare la loro posizio-ne, entrano in campo una serie di difficoltà;“Noi seguiamo diverse ragazze che lavoranoin Italia con regolare contratto e permesso disoggiorno”, spiega sr Eugenia “ma quandoqueste persone hanno dovuto fare il passapor-to elettronico, l’ambasciata nigeriana ha rifiu-tato il rilascio di quarantanove documentiperché il passaporto precedente è risultato fal-so e l’impronta digitale collegata è stata uti-lizzata per falsificare altri documenti. Oraqueste donne rischiano di perdere permessodi soggiorno e lavoro. Inoltre, i meccanismilegati alla richiesta di asilo in Italia hanno difatto aperto un ulteriore varco per l’ingressodelle ragazze destinate alla strada: “Una voltainoltrata la richiesta di riconoscimento dellostatus di rifugiato”, continua sr Bonetti, “leragazze possono uscire dai centri di identifi-cazione ed espulsione in attesa dell’esito. Aquel punto vengono intercettate dalla rete cri-minale, che le fa letteralmente sparire nel nul-la per farle riemergere poi sulla strada. Le spese ingenti per la richiesta d’asilo ven-gono spesso sostenute dalla stessa rete crimi-nale e vanno poi ad ingrossare il debito, di so-lito nell’ordine dei cinquanta/sessantamilaeuro, che le ragazze dovranno ripagare prosti-tuendosi. Questa dinamica getta una luce si-nistra su un sottobosco di persone coinvoltenel favorire il meccanismo: ad esempio que-gli avvocati che suggeriscono alle ragazze didichiarare la propria provenienza da zone set-tentrionali della Nigeria, quelle in preda allaguerra civile, mentre noi, in vent’anni di lottacontro la tratta, abbiamo verificato che le

LA TRATTA Di Chiara GiovettiDa SMA NOTIZIE

Società Missioni Africane n. 130

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donne vengono piuttosto dalle aree del Centroe del Sud dove non c’è nessun conflitto chepossa dare diritto allo status di rifugiato”.

NON SOLO PROSTITUZIONE

Se il caso di donne nigeriane costrette a pro-stituirsi è forse uno dei più riportati dai me-dia, la tratta degli esseri umani è molto piùampia e tocca diverse categorie di persone.Donne e minori specialmente, ma anche uo-mini di fatto ridotti a schiavitù e costretti asvolgere lavori degradanti. Secondo uno stu-dio dell’Organizzazione mondiale del Lavo-ro, nel mondo le persone vittime del lavoroforzato sono quasi ventuno milioni, di questenove milioni si trovano intrappolate nelle retidelle nuove schiavitù in seguito ad una nuovamigrazione interna ed esterna. È difficile direquante di queste siano vittime di tratta, le per-sone cioè reclutate e trasportate attraverso va-rie forme di violenza e inganno, per scopi disfruttamento sessuale e lavorativo.Un rapporto di Save the Children del 2008stimava che le vittime fossero quasi tre milio-ni, di cui l’ottanta per cento donne e minori,per un giro d’affari che secondo le NazioniUnite arriva a trentadue miliardi di dollaril’anno.Secondo Eurostat la direzione generale dellaCommissione europea, incaricata di fornirealle Istituzioni europee i dati statistici relativi

ai paesi dell’Unione, in Europa nel triennio2010-2012 le vittime della tratta documentate,cioè note alle autorità, perché il crimine è inqualche modo emerso, sono state più di trenta-mila, l’ottanta per cento delle quali donne.Due terzi delle vittime erano cittadini dell’U-nione Europea e i primi cinque paesi di pro-venienza erano Romania, Bulgaria, PaesiBassi, Ungheria e Polonia, mentre i primi cin-que paesi extra UE erano Nigeria, Brasile,Cina, Vietnam e Russia. Ma questi casi docu-mentati sarebbero solo la punta dell’icebergse è vero che in Italia, le sole nigeriane vitti-me di tratta tra il 2011 e il 2013 sarebbero sta-te quindicimila. (dati Unicri, Istituto interre-gionale di ricerca delle Nazioni Unite sul cri-mine e la giustizia, con sede a Torino).

L’8 febbraio 2015 si è celebrata la prima“Giornata mondiale contro la tratta di esse-ri umani e lo sfruttamento sessuale “. La da-ta è stata scelta perché coincidesse con la fe-sta di Santa Giuseppina Bakhita, una schiavasudanese, nata nel 1869 diventata, dopo la li-berazione, religiosa canossiana. Dopo circatrent’anni dalla comparsa del fenomeno dellatratta in Italia, ben venga una riflessione sul-la situazione.

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COMMUNAUTÉ SOEURS ALBERTINES - Mission CatholiqueB.P. 002 PÈRÈRÈ - REPUBLIQUE DU BENIN (Afrique) - Tel. 00229.23625151

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Foto Ferrara - Lanzo

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